6 idee per potenziare una campagna pubblicitaria

Le pubblicità a comparsa spesso danno pessime percentuali di click e tassi di conversione anche peggiori. Cosa prendere in considerazione per le loro performance deludenti? È una questione di marketing inbound e outbound: a differenza dei risultati di ricerca, le pubblicità a comparsa non sono indirizzate agli utenti che stanno cercando qualcosa in modo attivo. Vengono fissate delle immagini pubblicitarie sulle bacheche dei social network o sui siti a scopo informativo sperando che queste distraggano gli utenti dalle loro attività e li convincano a cliccare sul sito web della pubblicità. Dato che cercare di disturbare le attività dell’utente non è abbastanza competitivo, gli specialisti si dilettano anche nel competere con altre immagini di pubblicità, rendendo il tutto più caotico.

Ciò che è sicuro è che si possono creare diversi design per le pubblicità, affinché emergano e catturino i visitatori. Ecco 6 tecniche efficaci e creative per aumentare la visibilità e attrarre le conversioni.

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1: Considerare la piattaforma su cui si pubblica

Una delle cose più importanti è considerare la piattaforma su cui verrà mostrata la pubblicità, prima di iniziare a creare il design. Quando si parla di inserzioni sui social non si compete soltanto con gli altri contenuti a pagamento, ma con l’intero feed dell’utente.

Le pubblicità dovrebbero mescolarsi con i contenuti ma, allo stesso tempo, emergere sulle pagine. Anche se sembra una frase contradittoria, in realtà significa soltanto che il contenuto deve essere contestualmente rilevante (ovvero non deve apparire come una pubblicità) ma deve comunque riuscire a catturare l’attenzione dei lettori, con un design accattivante e colori contrastanti. Usare immagini non credibili ucciderà la campagna pubblicitaria. Si consiglia infatti di utilizzare la regola delle 3 “V”: vere immagini di oggetti veri per persone vere.

2: Rivolgersi direttamente al target

Con le pubblicità a comparsa si ha l’opportunità di frammentare il pubblico basandosi sui dettagli demografici. Questo è uno strumento da sfruttare a proprio vantaggio, personalizzando le pubblicità per le sezioni di target che si sono create. Pensare che “una pubblicità vada bene per tutti” raramente ha portato successo agli specialisti del settore: ogni inserzione va personalizzata affinché ogni singolo cliente (in questo caso ogni gruppo di clienti) possa venirne attratto per portare conversioni al marketing.

Stando ad alcuni esperimenti, si è scoperto che gli uomini sono meno propensi delle donne a cliccare su una pubblicità ma sono più veloci a trasformare i loro click in conversioni effettive. Questo potrebbe essere un segnale per personalizzare le pubblicità: brevi e informativi per gli uomini, più accattivanti e persuasivi per le donne!

3: Non dimenticare il lato emotivo

È piuttosto risaputo che far leva sulle emozioni quando si tratta di marketing è una buona mossa per ottenere risultati: le quattro emozioni più importanti sono la felicità, la tristezza, la sorpresa e la rabbia. Gli esseri umani rispondo a queste emozioni in modo differente, ma comunque esse portano a far reagire in qualche modo.

In base all’approccio che si vuole utilizzare nelle proprie inserzioni, facendo leva su una di queste emozioni l’utente sarà più portato a “reagire”, e quindi a partecipare in qualunque modo alla conversazione. Questa tattica serve anche per capire in che direzione muoversi nelle prossime campagne, capendo a cosa gli utenti reagiscono di più, cosa apprezzano maggiormente e cosa li attrae di più.

4: Integrare l’ironia

Non c’è dubbio sul fatto che l’ironia funzioni quando si tratta di pubblicità, addirittura stando ad uno studio del Journal of Marketing del lontano 1993 viene evidenziato che “ l’attenzione del pubblico verte più su quegli annunci che integrano l’ironia, poiché attirano maggiormente l’attenzione, sono facilmente memorabili, superano le tempistiche di mercato e rafforzano la persuasività del messaggio”. Stando a queste dichiarazioni, chi non integrerebbe l’ironia nella propria strategia di marketing?
Purtroppo non c’è un vero segreto per migliorare l’ironia: ciò che sicuramente può aiutare è fare brainstorming con il proprio team o fare riferimento a riferimenti della cultura di massa, piuttosto che aiutarsi rivolgendosi a qualche comico locale per prendere l’ispirazione. Anche se non si ha un prodotto eccezionale, con un po’ di creatività si riuscirà ad attirare l’attenzione del pubblico su di esso!

5: Proporre sconti degni di nota

Sicuramente ciò che attrae più l’attenzione di un cliente è uno sconto che dia l’impressione dell’esclusività dell’offerta. In generale, i clienti sono più portati a cedere ad un’offerta quando sono certi di fare davvero un affare: se un articolo è scontato del 40% sarà più probabile che venga acquistato rispetto ad un articolo scontato del 25%. Questa è sicuramente una delle tattiche che gli specialisti della pubblicità dovranno adottare per promuovere un articolo o il proprio brand più in generale.

Ovviamente si dovrà pensare bene alle offerte che si faranno, ma vale la pena tentare per capire cosa è meglio per la propria azienda.

6: Considerare i contrasti dei colori

Occorre comprendere che nelle campagne pubblicitarie conta ogni singolo dettaglio, specialmente quando si tratta di campagne che hanno come oggetto un’immagine: soprattutto in questo caso la scelta dei colori non fa eccezione. Per scegliere il colore fondamentale della propria campagna, una buona idea è quella di pensare all’associazione psicologica che si ha per ogni colore. Se si tratta di un articolo romantico si sceglierà il rosso, se un articolo da giardino si potrà scegliere il verde e così via.

Una volta scelto il colore primario, bisogna sceglierne uno complementare per fare in modo che il contrasto renda semplice la lettura del testo e che catturi l’attenzione del pubblico. Quando si sono scelti i due colori, bisogna infine considerare il colore dello sfondo su cui andrà posizionata l’inserzione. Per quanto riguarda i social network, è molto semplice figurare il background ancora prima di creare la propria immagine: se si tratta di Facebook si sa che i colori dominanti sono il blu e il bianco, perciò le inserzioni che avranno anch’esse questi colori non cattureranno l’occhio dell’utente. Al contrario, i colori contrastanti a questi richiameranno immediatamente l’attenzione.

Conclusione

L’advertising è un settore eccezionale che consente di esprimere tutta la propria fantasia per creare grafiche al fine di attirare clienti: questi consigli sono personali e piuttosto semplici, ma sono le basi per ottenere un riscontro vero da parte del proprio target. Il pubblico ha bisogno di sentirsi parte del marketing, per questo è importante coinvolgerlo nel miglior modo possibile, dedicandogli la massima attenzione e cura anche (e soprattutto) per quanto riguarda la pubblicità.
Perché, in fondo, i clienti sono ciò che permette ad un brand di esistere.
E contraccambiare con un po’ di fantasia è la ricompensa minima che ogni cliente merita.

Che differenza c’è tra le risorse guadagnate, possedute e a pagamento?

Un’efficace strategia di contenuti non si basa soltanto su una tattica: infatti, avvicinare lead (ovvero quegli utenti che hanno avuto modo di conoscere un’azienda ma qualcosa ancora li trattiene dal convertire) richiede costanti sforzi persuasivi, contenuto di alta qualità, visite nei blog altrui, identificazione di campagne co-marketing e l’ideazione di una strategia per promuovere  il contenuto creato.

Dato che la parola “contenuto” è un termine piuttosto generico, è importante riconoscere diversi tipi di risorse che possono essere influenzate nel processo e conoscere le differenze tra di essi: quali sono guadagnati, posseduti e a pagamento. Come armonizzarli è un processo determinante per il successo degli sforzi mirati alle conversioni.

Per avere successo in tutti e tre i tipi di contenuto, ecco alcune dritte da seguire su come potenziarli.

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La differenza tra le risorse guadagnate, possedute e a pagamento

Far conciliare i diversi tipi di risorse aiuterà ad attrarre, nutrire e avvicinare le conversioni, ma cosa significano davvero questi termini? E quando si tratterà della strategia dei contenuti, come inserirle nell’equazione?
Occorre sforzarsi sul fronte di tutti e tre i tipi di risorse, poiché tutti sono importanti per gli obiettivi generali e necessitano di convergere nella strategia – sebbene le loro differenze.

Risorse guadagnate

Quando si parla di ‘risorse guadagnate’, si intende semplicemente l’esposizione mediatica che si è ottenuta con il passaparola. Che sia il contenuto fantastico che si ha creato, l’influenza degli sforzi della SEO, l’eccellente servizio dell’utente offerto o una combinazione tra gli elementi, menzionando i risorse guadagnate si intende il riconoscimento ricevuto come risultato.
Si possono guadagnare questi risultati ottenendo menzioni dalla stampa, recensioni positive, repost, etc.
Per facilitare questo meccanismo si possono aiutare i giornalisti o gli autori dei post a scrivere i loro articoli, o contribuendo intervenendo nei contenuti dell’industria della pubblicazione.

Grazie alla crescita della popolarità delle piattaforme social come Twitter e Quora, è diventato più semplice per gli autori o giornalisti raggiungere le aziende per citarle negli articoli o nei sondaggi dei loro articoli. Questo tipo di accredito aiuta a costruire l’affidabilità attorno all’impresa.

Risorse possedute

Le risorse possedute, invece, sono quelli su cui si ha il controllo totale: il contenuto per la compagnia, il blog, gli account dei social newtork. Sebbene il contenuto posseduto ha può avere diverse forme (post dei blog, studi specifici, etc.), lo scopo principale di questo tipo di contenuto è continuare a dar valore ai lead appena si spostano nel funnel. Questi assetti offrono un messaggio più controllato riguardo la compagnia.

Perciò se si sta cercando di animare i lead generati con i contenuti guadagnati o se se ne vuole attrarre qualcun altro, è importante focalizzarsi sul produrre risorse educative e di un certo livello. Alla fine, questo contenuto può aiutare i lead a determinare se lavorare con voi è la scelta giusta per loro.

Risorse a pagamento

Sebbene l’afflusso di materiale di oggi può rendere difficoltosa la lotta di una compagnia per emergere, porta con sé un afflusso di metodi per promuoverlo.

Le risorse a pagamento sono utili come metodo per promuovere il contenuto e aumentare l’esposizione di esso e vi sono una varietà di tecniche a pagamento da utilizzare: ad esempio, le piattaforme sociali come Twitter, LinkedIn, Facebook e Pinterest offrono alcune opzioni pubblicitarie che possono aumentare l’esposizione di un sito o un contenuto. Per le aziende B2B, Twitter e LinkedIn sembrano essere le piattaforme più efficaci, ma si possono utilizzare strategie simili anche su Facebook e Pinterest. Tutto dipende dalla piattaforma in cui il proprio target è più attivo e affezionato al brand.

Come utilizzare le risorse a pagamento per aumentare l’esposizione dei propri contenuti

Come detto prima, combinare questi elementi può dimostrare di essere una mossa molto potente, in termini di generare e coinvolgere lead.

Si tratta principalmente di fornire il giusto contenuto al momento giusto. Una volta individuate i tempi migliori e le richieste degli utenti, si può iniziare a provvedere a creare contenuti creati appositamente per quegli utenti che hanno già avuto modo di conoscere un’azienda (magari per sentito parlare) ma qualcosa ancora li trattiene dal convertire. Per quanto riguarda LinkedIn, i link che indirizzano direttamente ad una landing page, converte il 500% in più rispetto ad un link che porta ad un contenuto di un blog.

Per quanto riguarda invece Twitter, si può dire che è piuttosto economico come mezzo a pagamento: infatti, i tweet promossi ricevono moltissimi click addizionali spendendo una cifra piuttosto ridotta. In base alle esigenze della compagnia e al numero di tweet promossi, si potrà valutare quale sarà la mossa esatta.

Conclusione

Perché la strategia dei contenuti di un’azienda funzioni, è necessario dunque far conciliare tutte le risorse a disposizione, proponendo comunque contenuti di alta qualità ed usufruendo di tutti quei servizi che potranno dare la spinta alle risorse di cui si è in possesso. Le strategie di marketing sono comunque in perenne evoluzione e possono variare nel tempo: ciò che non dovrebbe cambiare, è far conciliare i bisogni degli utenti con quelli di un’azienda e sfruttare tutti i metodi a propria disposizione per raggiungere il successo.

Cali di traffico: quando l’algoritmo di Google non è colpevole

Spesso ci si chiede se il calo del traffico di un sito avvenga a causa degli aggiornamenti dell’algoritmo di Google. Cosa controllare prima di pensare all’algoritmo?

Le cause da attribuire alla perdita di traffico possono essere molte e varie. Alcune compagnie collegano questi cali alla data di qualche aggiornamento dell’algoritmo, pensando che il proprio sito sia stato colpito da Panda, Penguin o Hummingbird. Inutile dire che non è sempre quella la causa del calo di traffico. Una delle ragioni può essere il fatto di non essere mobile-friendly. Negli scorsi post si è ampiamente parlato dell’importanza di avere un sito responsive quindi mobile-friendly. In questo articolo verranno definite altre situazioni che potrebbero far pensare alla causa della propria perdita di traffico. Cosa valutare?

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  1. Revisione dei dati in archivio

Tra gli elementi più sottovalutati ci sono i dati in archivio: infatti, molte aziende non prestano attenzione alle proprie informazioni storiche. Rivederle di tanto in tanto accelererà le analisi e aiuterà a determinare quali parole chiave non hanno avuto i risultati sperati o quali pagine non risultano più tra i primi risultati a causa di diversi motivi: errori tecnici, contenuti datati, carenza di coinvolgimento, esser stati rimpiazzati dai concorrenti etc.

Per verificare se un sito ha perso qualche link di scambio da domini di una certa importanza, si consiglia di rivedere la storia dell’attività dei link. Perdere qualche scambio di link (perché magari un sito è in riparazione o sta migrando) può causare un notevole calo di traffico dal web e la rottura dei link.

  1. Controllo della configurazione delle analisi

Altro errore molto comune è un’errata configurazione dell’analisi o la mancata installazione del codice di tracking ai template delle nuove pagine. Con una campagna SEO focalizzata sulla creazione di contenuti di alta qualità, occorre che il codice di tracking venga sistemato su ogni pagina web accessibile ai motori di ricerca, così da abilitare l’attribuzione del traffico dalla ricerca organica.

  1. I cambiamenti nell’ambiente delle ricerche

Negli ultimi anni l’ambiente delle ricerche è cambiato drasticamente e questo potrebbe essere un fattore determinante. Google infatti ha effettuato cambiamenti che hanno avuto impatti enormi sulle SERP che possono influenzare sia la visibilità che il traffico. Per esempio, ha recentemente iniziato a mostrare tre annunci a pagamento per alcune ricerche mobile che hanno eliminato efficacemente i risultati organici dalla testata, causando un declino nel traffico e il riposizionamento per alcuni brand.
Quando gli elenchi organici sono spinti sotto la testata possono verificarsi dei cali nel traffico organico.

  1. I cambiamenti del sito e i problemi tecnici

Spesso alcuni siti vengono aggiornati senza informare il team che si occupa della campagna SEO. Se i tag o i titoli delle pagine vengono cambiati senza l’approvazione del team SEO, la pagina potrebbe subire un calo drastico nel posizionamento. Quando le strutture degli URL vengono cambiate e le pagine non reindirizzate propriamente, il sito potrebbe perdere moltissimo traffico. Inoltre può capitare che gli sviluppatori possano accidentalmente bloccare l’intero sito o alcune directory del sito dall’essere indicizzato, il che può causare una diminuzione di traffico organico, specialmente in quelle directory ad alto traffico.

  1. Il contenuto del sito

Spesso la ragione principale per la perdita della visibilità va attribuita alla diminuzione di interazione del proprio sito ed occorre dare uno sguardo con occhio critico ai propri contenuti. Sono di alta qualità? Sono d’aiuto, veri ed informativi? Sono rilevanti per le parole chiave per cui si sceglie di competere? A queste domande è necessario rispondere con onestà e cercare di migliorarsi. Se un utente non è abbastanza interessato ad un contenuto, perché dovrebbe esserlo Google?

Conclusione

Se non si sta facendo nulla di ingannevole né si sta cercando di essere più furbi di Google e si hanno contenuti interessanti e utili che incontrano i bisogni degli utenti, sicuramente non ci sarà da preoccuparsi in merito agli aggiornamenti degli algoritmi di Google.
Se, al contrario, si sta effettuando qualcosa di sospetto, se si hanno contenuti poveri e di scarsa qualità, allora si dovrà temere di essere penalizzati da Google, e ciò che ci si può aspettare è un declino nel traffico.

L’algoritmo di Google non è quindi sempre la causa. Seguendo le migliori pratiche, controllando le parole chiave, rivedendo i contenuti delle pagine e investigando sul proprio sito da un punto di vista tecnico aiuterà a riguadagnare traffico e a ottenere più successo con gli utenti nel tempo.

Come scalare le posizioni nelle ricerche mobile?

Ora che molti imprenditori hanno capito l’importanza di avere un sito web mobile friendly, occorre far capire la differenza tra i fattori di classificazione della ricerca via desktop e via mobile. Spesso ci si affida all’ottimizzazione dei contenuti sia desktop che mobile, poi spesso si tracciano soltanto le classificazioni via desktop. Questa è una strategia pericolosa, per i proprietari dei brand e per gli specialisti di marketing che cercano di classificarsi per le ricerche mobile.

Soltanto a maggio, Google confermò che la maggior parte delle ricerche avvenivano tramite dispositive mobili, anziché sui computer, tutto ciò in 10 nazioni, USA e Giappone compresi. Ad inizio novembre, Google ha confermato che ciò ormai avviene ovunque, perciò il punto di non ritorno delle ricerche via dispositivi mobile è stato superato.

Detto ciò, i professionisti di marketing dovrebbero seguire una strategia separata per aiutare le pagine a classificarsi nella ricerca mobile? Stando ad un report rilasciato da Searchmetrics, la risposta è sì. Questo offre una statistica importante che delinea quali sono le tecniche e le strategia che bisognerebbe utilizzare per ottenere posizioni alte nei risultati di ricerca.

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Quanti domini nei primi risultati sono mobile-friendly?

Nel primo quadrimestre, il fatto di essere mobile-friendly era un fattore significante per classificarsi bene nelle ricerche e per sopravvivere al Mobilegeddon. Prima di questo aggiornamento, soltanto l’80% dei primi 100 domini erano mobile-friendly; l’ultimo controllo conta ora il 90% di questi domini ottimizzati per i dispositivi mobili.
Cosa significa? In tutto ciò, bisogna sapere che ci sono tre elementi che hanno impatto su quanto mobile-friendly sia un sito web: le componenti tecniche, l’esperienza dell’utente e il contenuto.

Componenti tecniche

Stando al report, i problemi tecnici  hanno un grande impatto sulle posizioni, dovuto alla larghezza di banda e ad uno schermo ridimensionato dei dispositivi mobili. Di seguito, alcuni dei fattori più significanti di una da un punto di vista tecnico.

  1. Velocità del sito:Le pagine che si trovano tra le prime dieci posizioni ci impiegano circa 1.10 secondi per caricare una pagina. Per verificare la velocità di caricamento, si può utilizzare lo strumento di Google PgeSpeed Insight
  2. Flash: L’utilizzo degli elementi di Flash nelle classifiche mobile è stato surclassato, rispetto ai risultati antecedenti all’aggiornamento Mobilegeddon. Anziché utilizzare Flash per assicurarsi che i contenuti vengano visualizzati correttamente sia su desktop che sui dispositivi mobile, è preferibile usare l’HTML5.
  3. Parole chiave nel nome del dominio:Dopo l’aggiornamento del 2012 “EMD” (Exact March Domain), le parole chiave inserite nel nome del dominio hanno iniziato ad esser considerate negativamente per le posizioni nei risultati di ricerca, ed ora è considerata ancora peggio nella SERP mobile (più che in quella desktop). Quando si scegli il nome di un dominio, è consigliabile focalizzarsi sul brand piuttosto che su una parola chiave.
Esperienza dell’utente

Viste le dimensioni ridotte degli schermi dei dispositive mobile, ottimizzare il font e altri elementi determinanti è fondamentale per l’esperienza dell’utente, come ad esempio:

  1. Liste disordinate:le pagine che si posizionano bene nelle ricerche mobile, spesso si servono di liste disordinate, addirittura di più rispetto ai siti visualizzati via desktop. Utilizzare un elenco puntato per il mobile, in modo da rendere le opzioni più visibili, è l’idea migliore. Senza dimenticarsi di mantenere al minimo il numero degli elementi.
  2. Link interni: Sebbene i link interni nel mobile siano aumentati rispetto allo scorso anno, il contenuto mobile contiene ancora meno link rispetto ai contenuti del desktop. Come affrontare questa situazione? Assicurandosi di utilizzare il linking in modo appropriato e che venga inserito in modo che gli utenti che utilizzano i dispositivi mobili possano cliccarci con precisione.
  3. Immagini:I siti mobile che rientrano tra i primi nei risultati di ricerca contengono al massimo 4 immagini per pagina, a differenza dei siti per desktop che ne contengono al massimo 9. Le immagini per i contenuti mobile dovrebbero essere utilizzati con parsimonia, assicurandosi che carichino velocemente.
Contenuto

Il contenuto continua ad essere un fattore significante sia per il desktop che per il mobile. Tra gli elementi a cui bisognerebbe prestare maggiormente attenzione, eccone tre:

  1. Parole chiave nel contenuto: Il numero delle parole chiave all’interno del contenuto creato per I dispositive mobile dovrebbe essere tra le 2,7 e le 5,48, nel 2015. Per quanto riguarda il contenuto per desktop, questo numero sale a 10,22.
  2. Totale delle parole: Secondo le statistiche, un contenuto non dovrebbe superare le 868 parole per il mobile, mentre 1285 è il totale delle parole ideale per un contenuto desktop. Il contenuto ideato per i tablet o smartphone dovrebbe essere ben più conciso rispetto a quello per i computer, ma dovrebbe comunque essere abbastanza lungo da poter discutere un argomento in modo esaustivo.
  3. Sinonimi:I risultati più importanti delle ricerche mobile usano molti sinonimi, termini comunque molto simili alle parole chiave della pagina. Se si sta facendo un buon lavoro, è più facile che queste parole nascano involontariamente.
Conclusione

Questi sono dunque i fattori che differenziano le ricerche mobile dalle ricerche via desktop. Dopo il sito mobile-friendly, sarà anche importante verificare i dati delle ricerche per ognuna di queste tipologie di dispositivi, per essere sempre sicuri di raggiungere delle posizioni ottimali nelle ricerche.

Perché la SEO è sempre necessaria?

È noto a tutti gli specialisti di marketing e ai proprietari delle imprese che la SEO sia un fattore determinante per condurre il traffico web, ed è anche noto che se un sito (e insieme, il suo contenuto) non è propriamente ottimizzato sia per desktop che per i dispositivi mobili si avranno grandissime difficoltà ad attrarre gli utenti al proprio sito.
Ci si può chiedere: la SEO è sempre la risposta per condurre le ricerche e la direzione degli utenti che digitano una parola chiave ben precisa? Questo articolo tratterà proprio di questo, elencando sette motivi per cui la SEO è comunque la risposta a questa domanda.

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  1. L’ottimizzazione non verte solo sull’avere posizioni migliori, ma anche sul migliorare l’esperienza dell’utente
    Senza dubbi l’esperienza dell’utente è un fattore rilevante, in merito all’ottimizzazione. Ciò che i motori di ricerca si aspettano sono design mobile friendly, buoni segnali dagli utenti (ad esempio il ritorno sugli stessi siti, un basso tasso di rimbalzo, etc.) e una buona integrazione di media, come foto e video. Tutti questi elementi sono tutti importanti per far in modo che il cliente abbia un’ottima esperienza sul sito. In altre parole, ottimizzare per la SEO significa automaticamente ottimizzare anche per gli utenti, così che possano diventare fedeli ad un brand.
  2. Avere delle buone posizioni nelle ricerche locali porta direttamente alla crescita di visite e conversioni
    Se l’azienda che si gestisce è locale, una delle mosse migliori è certamente ottimizzare per le ricerche localizzate: infatti, sempre più utenti utilizzano la ricerca locale per identificare le aziende e i servizi del posto, per trovare gli orari, le location
    Stando a Google, il 50% dei consumatori che effettuano ricerche locali su un dispositivo mobile, si reca al luogo ricercato nel giorno stesso. Queste visite portano anche ad un incremento del 18% delle vendite!
  3. La SEO è una delle strategie più efficaci del marketing
    Per vedere quanto efficace sia qualcosa, a volte la cosa migliore è andare dritti alla fonte. Secondo questo sondaggio, il 66% di chi usa la SEO e la SEM come parte della propria strategia di marketing la ritiene ‘efficace’ o ‘molto efficace’, mentre soltanto il 7% ha ammesso che gli sforzi della SEO non sono stati soddisfacenti. In proporzione, si può dire che la SEO è uno strumento molto d’aiuto!
  4. La SEO aumenta la credibilità del brand
    Ottenere delle buone posizioni nei risultati di ricerca dimostra agli esperti di marketing che si è importanti nel proprio settore. Al contrario, posizionarsi nella seconda o nella terza pagina può potrebbe destare diversi pensieri: che magari si sia una nuova azienda, che non si sia molto conosciuti o che non s abbia abbastanza budget (e quindi vendite) per provvedere a una campagna SEO di miglioramento per le posizioni.
  5. La SEO può essere una strategia meno partecipativa rispetto ad altre tecniche inbound
    I social network e l’e-mail marketing sono entrambi canali molto efficaci per generare conversioni, ma entrambi richiedono continui sforzi e dedizione. Per rimanere la priorità per i clienti, bisogna continuamente proporre nuovi contenuti per accrescere il numero di followers. In ogni caso, anche quando la pagina SEO è ottimizzata non ci si deve fermare e pensare che gli sforzi siano finiti. Certamente dipende da certi fattori come la competizione per una determinata parola chiave, la qualità del contenuto di una pagine tra le tante. Ma in generale, quando si ottimizza per la SEO, non tutto il lavoro è svolto, solo una parte.
  1. Essere nella seconda o terza pagina dei risultati significa non aver visibilità nelle ricerche Alcuni imprenditori si astengono da alcuni sforzi SEO perché pensano che essere nei risultati di ricerca (in qualsiasi posizione) sia abbastanza. Una ricerca ha determinato che il 71,33% dei click invece vengono fatti nella prima pagina dei risultati di ricerca. Ottimizzare un sito e il suo contenuto sono la chiave per raggiungere i miglior risultati.
  2. La maggior parte degli utenti cerca i prodotti online prima di acquistarli in negozio
    L’81% degli utenti cerca e compara i prodotti prima di acquistarli localmente. Altre ricerche, invece, innalzano questa percentuale a 94%. Mirare alle posizioni delle prime pagine è importante se si vuole che i propri prodotti vengano notati e cercati dagli utenti.

Per queste diverse ragioni la SEO è ancora importante e lo sarà sempre, stando ai passi con i tempi e anticipando i bisogni degli utenti sul web.

Conversioni: i fattori per cui gli utenti si allontanano da un sito web

Perché il sito ottiene poche conversioni? Cosa irrita davvero gli utenti? Ecco sei motivi per cui i visitatori lasciano un sito web

Inconsciamente, la maggior parte degli utenti che atterrano su un sito si chiedono “resto o me ne vado?”
Questo perché il tempo a disposizione per catturare l’attenzione di un utente è breve, e se un visitatore arriva a chiedersi questa domanda è perché c’è qualcosa nel sito che non funziona. Ma cosa si può fare per catturare gli utenti senza che lascino il dominio?
La maggior parte dei visitatori è visibilmente annoiata, pertanto è importante che la si attragga con un design attento ai dettagli e una strategia di contenuti solida che eviti il fallimento.
Dunque, tra i tanti motivi che potrebbero dar noia ai visitatori di un sito web, se ne sono evidenziati sei principali. Ecco quali.

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  • Design Mobile  

Com’è stato detto e stradetto, ormai la maggior parte delle ricerche avviene su smartphone o tablet: va di conseguenza che, se un utente apre un sito e si ritrova un design assolutamente non navigabile (con le dimensioni non adatte allo schermo, se viene costretto ad ingrandire e rimpicciolire continuamente le dimensioni), tornerà sui risultati di ricerca in tempo zero e cercherà di trovare la risposta di cui ha bisogno in un’altra fonte. Quindi è bene ricordarsi che un design responsive non è più un optional.

  • Articolo click-bait

Gli articoli chiamati click-bait, ovvero quegli articoli che depistano, che magari sembrano ingannevoli, creati soltanto con l’intento di ricevere un click, sono un altro fattore che urta l’utente. Gli sforzi focalizzati esclusivamente nel guadagnare il maggior numero di visite possibili finiscono per disturbare gli utenti e non otterranno né tassi di rimbalzo, né molte condivisioni sui social. Al contrario, procurare articoli rilevanti e keyword-friendly, darà i suoi naturali frutti.

  • Pop-up

Tra i fattori più disturbanti in assoluto per gli utenti vi sono i pop-up a comparsa. Quando l’home page di un sito accoglie un visitatore con un pop-up, è facile che questo clicchi la ‘x’ per chiudere l’intera scheda, uscendo quindi anche dal sito web. Eppure ci sono delle alternative. Quando si pensa alle call-to-action, la cosa migliore è pensare come se si fosse la persona che si cerca di catturare, non come un’azienda. I sign up ad inizio pagina, sono una soluzione: sono meno disturbanti ed ugualmente efficaci. Magari un bottone che reciti ‘iscriviti alla newsletter’.
Se si considerano le pubblicità pop-up, è meglio pensare bene al design: una ‘x’ che consenta di chiudere la pubblicità è intuitivo, mentre un ‘non ora’ può risultare spammoso.

  • Contenuto confuso

Sebbene il traffico possa essere la motivazione, ciò che deve avere la priorità è il contenuto rilevante. Offrire contenuto confuso o scadente screditerà molto un sito. Gli articoli troppo lunghi e confusionari non saranno d’aiuto a quegli utenti che cercano esattamente delle spiegazioni concise: questo vale sia per i siti B2C che B2B, che si focalizzano più sul descrivere i prodotti e i servizi e spesso si perdono in descrizioni poco chiare e disordinate.

  • Caricamento lento

Molti utenti lasceranno il sito prima ancora che finisca di caricare: infatti, la velocità con il quale si caricano i contenuti è uno dei motivi principali per cui un visitatore lascia il sito in questione. Secondo le statistiche, il 40% delle persone abbandonano un sito che non carica entro tre secondi. Ma il peggio è che, in base alla velocità del sito, alcune visite non vengono nemmeno registrate da Google Analytics. E se un sito non risponde alle richieste del web, viene penalizzato da Google. Per questo motivo è meglio provvedere ad accelerare i tempi di caricamento!

  • Immagini a bassa risoluzione

Gli standard di tecnologia e creatività visuale sono cresciuti, nell’immaginario degli utenti. Le immagini a bassa risoluzione e le foto che sembrano fasulle, sgranate e che sembrano ingannevoli gravano sulla professionalità dell’azienda e del sito. Per questo motivo è importante investire in talenti e strumenti che creino delle immagini personalizzate e professionali, proprio per non danneggiare l’immagine dell’impresa.

C’è una correlazione tra le ragioni per cui le persone lasciano un sito e gli impatti negativi della SEO. Tenere a mente ciò che un utente vuole e l’esperienza che otterrà dal sito è sempre un buon metodo per migliorare le proprie prestazioni, di fronte alle analisi e ai controlli di qualità del proprio sito. Migliorare per gli utenti, in fin dei conti, significa migliorare per sé stessi.