Da molto tempo ormai non si fa che parlare di quanto occorra ottimizzare le proprie parole chiave, i gruppi di parole e i contenuti, ma non ci si sofferma quasi mai a riflettere sul comportamento degli utenti. Perché si, anche questo è un fattore determinante nella posizione di un sito in un risultato di ricerca.

Di fatto Google non ha mai ammesso apertamente che il comportamento degli utenti influenza le classifiche nelle pagine delle ricerche web, ma alcune figure all’interno della compagnia hanno fatto trapelare dei sospetti, affermando che l’algoritmo di Google è migliorato in base a segnali qualitativi, tra cui “il modo in cui gli utenti interagiscono con un sito web”. Oltre a quest’informazione, anche i brevetti di Google dimostrano pressoché la stessa cosa: Google, infatti, detiene un brevetto sulla modifica delle posizioni nei risultati della ricerca basandosi sui feedback impliciti degli utenti.

Un buon comportamento da parte dell’utente può avere un buon impatto sia per quanto riguarda il posizionamento della pagina nelle ricerche, sia nel punteggio generale della qualità del sito. Se un sito web ha delle pagine web meno esaudienti di altre, Google può generalizzare e fare in modo che queste pagine vengano valutate in modo peggiore. Addirittura, può farlo con tutto il sito web.
Questo meccanismo, però, può accadere anche nel caso contrario: molte pagine che vengono valutate positivamente possono influenzare la posizione del sito web nei risultati di ricerca, facendo scalare le classifiche.

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Ci sono diversi fattori per cui bisognerebbe ottimizzare un sito web, molto importanti per condizionare il comportamento degli utenti. Certamente, per far in modo che un utente resti su un sito il maggior tempo possibile occorre offrire un sito e dei contenuti per cui valga la pena spendere del tempo prezioso.
Spesso vengono elencati dei fattori piuttosto comuni: contenuto, parole chiave, etc.
In questo articolo, invece, proporremo tre fattori a cui bisognerebbe prestare particolare attenzione, in quanto sono molto determinanti per il comportamento degli utenti.

  1. Percentuale di click (CTR)

Non esiste una percentuale ottimale o una percentuale che ci si aspetta per qualche particolare ricerca, ma Google propone un range, in base al tipo di ricerca. Ad esempio, per le parole chiave riguardanti un brand, la percentuale aspettata si aggira intorno al 50%. Per le ricerche che non contengono brand nelle parole chiave, chi ottiene più click ne ottiene il 33%; ci si aspetta invece il 15% per un risultato al secondo posto e 10 per un risultato posizionato al terzo posto nelle classifiche. Se il risultato supera il range definito, Google potrebbe riposizionarlo in tempo reale.

Come migliorarla:

  • Utilizzando gli strumenti dei webmaster di Google Analytics per identificare le pagine che hanno una percentuale di click inferiore a quella aspettata da Google e focalizzarsi su di esse.
  • Assicurandosi che i titoli delle pagine e le meta descrizione siano in linea con i requisiti tecnici, eliminando i titoli duplicati e le descrizioni molto simili. Dopodiché, ottimizzando le parole chiave.
  • Avendo gli URL chiari e semplici da leggere. Per gli URL più lunghi, è meglio considerare i link brevi, una valida alternative per dimostrare l’organizzazione del sito mediante una pagina.
  • Includendo una call-to-action d’impatto nella meta descrizione, comunicando con gli utenti direttamente e convincendoli a cliccare sulla pagina.
  1. Pogo-sticking

Cosa significa pogo-sticking quando si parla di SEO? Questo termine viene utilizzato nel momento in cui un utente, dopo aver cliccato su un risultato, torna sull’elenco dei risultati perché ha trovato il primo sito non esaustivo. In questo caso, Google potrebbe penalizzare la posizione del risultato che non ha dato la risposta aspettata dall’utente.

Come ridurre questo fenomeno:

  • Migliorando il tempo di caricamento delle pagine. Gli utenti si irritano quando una pagina impiega troppo tempo a caricare.
  • Eliminare le pubblicità pop-up fastidiose che compaiono all’apertura di una pagina.
  • Aggiungere la ricerca all’interno del sito: in questo modo, se il primo risultato non soddisfa la ricerca, l’utente ha la possibilità di ricercare meglio all’interno del sito, anziché tornare ai risultati di ricerca. Questo strumento permette di usare Google Analytics per tracciare le ricerche e identificare i trend di esse, in modo da capire cosa può soddisfare l’utente.
  1. Dwell time

Il dwell time è il tempo che un utente spende su un sito prima di ritornare ai risultati di ricerca. Quindi, maggiore è il tempo che un utente trascorre su un sito prima di tornare alla pagina dei risultati, più il risultato sarà buono (sia per Google che per il sito stesso). L’esperienza ideale di un utente è capitare in una pagina che ha esattamente il contenuto che si stava ricercando.

Come aumentare il dwell time:

  • Lo strumento WebSite Auditorpermette di controllare i link negative del proprio sito. Una volta identificati, occorre rimuoverli o ripararli.
  • Elevare la qualità dei contenuti, assicurandosi che ogni pagina sia unica e fornisca le informazioni promesse nella meta descrizione.
  • Convincere gli utenti a rimanere in un sito, linkando informazioni aggiuntive di cui potrebbe aver bisogno. Ad esempio, in un sito e-commerce, un prodotto simile a quello ricercato incoraggia il cliente ad esplorare gli articoli, se il primo risultato non era esattamente quello ricercato o il prodotto è esaurito.

Conclusione

È importante seguire le migliori pratiche SEO e le migliori tecniche, quando si cerca di migliorare la risposta dell’utente. Ad esempio, Google non sospetterà di un sito, se questo non utilizza i bot per aumentare artificialmente il dwell time.
Basta semplicemente focalizzarsi su come aiutare gli utenti a trovare ciò che cercano su un sito ed è l’unico modo efficace per ottimizzare la risposta dell’utente.

Seo Specialist e Partner di SEOceros.