Consulenza SEO: come comportarsi con i clienti?

Nell’industria della SEO capita molto di frequente che i clienti non si fidino dei consigli che le agenzie raccomandano loro, magari lamentandosi successivamente degli scarsi risultati ottenuti che si aspettavano arrivassero dalla campagna SEO pianificata. Qualche esempio? Incremento della visibilità, del traffico, delle conversioni, etc.
Agendo d’istinto, ci si potrà rivolgere al cliente in modo forse un po’ troppo diretto, ma è bene pensare anche al perché effettivamente un cliente non ha implementato le modifiche consigliate. Vediamo alcune ipotesi:

  • Il cliente non ha avuto il tempo materiale o le fonti necessarie per effettuare i cambiamenti consigliati
  • La burocrazia o la politica interna dell’azienda ostacola il processo
  • Per una mancanza di sviluppatori qualificati
  • A causa di costi elevati associati alle modifiche
  • Limitazioni del CMS.

Non sempre, però, il cliente comprende che se i cambiamenti SEO non verranno implementati, il proprio brand conoscerà un periodo di declino.
L’agenzia SEO che si prende carico di attuare i cambiamenti pianificati con il cliente dovrebbe eseguire una prassi prima di prendersi carico del lavoro, cercando di gestire al meglio la situazione sin da subito.

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#1: Educazione del cliente

Il primo compito fondamentale di un’azienda di consulenza SEO è quello di educare tutti i portatori di interessi e i dirigenti dell’importanza che ha la SEO nel mondo del web, identificando la strategia da voler adottare e spiegando in modo dettagliato come ogni minimo cambiamento potrà avere un impatto sulla campagna, contribuendo ad aumentare il ritorno sugli investimenti.
Sicuramente avere dei documenti che attestino l’efficacia dei propri consigli per i propri clienti (magari mostrando dei grafici, dei report, etc.) avrà un impatto benefico sul cliente, che riporrà più facilmente la propria fiducia nell’azienda SEO, soprattutto se questo è nuovo nel campo.

Una volta che il cliente comprende come la SEO può aumentare le vendite e generare potenziali clienti, sarà senz’altro più incline a seguire la linea proposta.

#2: Ruoli, responsabilità, risorse e limitazioni

Quando ci si prende carico del lavoro per un cliente, è fondamentale discutere in modo chiaro riguardo i ruoli e le responsabilità di ogni parte, cercando di scoprire se il cliente detiene le risorse necessarie per implementare ciò che gli è stato raccomandato.

Se i clienti non hanno le risorse o il tempo per la gestione o l’implementazione, è bene specificarlo in un documento che sarà poi il contratto, cercando successivamente di proporre una quota per l’implementazione. Essenziale sarà anche verificare di aver a disposizione degli sviluppatori che hanno dimestichezza nell’implementare dei cambiamenti URL, on-page e così via per diverse piattaforme.

Se il cliente ha a disposizione solo poche ore per quanto riguarda lo sviluppo e i cambiamenti tecnici, si dovranno “dimezzare” i consigli dando la priorità ai più importanti, di maggior impatto, ad esempio: gli articoli che avranno maggior impatto sul traffico, la visibilità e le conversioni.

Inoltre, prima che il contratto venga firmato, è bene assicurarsi che il cliente spieghi i problemi specifici e le frustrazioni avute con l’attuale campagna SEO: nel contratto dovranno essere chiariti anche cosa  voler modificare e se esistono delle soluzioni disponibili ove occorrano delle limitazioni.

Nel caso di alcune limitazioni che non possono essere riparate, è molto apprezzabile suggerire una nuova tecnologia basata sulle esperienze precedenti, determinando le tempistiche attuare le modifiche; in caso contrario, bisognerebbe specificare qualche altra soluzione tecnica.

#3: Burocrazia e partner difficili

Quando la politica interna o delle restrizioni impiegano più di tre mesi di approvazione, è importante avere una clausola nel contratto che parli proprio di questo. È necessario specificare che se il cliente non implementerà le modifiche consigliate dall’agenzia, non otterrà i risultati e ne sarà responsabile per il 100%.

Ci saranno sempre delle complicazioni e campanelli d’allarme lungo il cammino, soprattutto quando il cliente attua una modifica non consigliata. Per questo è bene avere scritto nero su bianco che qualcosa potrebbe andar storto se vengono effettuate le modifiche non richieste, e la responsabilità dei risultati apparterrà totalmente all’azienda che ha implementato diversi cambiamenti.

Conclusione

Pianificare e organizzare i vari step da compiere e le procedure da attuare prima che il cliente si affidi completamente, può aiutare ad implementare le modifiche consigliate in modo più rapido, soddisfacendo il cliente e notando i primi segnali di miglioramento nel tempo.

A volte bisogna scegliersi le battaglie trovando un bilanciamento tra SEO, design e utilità. Questo aiuterà l’azienda e il cliente (così come gli altri venditori) a lavorare in un team, per raggiungere tutti insieme gli obiettivi e il successo.

Messaggi automatici: come danneggiano una relazione

A volte i marketers sembrano avere una risposta a tutto. Quando un cliente dice qualcosa, lo specialista può attaccare una pappardella rispondendo con dozzine di frasi fatte. Se il cliente replica opponendosi, il rappresentante può rispondere velocemente ribattendo, come se fosse una macchina programmata. Se un cliente fa una domanda, il rappresentante può velocemente rispondere con un’altra risposta premeditata. E, spesso, si va avanti all’infinito.
Perché, in genere, è tutto preparato nel mondo del marketing. Ma bisogna chiedersi: è davvero una buona strategia?

Basti pensare al chiamare una compagnia che risponde con dei menu automatizzati. Mai capitato di urlare contro i messaggi preimpostati cercando di saltare il menu per mettersi in contatto con qualcuno di umano? È un’esperienza comune a tutti.
Come mai, allora, le aziende continuano ad utilizzare questi sistemi tanto odiati e assistenti che ripetono frasi fatte?

Sebbene i rappresentanti delle vendite non siano così automatizzati, a volte utilizzano frasi che possono sembrare un po’ finte. E spesso tendono a preferirle per la poca pazienza e per velocizzare le conversazione. Ma non sempre è una buona idea, perché di fatto ogni messaggio merita la giusta attenzione, così come ogni cliente merita di avere a che fare con una persona con cui possa colloquiare, e  non una risposta automatica.

Di seguito verranno evidenziate due (tra le moltissime) tipici messaggi automatici da evitare e verrà spiegato come rivederle possano  cambiare del tutto l’approccio con un’azienda o un cliente.

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“Contatto sempre compagnie proprio come la tua.”

Questo è uno degli approcci più finti che ci possa essere, perché due aziende non saranno mai esattamente uguali, anche se hanno gli stessi obiettivi. Ogni compagnia ha dei piani, punto fermi e obiettivi. Quando un rappresentante dice di aver parlato con 10 compagnie identiche a quella in questione, il destinatario può facilmente capire che la stessa frase è stata utilizzata altre dieci volte. E non è una nota positiva, perché non ha nulla di personale né fa sentire il destinatario davvero importante.
I rappresentanti , invece, dovrebbero focalizzarsi su ciò che di specifico ha un’azienda. Piuttosto che generalizzare in questo modo il lavoro di un’azienda, dovrebbero menzionare ciò che li ha colpiti davvero, qualche caratteristica che solo quell’azienda ha – quantomeno per il rispetto dell’azienda stessa e dei suoi dipendenti, che ogni giorno cercano di distinguersi; in alternativa, si può dire di aver lavorato con qualche azienda dello stesso settore.

 “Ho dato un’occhiata al vostro sito e sono rimasto colpito.”

Okay, ma da cosa, precisamente?
Questa è una delle frasi che meno avrà credibilità. Perché? Perché può venire utilizzata per ogni azienda, in ogni tipo di mercato, in qualunque occasione. Cosa di preciso ha colpito il mittente di un’azienda? Questa frase dimostra che l’incaricato non ha affatto effettuato una ricerca approfondita riguardo l’azienda, ma si sarà solo limitato ad accedere al sito web e a cercare i contatti per poter mandare questo messaggio.
In ogni caso, questa frase può essere trasformata in un ottimo approccio aggiungendo “..sono colpito per questo motivo, per questo e per quest’altro”. Includendo i motivi specifici, il mittente potrà dimostrare di aver effettivamente ricercato informazioni sull’azienda, garantendosi così maggior stima da parte del destinatario.

Bisogna ricordarsi che al centro del marketing ci sono le persone, quelle vere. Quando qualcuno acquista un prodotto, si fa affidamento su un umano che possa procurare statistiche e aiutare a raggiungere degli obiettivi. A volte, può accadere che questo qualcuno utilizzi un format preparato per interagire. Anziché utilizzare queste frasi fatte che non gioveranno né all’azienda, né ai traguardi personali, occorre personalizzare un messaggio.

Perché in fondo, non si automatizza una relazione.

5 strategie di Social Media Marketing per il 2016

Nell’ultimo periodo si è tanto parlato di quali siano le strategie di social media marketing obsolete da non adottare più nel 2016, ma quali sono quelle che invece dovrebbero essere potenziate? Ecco dunque cinque tattiche che i professionisti di marketing dovrebbero seriamente prendere in considerazione per l’anno nuovo, così da migliorare l’impatto con il proprio pubblico potenziando anche le connessioni.

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1 – Coinvolgere blogger e personaggi influenti

Probabilmente si avrà udito, da qualche parte, di brand che collaborano con blogger e personaggi influenti nel mondo dei social media, piuttosto che con celebrità. E c’è una buona ragione se lo fanno: semplicemente funziona.  Alcune fonti riportano che i professionisti del settore hanno avuto un incremento del guadagno di $6,85  per ogni dollaro di media a pagamento speso nel marketing nel 2014. Secondo tutte le stime, questo continuerà  e crescerà via via col tempo. Viene anche riportato che il 92% dei consumatori si fida dei media raccomandati da amici o famiglia, che hanno provato grazie a delle pubblicità. Con il blocco degli annunci pubblicitari, nel 2016 guadagnarsi i clienti senza di essi diventerà estremamente importante.

2 – Considerare il live streaming

Se si è una compagnia B2C, B2B o un’azienda no-profit, il live streaming sarà qualcosa che varrà la pena di provare nell’anno nuovo. Ad esempio, le aziende B2C potranno mostrare il “dietro le quinte” o “ciò che si nasconde dietro il brand” per cercare di umanizzare l’azienda e rinforzare le connessioni con i clienti e la fedeltà. Le compagnie B2B potrebbero trasmettere informazioni esplicative ai propri clienti spiegando come le proprie offerte possono avvalorare la vita di ogni consumatore, piuttosto che dare consigli al cliente su come lavorare in modo migliore, su come ottenere migliori risultati.
Il live streaming potrebbe permettere invece, alle aziende no-profit, di mostrare in tempo reale il proprio duro lavoro, magari sensibilizzando il pubblico rendendolo partecipe della dedizione posta all’interno del team. E questo è solo l’inizio dei molti utilizzi del live streaming.  Non è più solo una faccenda di Meerkat e Periscope, o di Google Hangouts: di recente anche Facebook ha iniziato a utilizzare questo eccellente strumento.

3 – Social Media Advertising

Intanto, c’è da mettere in chiaro che i risultati organici dei social media (come postare sui propri canali social o coinvolgere qualcuno nelle conversazioni online) sono molto diversi dai risultati a pagamento sui social, come  le campagne Facebook e Twitter. Sono pratiche separate entrambe basate sui canali social, ma possono coesistere e beneficiare l’una dell’altra in molti modi. Stando a Forrester Consulting, mostrare inserzioni sui social network è il modo migliore per far conoscere un brand, un prodotto o un servizio, data la popolarità delle piattaforma. Secondo uno studio, è anche emerso che il 20-25% delle persone visitano un sito web o un negozio dopo aver visto un inserzione su Facebook, Instagram, Twitter o Pinterest, e il 14-17% acquista il prodotto o sottoscrive il servizio. Se quindi non si ha ancora preso in considerazione questo canale, lo si potrebbe considerare un auto-regalo per il 2016. Che, peraltro, darà i suoi benefici.

4 – Fare offerte o promozioni

Un modo per attrarre clienti o consolidare il rapporto con quelli già esistenti è sicuramente farli sentire speciali. A volte i consumatori hanno bisogno di una spinta per acquistare un prodotto a cui sono effettivamente interessanti, così necessitano di un incentivo: delle ottime idee  sono le lotterie, gli sconti o le carte-regalo, o ben più semplicemente offerte, coupon e promozioni varie. Questi sono eventi che dovrebbero essere inseriti nel calendario aziendale di tanto in tanto, per far felici sia i clienti che l’azienda stessa che otterrà più vendite e riscontri.

5 – Dare inizio a campagne di sostegno per i propri dipendenti

La maggior parte delle aziende spende somme ingenti di tempo per provare a far discutere il pubblico a proposito del brand. E se invece si desse l’opportunità di farlo al proprio team, ad esempio ai propri dipendenti? Generalmente ha un costo minore di ogni campagna di sostengo, e chi meglio del team che ci lavora può promuovere un brand? Come detto precedentemente, è facile che più persone si fideranno più di questo passaparola (soprattutto perché proveniente dai dipendenti dell’azienda), piuttosto che da quello proveniente dal brand. Inoltre, investire sul proprio team, valido e competente, non è mai una scelta sbagliata: darà inoltre un’immagine positiva del brand al pubblico.

Queste cinque tecniche sono quelle che probabilmente più daranno risultati nel 2016, che si prospetta un anno all’insegna di grandi novità nel mondo della SEO e del web marketing in generale.

Visual content: 5 semplici metodi per introdurlo nelle campagne di marketing

L’importanza del visual content è ormai rinomato: non integrarlo alla propria campagna di marketing significa perdere un’enorme possibilità di attrarre nuovi clienti.
Il visual content (inteso come immagini, video, slide, etc.) è essenziale e non dovrebbe essere considerato come un’optional nella propria strategia. Infatti, il 71% degli specialisti di marketing utilizzano il visual content nei loro piani; ciò significa che, probabilmente, anche i concorrenti che tanto si temono lo staranno integrando. E i likes, i retweet e le condivisioni che si ambiscono vengono aggiudicati ai propri concorrenti.

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Sapere da dove incominciare potrebbe apparire un’incognita, per chi non ha mai creato o condiviso qualche immagine o video. In questo articolo verranno dunque evidenziate cinque semplici strategie per iniziare a introdurre il visual content all’interno della propria campagna di marketing.

  1. Creare infografiche relative al proprio settore
    Sebbene le infografiche non siano così popolari come lo erano qualche tempo fa, sicuramente sono ancora valide come strumento per accumulare link inbound e condivisioni sui social. Fondamentali sono l’attinenza e l’importanza che può avere l’infografica, ma soprattutto l’autenticità dei dati di cui si discute.
    Sicuramente è preferibile utilizzare dati propri; fare i sondaggi tra i propri clienti o followers è una grande idea per catturare dati importanti, ed essere l’unica fonte con quei determinati dati porterà senz’altro più traffico, link e condivisioni.
  1. Creare semplici video esplicativi
    Se l’idea di creare video propri spaventa, basta pensare di non essere gli unici ad essere intimoriti. La buona notizia, comunque, è che non è essenziale essere un professionista per creare video utili e rilevanti per il proprio pubblico. Per prendere spunti si possono controllare i commenti sul blog, le menzioni sui social media e le e-mail con le domande più frequenti da parte degli utenti, che aiuteranno a creare video in cui l’oggetto potrà essere la dimostrazione di un prodotto o semplicemente un tutorial.
  1. Ottimizzare le immagini del blog per le condivisioni sui social
    Questa è una strategia piuttosto semplice ma efficace, che assicura il miglioramento della potenza che ha il visual content sul proprio blog. La maggior parte dei capi delle aziende sono consapevoli che è necessario ottimizzare l’immagine dei propri prodotti, utilizzando diverse immagini in alta qualità, fotografati da diversi angoli, etc. Ma a proposito delle immagini del blog?
    Secondo alcuni studi, i post nei blog che contengono immagini ricevono il 94% di visite in più rispetto ai post che non ne hanno. Questo suggerisce che utilizzare un’immagine, specialmente che attiri l’occhio dell’utente e che sia pertinente, è un’ottima strategia.
    Per ottimizzare le immagini su Twitter, occorre assicurarsi di avere Twitter Cards impostato sul proprio  blog così che tutte le condivisioni includano anche le immagini. Le immagini dovranno essere pertinenti al topic di cui si parla e bisognerà evitare di utilizzare immagini blande e di bassa qualità. Un’idea fantastica è quella di autoprodursi le fotografie da utilizzare, quando possibile, o personalizzarne alcune con strumenti comuni come Canva.
  1. Per incominciare, utilizzare strumenti gratuiti o economici
    Uno degli scrupoli più grandi per un imprenditore è il costo di inserire il visual content all’interno della propria strategia di marketing, poiché si pensa di dover assumere qualche graphic designer per creare le immagini, e questo ostacola sin dall’inizio la decisione di iniziare.
    Ci sono molti strumenti gratuiti o economici che possono aiutare a creare visual content, immagini di qualità professionale per il proprio sito o social networks, tra cui Canva, Piktochchart, PicMonkey e GoAnimate. Successivamente, se si vorrà assumere un professionista sarà una buona scelta, ma per iniziare e per non rischiare di investire molto denaro questi strumenti sono davvero ottimi.
  1. Utilizzare sempre le immagini nei post sui social network
    Questa è forse la maniera più semplice ed efficace di incorporare i media nella propria strategia di marketing, ma è anche una che molte aziende trascurano. Ecco i benefici che si otterranno semplicemente incorporando un’immagine rilevante al proprio post:
  • Su Twitter, i post con le foto ottengono il 35% di retweet in più rispetto ai post senza, mentre incorporando un video si ottiene un impulso del 28%.
  • Su Facebook, le fotografie ricevono la maggior attenzione dagli utenti, seguite dai video
  • Per quanto riguarda Google, i post che contengono video ricevono un incremento delle visualizzazioni del 28,6%, mentre i post con immagini incorporate ricevono un incremento del 94%.

Conclusione

Incorporare visual content all’interno della propria strategia di marketing non deve necessariamente essere dispendioso né deve obbligatoriamente richiedere molto tempo. Infatti, tutto il tempo e il denaro che si destina all’attrazione del pubblico potrebbe ridursi semplicemente attuando queste tecniche. Il visual content può infatti incrementare il traffico, le vendite e l’attrazione dei clienti, costando molto meno rispetto alla promozione di contenuti di testo.

Ottimizzare gli argomenti o ottimizzare le parole chiave?

Ogni impresa dovrebbe avere un grande obiettivo, tra i tanti: avere autorità nel proprio campo.
Si potrebbe pensare che l’obiettivo numero uno sia guadagnare nuovi clienti o far più vendite: ovviamente, questo è ciò a cui aspira ogni azienda. Ma le aziende che inseguono le vendite sono spesso superate da quelle che cercano attivamente di essere dominanti nel proprio campo. E questo è perché le vendite e i clienti sono un po’ come l’amore: quando si cercano, non si trovano!

Molte aziende riescono ad aver successo per un po’ di tempo essendo competitivi sui prezzi, ma prima o poi le persone realizzano che avranno ciò per cui pagano. Una volta che questo accade, i clienti si separano e l’azienda inizia il suo declino.
Il costo di mantenersi un cliente è molto minore rispetto al trovarne di nuovi. Ciò significa che ottenere nuovi clienti attraendoli soltanto con prezzi molto competitivi ucciderà i profitti, se non si riuscirà a mantenerli. E si sarà in grado di farlo dimostrando, di giorno in giorno, di essere davvero dei padroni del settore.

E tutto comincia con i contenuti. Quando si parla di aziende, i ricercatori web generalmente cercano due cose: le recensioni dei clienti e il contenuto promosso dall’azienda che dimostra che l’impresa stessa è davvero professionale e competente (dimostrando quanto bene si conosce il proprio campo).

Per quello che si sa, gli algoritmi odierni dei motori di ricerca sono molto focalizzati sui contenuti e si ha sempre cercato di ottimizzare i contenuti con le parole chiave. Ora, però, le parole chiave sembrano valer molto meno rispetto alla competenza vera su una tematica.
Ma come costruire questa fantomatica “competenza” all’interno del proprio sito?
Rispondere “con i contenuti” è una mezza verità. Certamente i contenuti sono essenziali, ma non tutte le tipologie. I tempi in cui i siti fornivano contenuti “sottili” e di poco valore ma “carichi” sono finiti, così come i giorni in cui si ottimizzava ogni pagina con delle parole chiave sperando che indicizzassero bene.
Ora i motori di ricerca cercano contenuto di una certa rilevanza e soprattutto competenza, che sia più mirato all’ottimizzazione del topic stesso rispetto all’ottimizzazione delle parole chiave.

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La ricerca delle parole chiave è ancora in voga

Con questa premessa, non si sta dicendo però che la ricerca delle parole chiave sia “morta”, come si potrebbe pensare e come molti teorizzano. Infatti la ricerca delle parole chiave è ora più importante che mai, se si parla di contenuto ottimizzato per competenza.

Ma ciò su cui occorre focalizzare gli sforzi non è sul trovare parole chiave solo perché possano essere gettate nel contenuto del sito. In realtà bisognerebbe focalizzarsi sull’organizzare le parole chiave all’interno di gruppi di argomenti rilevanti e considerarle nell’intento di chi ricerca. Da questo si può partire per creare contenuto importante e di qualità.

L’intento dell’utente determina la focalizzazione del contenuto

Una delle cose che si possono capire ordinando tutte le parole chiave è che ogni parola chiave ha un diverso intento. Alcuni utenti cercano informazioni, alcuni invece cercano prodotti specifici e alcuni cercano solo per curiosità e per confrontare. E, sorprendentemente, alcune parole chiave sono per prodotti completamente differenti.

Facendo un esempio, la frase “smalti per unghie” sicuramente verrà digitata da chi è interessato effettivamente agli smalti per unghie, e fin qui non c’è nulla di strano. Però alcune persone digiteranno quella stessa frase per vedere nuovi design, glitter, per leggere consigli, perché interessati a dei kit etc. La prima cosa è non creare una pagina focalizzata su ognuna di queste parole chiave perché è troppo generico. Ciò che bisogna fare è trattare contenuto accreditato per attirare sia chi è interessato effettivamente agli smalti per unghie, sia a chi è interessato a nuovi design e così via.

Ottimizzare gli argomenti VS ottimizzare le parole chiave

Finora si è parlato delle strategie per ottimizzare le parole chiave e probabilmente nel passato si ha ottimizzato soltanto una parola per pagina, oppure si stava già pensando di raggruppare le parole chiave. Quando subentra l’ottimizzazione dei contenuti?
Il discorso subentra quando si parla di ottimizzare ogni pagina ponendo i gruppi di parole chiave nei contenuti. Per ogni argomento vanno ottimizzate tutte le pagine, così che si dia l’impressione di essere una fonte accreditata per quel topic.

Sì, sicuramente non è un lavoro che richiede poco tempo, ma è meglio avere un argomento ben ottimizzato piuttosto che trattare di molte tematiche non avendo nessuna autorità. Ottimizzando l’intero argomento si dà ai motori di ricerca ciò che desiderano: non solo si indicizza per centinaia di parole chiave, ma si domina per quell’argomento. Una volta ottimizzato un argomento, si è pronti per passare al successivo.

Ciò che si intende per ottimizzazione degli argomenti non è avere una singola pagina o post che elenchi tutto ciò che c’è da sapere su un argomento; piuttosto, che si abbia un numero di post che trattino degli argomenti in modo approfondito e che aiuti gli utenti a finire sulla pagina che meglio rappresentano ciò che vogliono cercare.

Anziché ottimizzare il sito basandosi sulle parole chiave e sperare di indicizzare qui e lì, creare un’autorità del sito avrà sicuramente dei risultati più duraturi. Ogni pagina o post targettizzerà un numero correlato di parole chiave, inserite in un argomento leggermente più generale. Questo infatti darà la possibilità di dominare su un argomento grazie alle molte pagine collegate, tutte focalizzate su un intento specifico del visitatore.

Google lancia gli Smart Goals

Chi non utilizza ancora gli strumenti di AdWords per tracciare le conversioni o per importare gli obiettivi da Google Analytics nell’account di AdWords, ha l’occasione di provare il nuovo Smart Goals (tradotto Obiettivi Intelligenti in italiano).

Questi obiettivi sono offerti da Google Analytics e  vengono creati per aiutare le aziende che non hanno ancora un mezzo per misuraree monitorare le conversioni e  per ottimizzare le proprie campagne: gli specialisti in questa situazione sono molti.

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La peculiarità principale degli Smart Goals è che non misura le azioni prese in un sito web di un pubblicitario, come già fanno gli strumenti di tracciamento e gli obiettivi di Google Analytics. Gli Smart Goals utilizzano i dati delle conversioni anonime utilizzando Google Analytics per identificare le visite migliori, per convertirli sul modello di Google.

Sempre secondo l’algoritmo di machine learning, si possono ora creare obiettivi intelligenti. Dalle informazioni ottenute vengono identificati quei fattori che permettono di ottenere più successo nelle conversioni, come ad esempio la durata delle sessioni, le pagine visitate durante le visite, la localizzazione, il dispositivo e il browser utilizzato. In breve, le visite migliori vengono identificate come “smart goal”; Analytics identifica le visite migliori nel traffico di un sito e successivamente classifica le migliori.

Per impostare gli Smart Goals è necessario avere un account di AdWords e uno di Analytics. Una volta loggati in Google Analytics, occorre selezionare la voce “Smart Goals” o “Obiettivi Intelligenti” sotto la voce “Obiettivi” nel pannello dell’utente.

Un’impostazione interessante è che Smart Goals non si attiva automaticamente. L’unica azione necessaria per attivarli è selezionare “obiettivi intelligenti” come tipologia di obiettivo. Il report relativo sarà già in funzione sebbene il goal non sia stato ancora creato, modo per comprendere come funzionerebbe questo sistema prima di attivare i goal; senza attivazione, però, gli obiettivi intelligenti non potranno essere importati su AdWords per ottimizzare le proprie campagne.
Per essere utilizzabile, Analytics ha bisogno di ricevere almeno 1000 click da AdWords nel periodo di un mese per verificare la validità dei dati.

Smart Goals, comunque, verrà presentato entro qualche settimana.