Da quando Edward Snowden è diventato un nome familiare per il web, i giganti della tecnologia stanno competendo come mai in precedenza per vantarsi dei diritti della privacy. In questa gara, Google potrebbe essersi ritirato dal gruppo. E Whatsapp, potrebbe essersi schiantato al suolo alla linea di partenza.
Nell’annuale cartellino del punteggio che stila la Electronic Frontier Foundation, che valuta la protezione dei dati degli utenti dalla sorveglianza del governo e dalla censura, Google è stato valutato con 3 stelle su 5 per la prima volta. Nel 2014, ottenne un risultato perfetto, e altri risultati tra i migliori nell’industria della tecnologia per i tre anni precedenti.

La valutazione di Google continua ad avere di gran lunga prestazioni migliori rispetto ai concorrenti – WhatsApp, AT&T e Verizon. Ma data la leadership che Google ha avuto in precedenza, rispetto alla lotta contro le richieste di dati del governo, il comportamento della compagnia viene definito “deludente”  dall’avvocato della Electronic Frontier Foundation. In almeno due categorie sulla protezione della privacy, Google non è più inserita.

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La Electronic Frontier Foundation ha accusato Google su un paio di punti importanti: il gigante del web non comunica più agli utenti l’intera entità del mantenimento dei dati, una mancanza di trasparenza che è andata a crescere da quando Google ha lanciato più prodotti e servizi. Inoltre, la compagnia non si è impegnata a comunicare la politica che può tenere all’oscuro alcuni utenti sorvegliati riguardo la propria violazione della privacy, nonostante sia legalmente necessario dopo molto tempo.

Si è molto puntato sulla questione in cui le forze dell’ordine possano segretamente chiedere dei dati di un utente per poi scoprire che la richiesta era errata, o che l’utente non era veramente incriminato. Comunque, Google non sarebbe obbligato dalle proprie politiche a dire all’utente che i propri dati siano finiti in mano ai federali. Ciononostante, ogni utente ha il diritto di sapere se il governo sta investigando sui propri dati. Senza una promessa di una notifica dopo un ordine simile, non lo si saprà mai, e tutto ciò non è okay.

I rimproveri della EFF a Google e Twitter non sono lontanamente comparabili alle severe critiche a WhatsApp

La EFF ha dichiarato di aver chiesto a marzo a Google di impegnarsi a rivelare le richieste dei dati per cui l’obbligo di non pubblicazione è scaduto. I membri della Electronic Frontier Foundation si sono detti sorpresi che da giugno, Google non abbia ancora cambiato la propria politica.

Twitter, che ha ottenuto anch’essa ottimi risultati in alcune precedenti valutazioni della EFF, ha perso una stella a causa dell’obbligo di non pubblicazione scaduto. Mentre Apple e Dropbox hanno registrato degli ottimi risultati.
Sia Google che Twitter non si sono pronunciati sulle stime.

Nonostante I rimproveri a Google e Twitter, la EFF non ha risparmiato le severe critiche a WhatsApp. Dal report si accusa la compagnia di messaggistica per la non pubblicazione di alcuna informazione circa l’uso dei dati degli utenti né di quanto li consegni al governo, non promettendo alcun avviso agli utenti riguardo queste divulgazioni, e nemmeno impegnandosi a ordinare una garanzia dalle forze dell’ordine prima di cedere i dati personali di un utente.

La EFF aveva avvertito WhatsApp un anno fa dell’inclusione nel report, e ad ora ha provveduto ben poco alle proprie pratiche riguardanti la privacy; si spera che dopo l’acquisizione da parte di Facebook, queste politiche vengano modificate, dati i deludenti risultati ottenuti in questa valutazione.

La startup acquisita da Facebook ha accennato che sta cercando di acquisire la fiducia degli utenti riguardo la  tutela della privacy; Il co-fondatore Jan Koum ha affermato che WhatsApp è stato creato per ostacolare le intercettazioni. La compagnia ha anche adottato un sistema Textsecure end-to-end di messaggistica criptata per i messaggi di Android. Ciononostante, le attuali politiche sulla privacy non sono state rimpiazzate da regole più rigide contro la sorveglianza, e anche il sistema di messaggistica criptato non è stato esteso ad iOS, applicato alla messaggistica di gruppo anziché ai messaggi diretti.

AT&T e Verizon hanno ottenuto entrambi punteggi negativi, con rispettivamente 1 e 2 stelle su 5. Hanno fallito, stando alla EFF, nella lotta contro la sorveglianza illegale nei loro prodotti. Inoltre, non hanno rivelato le proprie politiche sul mantenimento dei dati e non hanno notificato gli utenti quando diventano oggetto di intercettazione da parte del governo.

Nemmeno queste compagnie hanno commentato la propria valutazione. È chiaro che sia AT&T che Verizon hanno molto lavoro da fare per raggiungere risultati migliori, in termini di privacy.

 

Date le spaventose prestazioni da parte di questi giganti della tecnologia, sembra scorretto puntare il dito solamente contro Google per il proprio rallentamento nella protezione dei dati degli utenti.
In effetti, però, Google possiede un numero abnorme di dati degli utenti, e tutti gli utenti hanno informazioni riservate a Google. Proprio per questo, forse è il caso che Google provi a rendere migliori le pratiche della privacy rispetto ad altre compagnie trovate sul campo.