Come riconoscere una agenzia SEO professionale

Riuscire ad identificare la professionalità di una agenzia SEO non è così semplice, anche perché vi sono così tante sfaccettature del concetto di “campagna SEO tradizionale” che è quasi impossibile identificarne una basilare. E trovare le differenze tra un’azienda mediocre e un’ottima azienda nel mondo della SEO non è un’impresa semplice, soprattutto se non si sa nulla in merito diventa ancora più complicato capire se l’azienda assunta sta svolgendo o meno un buon lavoro.

Se avete assunto un’azienda e ci si sta chiedendo se il lavoro che sta facendo va bene per il vostro business, in questo articolo troverete una piccola guida che potrà aiutarvi a farvi un’idea più chiara su ciò che un’azienda che si occupa di SEO dovrebbe assolutamente fare.
Se uno o più di questi punti si rilevano veri, forse è ora di cercare un’altra agenzia.

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  1. Non si notano i progressi. – A scanso di equivoci chiariremo che nel mondo della SEO, la parola “progresso” è piuttosto discutibile e che durante i primi mesi di assunzione è normale non vedere nessun risultato, o comunque scarsi progressi. Ovviamente il successo, per essere duraturo, deve essere costruito grazie ad un lavoro minuzioso ed impegnativo che richiede tempo per essere svolto; di conseguenza, anche i primi segnali si mostreranno dopo qualche tempo. In ogni caso, se dopo qualche mese non si nota alcun cambiamento positivo in termini di posizionamenti, autorità e traffico in entrata, forse è il caso di comunicare seriamente con l’agenzia. Chiaramente non si parla di due o tre mesi, ma di molto più tempo: allora sì che sarà il momento di considerare un cambiamento.
  2. Non cambia mai nulla. – La SEO non rimane mai la stessa per molto tempo. C’è sempre qualche aggiornamento dei motori di ricerca, un nuovo trend o qualche nuova tecnologia da utilizzare per competere. Una buona agenzia prende nota di questi cambiamenti e aggiorna le proprie strategie per andare incontro ad essi. Anche la consistenza è qualcosa di importante: se la propria agenzia non ha mai proposto qualche aggiornamento alle strategie correnti, c’è qualcosa che non funziona. E in quel caso, la cosa migliore è cercare un’agenzia che stia al passo con i tempi e che segua il cliente in modo professionale.
  3. Vengono creati link inbound di scarsa qualità. – Il link building è una delle tecniche più difficili da attuare in una campagna SEO e probabilmente anche la più importante. La qualità dei link può aumentare o ridurre l’efficacia di una campagna SEO, e l’integrità dei link è uno degli indicatori più importanti della qualità di un’agenzia. Questo perché i link di scarsa qualità sono facili da creare e sono molto economici, mentre i link di una certa rilevanza richiedono un investimento ben più corposo, un lavoro molto più professionale e uno sforzo maggiore. I link di buona qualità si riconoscono perché sono contestualmente appropriati, appaiono nelle ricerche, portano a contenuti ben scritti e a domini di un certo livello. Al contrario, i link di scarsa qualità non sono rilevanti, sono postati casualmente senza un criterio definito e sono pubblicati su domini di dubbia provenienza o irrilevanti. Nel momento in cui si nota una tendenza alla creazione di link di scarsa qualità, occorre pensare ad un investimento serio.
  4. I contenuti non soddisfano. – I contenuti e la SEO sono uniti da un legame inseparabile e vanno di pari passo: è impossibile cercare di creare una campagna SEO sana senza le stesse basi per quanto riguarda il content marketing, ed è impossibile produrre contenuti rilevanti senza aver ottenuto alcuni benefici dalla SEO. Un’agenzia professionale deve aver ben chiaro questo concetto e soprattutto deve aver incentrato gli sforzi sul content marketing, rendendo appunto il contenuto l’obiettivo principale. Negli ultimi tempi la qualità dei contenuti è cresciuta perciò occorre stare di pari passo alle tendenze se si vuole sopravvivere, e cercare di comprendere come emergere nella propria nicchia. Se l’agenzia assunta non si pone il problema, sarà meglio considerare un’altra azienda a cui affidarsi.
  5. Non aver idea di ciò che succede. – Se non avete idea di ciò che sta facendo l’azienda che avete assunto o se non riuscite ad interpretare i risultati, sarà meglio trovare un’altra agenzia. Avere una mancanza di familiarità con la strategia in uso o il non avere esperienza non sono delle buone scuse: un’agenzia professionale informa il cliente di tutto ciò che succede e chiarisce i risultati che si vedono. Se non lo fa, evidentemente si sta affidando a mezzi poco consoni; se non hanno tempo di far capire ciò che sta succedendo evidentemente il risultato per loro non è così importante; se non riescono a comunicare con voi, clienti, il personale non è professionale.

 

Ci sono molte aziende diverse là fuori: piccole, grandi, costose, specializzate, generiche e tutto ciò in mezzo tra queste definizioni. Se l’azienda che avete assunto non vi soddisfa o non vi sentite seguiti nella campagna, se la comunicazione è faticosa e poco chiara, basta cercarne una nuova che sappia capire le vostre esigenze e riesca a farvi capire ciò che avverrà nella campagna che migliorerà il vostro business, proprio come un vero professionista del settore dovrebbe fare.

Risparmiare nel web marketing: oggi è possibile

Cosa suona meglio? Spendere migliaia (o milioni) di euro in pubblicità cartacea o televisiva, piuttosto che in campagne il cui ritorno sugli investimenti sono delle incognite, o risparmiare e integrare soluzioni semplici nella propria strategia di marketing corrente ed essere più vicini ai propri consumatori? Il marketing non deve necessariamente essere costoso, piuttosto deve essere pensata in modo intelligente perché abbia dei ritorni importanti.

Il mondo digitale propone infinite possibilità per utilizzare il marketing targettizzato per raggiungere l’esatto pubblico che si desidera, e le aziende mondiali stanno cambiando piani di marketing per trarne vantaggio.
Prima di implementare nuovi piani per l’azienda, occorre fare un audit di ciò che si spende e in cosa viene speso il denaro, e capire come queste tattiche possano essere in linea con il proprio piano aziendale. E soprattutto, occorre fare un bilancio delle spese per essere sicuri che in caso di cattivo rendimento, ciò non determini il fallimento della propria azienda. Per questo motivo è importante badare a spese, soprattutto in un campo incerto come il marketing, in cui ottimi risultati possono essere ottenuti anche grazie a campagne economiche ma ben pensate.
E ci sono diverse tecniche da valutare, prima di decidere di destinare gran parte dei fondi aziendali a pratiche costosissime e incerte.

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  1. Potenziare le pagine social

Nel caso non fosse ancora chiaro, avere delle pagine social di questi tempi è fondamentale. E pensare di poterle evitare significa limitare enormemente la possibilità di attrarre nuovo pubblico, di farsi conoscere, di farsi apprezzare. Per questo è essenziale potenziare al meglio le pagine Facebook e Twitter, ma anche Instagram e Pinterest (a seconda delle esigenze e del tipo di marketing).
Inoltre, farlo vi farà risparmiare centinaia, migliaia di euro in alternative di marketing.  Ma cosa permette di fare una pagina social? Una pagina social vi permetterà di:

  • Avvertire i followers delle promozioni correnti e degli aggiornamenti riguardanti l’azienda
  • Offrire supporto ai clienti e di ottenere un feedback istantaneo
  • Connettersi con i brand più influenti nel proprio campo
  • Ottenere la copertura dei media condividendo contenuto e news

Quanto costerebbe ottenere tutto ciò, senza prendere in considerazione i social?

  1. Pensare in termini di SEO

Parlando di motori di ricerca, ci sono diversi modi per dare un impulso alle possibilità di essere tra i primi risultati nei primi motori di ricerca  e se n’è sempre parlato molto. Alcune sono tecniche complesse, altre sono molto semplici e non richiedono alcun costo nell’essere implementate, come ad esempio:

  • Determinare quali parole chiave si rapportano meglio al proprio brand, ma soprattutto quelle a cui i potenziali fanno riferimento per cercare ciò che viene offerto
  • I contenuti sul sito, sui blog e sui social media richiedono soltanto tempo per essere pensati e condivisi, ma sono tra le fondamenta di una qualsiasi strategia di marketing di oggi
  • Utilizzare plug-in SEO gratuiti, come Yoast per WordPress, che aiutano a ottimizzare le pagine web e le intestazioni, le meta descrizioni, i sottotitoli e i tag alle foto
  • Generare backlink lavorando con nuovi brand simili e condividere link dei propri prodotti tramite le recensioni o il guest blogging

Un’altra parte essenziale del marketing di successo è assicurarsi che i prodotti e i canali che li rappresentano funzionino bene e rendano felici e soddisfatti gli utenti. È fondamentale anche avere un design responsive al proprio sito, così che sia facilmente leggibile anche da chi lo visita mediante un dispositivo portatile. Inutile dire che ogni malfunzionamento del sito porterà a screditare l’attività, sia da parte degli utenti che da Google.

  1. Dare delle ricompense per le (buone) recensioni

Avvicinare nuovi clienti è senz’altro la priorità assoluta, ma tenersi stretti quelli che si hanno e incentivarli a far crescere il network per te fa ovviamente risparmiare denaro. Spingere i clienti a parlare delle loro esperienze avute con la vostra azienda farà crescere il numero dei potenziali clienti in un batter d’occhio, a costo zero. Ovviamente, però, i clienti che si impegneranno a farlo saranno più incentivati se sanno che li aspetta una ricompensa (uno sconto, un voucher..). Anche perché se lo saranno meritati. Ma non è una tecnica che farà felici solo le aziende, ma anche i consumatori: infatti, saranno loro per primi a essere soddisfatti (chiaramente se i prodotti permettono di esserlo), e verrà naturale referenziare l’azienda da cui hanno acquistato un determinato prodotto agli amici.
E l’azienda, intanto, risparmia su altre strategie di marketing.

  1. Condividere contenuto di alta qualità

Il content marketing via blog, video e foto costerà un po’ di sforzo generale ma è la strategia che rende più di tutte, dando infiniti benefici, soprattutto se una campagna di content marketing riesce a diventare virale.
I contenuti postati regolarmente pagano in termini di nuovi clienti (l’82% di specialisti hanno guadagnato clienti grazie al blog) e danno credibilità ad un’azienda soprattutto sul nascere, ma anche durante il suo percorso di vita facendola apparire stabile e vicina ai clienti.
Non a caso nel mondo del web marketing si continua a portare avanti l’idea di “umanizzare” le aziende e di evolvere le strategie basandosi sui clienti e sui commenti che lasciano sulle pagine social. Perché non provare, dunque, soprattutto a costo zero?

In fondo basta saper scegliere in modo corretto: tutto dipende dal budget aziendale, dagli obiettivi che ci si pone e a quanto si è disposti a sacrificare per ottenere ciò che si vuole (nonostante il raggiungimento degli obiettivi non sia così scontato). Quindi, anziché destinare sin da subito migliaia di euro in campagne personalizzate, perché non provare prima con delle semplici tecniche che daranno gli stessi risultati, risparmiando sul budget aziendale che potrà servire in futuro alla crescita dell’azienda?

Come definire la mission aziendale tramite il proprio sito

Ancora prima di pensare a un qualsiasi miglioramento del proprio sito web (che riguardi la SEO o qualsiasi altra cosa), bisognerebbe chiedersi: qual è la missione del sito web? Perché le persone dovrebbero visitare questo sito, leggerne i post o comprare i prodotti in vendita? Qual è lo scopo del portale? E rispondere a queste domande dovrebbe essere naturale e dovrebbe avvenire in modo rapido.  In questo post spiegheremo l’importanza di avere una missione ben precisa e soprattutto di come comunicarla al proprio pubblico.

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Cos’è una missione?

La missione del proprio sito web consiste nelle idee che si hanno a proposito del proprio portale e della propria compagnia. Ogni proprietario di un qualsiasi sito web ha delle aspettative riguardo i propri visitatori. Ovviamente si vorrà che questi leggano i post che vengono scritti o che comprino i prodotti venduti, o forse li si vuole informare o intrattenere
La cosa più importante prima di cominciare a far qualsiasi miglioramento al proprio sito web è quindi quello di pensare alla propria mission. E occorre pensarci con una certa serietà. Non è semplice avere bene in mente cosa si vuol fare, infatti questo è uno dei problemi principali che un sito possa avere (o meglio, che i proprietari dei siti hanno). Molti non chiariscono qual è la propria offerta e cosa la rende così speciale.

Come si definisce la propria mission?

Innanzitutto occorre prendersi del tempo mettere per iscritto qual è in definitiva la propria missione, e bisogna farlo avendo chiaramente in testa cosa si vuole fare, pensando a un messaggio da inviare al proprio pubblico. Una volta che questo messaggio è chiaro, sarà più facile comunicarlo ai clienti.
Per aiutarsi a formulare la fantomatica missione, ci si può aiutare rispondendo ad alcune domande che dovrebbero avere una risposta chiara sin da subito:

  • Cosa può fare la gente con il prodotto/informazione/servizio che offro tramite il mio sito?
  • Cosa rendono le mie idee o i miei prodotti unici?
  •  Come può, il mio prodotto o servizio, migliorare la vita del mio cliente?
  • Perché le persone dovrebbero comprare il mio prodotto o servizio sul mio sito e non su un altro (magari più economico o più conosciuto)? Perché le persone dovrebbero seguire i miei consigli e non quelli di un altro blog?
  • Qual è la ragione per cui sto offrendo il prodotto/servizio/informazione, oltre al profitto?
Come fare per far conoscere la missione aziendale al proprio pubblico?

Una volta che la missione è chiara, è possibile vedere se sul proprio sito si ha la percezione che questo messaggio arrivi anche ai clienti. Occorre innanzitutto focalizzarsi sull’home page e le landing page, perché sono appunto le pagine a cui i visitatori accedono entrando nel sito. Prendendosi il proprio tempo, è molto importante chiarire i punti facendo in modo di evidenziare i più importanti. L’attenzione delle persone verso qualcosa è piuttosto effimera, soprattutto nel web. Quindi è importante riuscire a esprimere un concetto in modo chiaro, rapido e diretto sin da subito.

Ci sono un paio di modi per assicurarsi che la propria missione e i propri intenti siano chiari al proprio pubblico: scrivere  contenuto introduttivo di alto livello, assicurarsi che le intestazioni e le tagline siano chiari e inserire foto di alta qualità e pertinenti al contenuto che si presenta.

1. Contenuto introduttivo

Tanto per cominciare, l’homepage e le landing page in generale devono assolutamente includere un’introduzione che sia chiara. In questo testo bisognerà spiegare la missione del proprio sito sin da subito, in modo da proporla al pubblico senza utilizzare mezzi termini e giri di parole. Di che cosa si occupa il sito? Cosa si sta vendendo? La cosa più importante è assicurarsi che il messaggio sia molto chiaro e che la forma sia adatta al pubblico a cui ci si rivolge. Attenzione a non eccedere con i concetti e con le parole, due paragrafi andranno benissimo!

2. Intestazioni e tagline

Un altro modo per comunicare la propria missione al pubblico è quella di fare un buon utilizzo di intestazioni e tagline: cosa sono? Per intestazione si intende il titolo di una pagina o di un post, mentre una tagline è una parola o una piccola frase che chiarisca ciò a cui si riferisce un contenuto. Può essere una piccola spiegazione del titolo o una descrizione del brand.

È fondamentale che i titoli e le tagline comunichino con precisione il nocciolo della questione di un prodotto o di un contenuto, in generale. E qui si entra nello stile di scrittura e nella scuola di pensiero. Meglio una frase di impatto o una esplicativa, che lasci il cliente a meditare su ciò che vuole fare? Ovviamente ognuno penserà a ciò che è più adatto per il proprio mercato, creando una frase che convinca il cliente a convertire. Un piccolo accorgimento, però, è quello di rivolgersi al pubblico con delle frasi che implichino delle reazioni e delle azioni da parte dei clienti, ad esempio: “migliora il tuo sito con SEOceros!”.

3. Fotografie

Il terzo e ultimo modo per chiarire la propria mission aziendale con il pubblico è quella di fare un buon uso delle fotografie. La maggior parte dei prodotti esposti su un sito viene accompagnata con delle foto relative, ma prima di caricare una fotografia è necessario pensare a cosa vorrebbe sapere veramente un cliente prima di effettuare un acquisto. Molto spesso le fotografie sono eccessivamente ritoccate, riducendo l’autenticità della fotografia in sé che sarà meno fedele al prodotto pubblicizzato. Perché è vero che una fotografia deve essere allettante, ma è anche vero che se un cliente acquista un prodotto aspettandoselo in un determinato modo, quando lo riceverà e si accorgerà che è molto diverso terrà presente quest’esperienza prima di effettuare un nuovo acquisto.

Quindi: essenziali sono le foto di alta qualità, ma è altrettanto importante che siano fedeli all’aspetto originale del prodotto.

Conclusione

La missione principale di un’azienda è quella di offrire qualcosa di unico al mercato: alcune idee sono ottime, alcune no, e l’importante è saperle riconoscere prima di danneggiare la propria azienda e rimanere delusi delle proprie aspettative. Ma soprattutto la missione è saper comunicare al proprio pubblico queste ottime idee, che poi sarà il giudice della vostra missione e, in fin dei conti, sarà quello che vi permetterà o meno di avere successo. Quindi, è importante definire da subito le proprie missioni!

Twitter introduce i conversational ads

Quale azienda non ha mai utilizzato i social media per promuovere la propria attività? Sicuramente ci si sarà anche imbattuti negli hashtag, ovvero delle parole anteposte dal simbolo “#” utilizzate per rintracciare tutti i contenuti riguardanti quella determinata parola. Ogni tanto però capita anche di imbattersi in alcuni abusi di questi preziosi strumenti, ad esempio quando si utilizza un hashtag troppo lungo in un intervento. Chi mai ricercherà un #hashtagcosìlungoperrintracciaredeterminatipost? Nessuno. Questo è il caso di un abuso. Gli hashtag in genere devono essere brevi e soprattutto occorre pensare a quanto possano essere utilizzati per rintracciare determinati contenuti, prima di inserirli.

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Twitter può senz’altro essere considerato il padre dell’uso di hashtag, che con il tempo si è poi introdotto in altri social network. Ora, la celebre azienda sta introducendo un formato tutto nuovo delle inserzioni che concilino l’utilizzo delle pubblicità con appunto gli hashtag, per potenziare ulteriormente questi strumenti. Ma di che cosa si tratta, di fatto?

Essenzialmente parliamo di tweet promossi e sono stati battezzati con il nome di conversational ads. L’hashtag includerà un pulsante call-to-action con diversi hashtag che il proprietario può creare per la propria campagna; il pulsante servità a scegliere tra gli hashtag all’interno del tweet e ritwittare l’inserzione.
Twitter ha mostrato come esempio una compagnia di caffè che potenzialmente promuove le proprie miscele speciali. L’hashtag ad di Twitter chiede ai followers di scegliere una miscela e offre due pulsanti d’azione diversi sottostanti al tweet in cui i consumatori possono scegliere.

Una volta che l’utente ha cliccato, il pulsante apre un editor di tweet con un messaggio preimpostato dall’azienda dell’annuncio, assieme all’hashtag della campagna. Il consumatore può aggiungere qualsiasi messaggio voglia twittare e condividerlo sulla propria timeline. Il tweet condiviso conterrà anche delle foto originali della compagnia derivanti dall’inserzione.
Per mantenere l’atteggiamento polite, l’azienda che pubblica l’inserzione invia un messaggio di ringraziamento alla persona che ha condiviso l’annuncio. Perché è sempre bello, comunque, far sentire importanti i propri consumatori; soprattutto se questi rimarranno fedeli al brand.

Secondo Twitter, le nuove tipologie di inserzioni aiuteranno la crescita di contenuti senza extra budget da dover impiegare e promuoveranno le “conversazioni organiche”.

Sembra che le inserzioni possano offrire ai consumatori un modo di partecipare alla campagna pubblicitaria del brand, appunto votando, rendendo così attivo il comportamento del consumatore.

Sebbene i nuovi “conversational ads” siano ancora in versione di prova, già grandi aziende come Samsung e Lifetime stanno provando questo servizio nuovo di zecca.
Twitter ha affermato in una dichiarazione che la versione beta delle inserzioni è disponibili per dei brand selezionati, ma che comunque l’azienda rimane al servizio dei clienti per dei chiarimenti e delucidazioni in merito, rendendosi disponibile grazie alla pagina dei contatti.

Google Panda e gli aggiornamenti misteriosi di Google

In questi giorni Google ha confermato che c’è stato un aggiornamento dell’algoritmo dei posizionamenti durante il weekend, informando inoltre che Panda è ormai parte dell’algoritmo che riguardano appunto le classificazioni. Entrambe le informazioni sono state date in questi giorni, sebbene la news riguardante Panda si intuiva già da mesi, a differenza dell’aggiornamento dello scorso weekend.

Riportando le due notizie nello stesso giorno, è possibile che si sia creata confusione nell’industria della SEO. Inoltre, quando generalmente Google annuncia più informazioni riguardanti i propri algoritmi con la community, spesso capita che scaturisca perplessità e domande a cui gli utenti richiedono chiarimenti. Facciamo un po’ di chiarezza, per quanto possibile.

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L’aggiornamento dello scorso weekend non ha riaggiornato le penalità di Panda

Dal momento che Google ha dichiarato che Panda fa effettivamente parte dell’algoritmo principale delle classificazioni, alcuni avrebbero potuto pensare che l’aggiornamento della scorsa settimana abbia stabilito altri punteggi di Panda e abbia peggiorato ulteriormente le posizioni di quei siti già precedentemente puniti.
Ma non è così.

Gary Illyes di Google ha dichiarato apertamente su Twitter che l’ultimo aggiornamento non ha nulla a che fare con i segnali di Panda. Precisamente, ha detto (con un po’ di ironia): “i recenti sbalzi che avete notato nei posizionamenti non hanno nulla a che fare con Panda o con altri animali”.

Google Panda non opera in tempo reale

Ci si è chiesti, inoltre, se Panda funzionasse in tempo reale. Stando alla risposta di Gary Illyes, non è così. Infatti il webmaster di Google ha dichiarato che “ciò che si dice a proposito di Panda in tempo reale è sbagliato”. Ha inoltre specificato che Panda non opera immediatamente o in tempo reale.

Sulla questione si è pronunciato anche John Mueller di Google con un video, in cui spiega (al minuto 28) che i risultati di Panda non si vedono in tempo reale o quando l’algoritmo principale si aggiorna.

Regolarizzare gli aggiornamenti di Panda?

Mueller ha anche aggiunto: “Credo sia qualcosa in cui cerchiamo di guardare alla qualità di un sito, e capiamo quali hanno una qualità migliore e quelli che in generale sono di bassa qualità, prendendo in considerazione questi fattori per la classificazione del sito. Questo essenzialmente è un modo di rendere gli aggiornamenti un po’ più veloci e un po’ più regolari”.

Dopo qualche secondo ha aggiunto che non ha promesso che sarà così, ma pensa possa diventarlo.

Cosa significa che Panda è parte dell’algoritmo principale?

La più grande confusione riguarda il fatto che si sta ancora parlando di alcuni aspetti dell’algoritmo di Panda come se non fosse parte integrante dell’algoritmo principale. Cosa significa che Panda è parte dell’algoritmo centrale? Funzionano assieme? Alcune parti funzionano assieme all’algoritmo principale? Oppure Panda è a sé stante?

Cosa ha impattato, allora, l’aggiornamento della scorsa settimana?

Molte persone hanno notato un grande aggiornamento durante lo scorso weekend, e si sa anche che non è relazionato a Panda. Ma allora, su quale tipologie di sito ha avuto un impatto? Generalmente Google non parla di segnali di posizionamento e aggiornamenti. Che fosse, allora, uno dei tanto temuti “phantom updates” (aggiornamenti fantasma) di cui si parlava tempo fa?

Qual è la differenza, ora che Panda è parte dell’algoritmo principale?

La domanda più grande è: come si differenzia in termini di classificazione e di impatto? Cosa cambia, per i webmaster, ora che Panda è parte dell’algoritmo principale? Google non ha ancora risposto a questa domanda, ma avendola ricevuta si spera che possa farlo.

In definitiva, questi sono i dubbi principali che sorgono ora tra i webmaster e nel campo della SEO in generale, dopo aver appreso di un aggiornamento all’algoritmo primario durante la scorsa settimana e del fatto che Panda sembra esser parte di esso.
Tutto ciò condurrà a più confusione, ma quantomeno sono stati evidenziati i dubbi e le perplessità.
Ci si aspetta, quindi, una risposta da Google.

4 tecniche SEO che danneggeranno il vostro portale

Quando si parla di SEO non c’è mai nulla di certo, un po’ come quando si parla di qualsiasi campagna di marketing. Le posizioni nei risultati di ricerca non sono più così stabili e possono cambiare molto rapidamente grazie ai link inbound, a nuovi contenuti o a dei concorrenti che competono con altri strumenti per conto proprio. Ma soprattutto Google cambia molto spesso l’algoritmo per cercare di dare migliori risultati agli utenti, rimescolando i posizionamenti. E  quando si commette un errore, di solito gli effetti sono a lungo a termine.

Comunque, in un mondo così instabile come quello del web marketing e più precisamente di quello riguardante la SEO, ci sono diverse tecniche SEO che andrebbero evitate per evitare il collasso del proprio sito web: sono tecniche ampliamente sconsigliate e ritenute danneggianti, tant’è che, se le si utilizza, si può incorrere in penalità e nella riduzione drastica della visibilità online nei risultati di ricerca. Ecco le quattro principali.

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  1. Inserire troppe parole chiave. Le parole chiave sono ancora molto utili per accaparrarsi il traffico online, ma occorre separare il concetto di inserire qualche parola chiave che corrisponda effettivamente al contenuto scritto e riempire di parole chiave il contenuto soltanto per aggiudicarsi delle visite. Il secondo metodo non è più così efficace come si pensa, dal momento che l’algoritmo di Google utilizza la ricerca semantica anziché i metodi d’identificazione basati sulle parole chiave.
    Proprio per questo motivo, a causa appunto dell’algoritmo di Google Panda, riempire troppo i contenuti di parole chiave non è una buona mossa; al contrario, si può rivelare una tattica dannosa per il proprio portale.
  1. Pubblicare contenuto di scarsa qualità. Il riempimento di parole chiave non è l’unico motivo per cui si può essere penalizzati. Uno di questi è senz’altro il troppo contenuto di scarsa qualità: infatti, postare materiale non particolarmente rilevante può danneggiare la credibilità del sito a lungo termine sia per i motori di ricerca che per i visitatori che accedono al sito web. Per “contenuto di scarsa qualità” si intendono articoli eccessivamente corti, scritti in modo inaccurato, troppo generico e vago, che non dà alcuna informazione che sia d’aiuto per gli utenti. D’altronde, Google si sforza di propinare materiale di un certo livello ai propri utenti, soprattutto che non contengano errori. Ecco qualche consiglio per migliorare i propri contenuti.
  1. Agire in modo sospetto.Varietà è la parola chiave anche per quanto riguarda l’ambito della SEO. Qualche esempio? Prendiamo in considerazione i link inbound che conducono al proprio sito web: chiaramente, questi link devono provenire da fonti diverse, da diversi tipi di contenuto e devono mirare a pagine distinte. Perché? Perché altrimenti sarà palese, per gli algoritmi di Google, che si sta cercando di manipolare la propria posizione nei risultati di ricerca. Ma la varietà non è importante soltanto per quanto riguarda i link inbound, ma dev’essere un processo che coinvolge diversi ambiti: variare i link e i contenuti sarà senz’altro una mossa che verrà premiata poiché renderà sempre più credibile il proprio portale ai motori di ricerca.
  1. Migrare irresponsabilmente. Rivedere il design del proprio sito o addirittura migrare può essere emozionante, ma non si possono trascurare i requisiti per completare una migrazione in sicurezza. Innanzitutto va aggiornata la mappa del sito e inserire i reindirizzamenti 301 per le pagine vecchie; successivamente vanno rivisti i meta-dati, tra gli step necessari. Trascurare questi passaggi estremamente delicati potrebbe voler dire sabotare il valore dei link inbound attualmente esistenti, interferendo con l’indicizzazione del sito per Google o addirittura diminuire l’autorità generale del sito.

Se si è preoccupati per le conseguenze negative a lungo termine relative al posizionamento del sito web, occorre ricordarsi di questi errori facilmente commettibili nella SEO. Innanzitutto sono quasi tutti errori che si possono evitare, proprio perché li si commette consciamente (tranne la migrazione del sito, probabilmente). La buona notizia, però, è che sono errori che, nonostante si trascinino delle conseguenze a lungo termine, sono comunque sanabili. Risanare vuol dire, comunque, perdere tempo per sistemare qualcosa che con un minimo di accorgimento non si sarebbe danneggiato.
Ora sapete cosa evitare!