Consulenza SEO: come comportarsi con i clienti?

Nell’industria della SEO capita molto di frequente che i clienti non si fidino dei consigli che le agenzie raccomandano loro, magari lamentandosi successivamente degli scarsi risultati ottenuti che si aspettavano arrivassero dalla campagna SEO pianificata. Qualche esempio? Incremento della visibilità, del traffico, delle conversioni, etc.
Agendo d’istinto, ci si potrà rivolgere al cliente in modo forse un po’ troppo diretto, ma è bene pensare anche al perché effettivamente un cliente non ha implementato le modifiche consigliate. Vediamo alcune ipotesi:

  • Il cliente non ha avuto il tempo materiale o le fonti necessarie per effettuare i cambiamenti consigliati
  • La burocrazia o la politica interna dell’azienda ostacola il processo
  • Per una mancanza di sviluppatori qualificati
  • A causa di costi elevati associati alle modifiche
  • Limitazioni del CMS.

Non sempre, però, il cliente comprende che se i cambiamenti SEO non verranno implementati, il proprio brand conoscerà un periodo di declino.
L’agenzia SEO che si prende carico di attuare i cambiamenti pianificati con il cliente dovrebbe eseguire una prassi prima di prendersi carico del lavoro, cercando di gestire al meglio la situazione sin da subito.

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#1: Educazione del cliente

Il primo compito fondamentale di un’azienda di consulenza SEO è quello di educare tutti i portatori di interessi e i dirigenti dell’importanza che ha la SEO nel mondo del web, identificando la strategia da voler adottare e spiegando in modo dettagliato come ogni minimo cambiamento potrà avere un impatto sulla campagna, contribuendo ad aumentare il ritorno sugli investimenti.
Sicuramente avere dei documenti che attestino l’efficacia dei propri consigli per i propri clienti (magari mostrando dei grafici, dei report, etc.) avrà un impatto benefico sul cliente, che riporrà più facilmente la propria fiducia nell’azienda SEO, soprattutto se questo è nuovo nel campo.

Una volta che il cliente comprende come la SEO può aumentare le vendite e generare potenziali clienti, sarà senz’altro più incline a seguire la linea proposta.

#2: Ruoli, responsabilità, risorse e limitazioni

Quando ci si prende carico del lavoro per un cliente, è fondamentale discutere in modo chiaro riguardo i ruoli e le responsabilità di ogni parte, cercando di scoprire se il cliente detiene le risorse necessarie per implementare ciò che gli è stato raccomandato.

Se i clienti non hanno le risorse o il tempo per la gestione o l’implementazione, è bene specificarlo in un documento che sarà poi il contratto, cercando successivamente di proporre una quota per l’implementazione. Essenziale sarà anche verificare di aver a disposizione degli sviluppatori che hanno dimestichezza nell’implementare dei cambiamenti URL, on-page e così via per diverse piattaforme.

Se il cliente ha a disposizione solo poche ore per quanto riguarda lo sviluppo e i cambiamenti tecnici, si dovranno “dimezzare” i consigli dando la priorità ai più importanti, di maggior impatto, ad esempio: gli articoli che avranno maggior impatto sul traffico, la visibilità e le conversioni.

Inoltre, prima che il contratto venga firmato, è bene assicurarsi che il cliente spieghi i problemi specifici e le frustrazioni avute con l’attuale campagna SEO: nel contratto dovranno essere chiariti anche cosa  voler modificare e se esistono delle soluzioni disponibili ove occorrano delle limitazioni.

Nel caso di alcune limitazioni che non possono essere riparate, è molto apprezzabile suggerire una nuova tecnologia basata sulle esperienze precedenti, determinando le tempistiche attuare le modifiche; in caso contrario, bisognerebbe specificare qualche altra soluzione tecnica.

#3: Burocrazia e partner difficili

Quando la politica interna o delle restrizioni impiegano più di tre mesi di approvazione, è importante avere una clausola nel contratto che parli proprio di questo. È necessario specificare che se il cliente non implementerà le modifiche consigliate dall’agenzia, non otterrà i risultati e ne sarà responsabile per il 100%.

Ci saranno sempre delle complicazioni e campanelli d’allarme lungo il cammino, soprattutto quando il cliente attua una modifica non consigliata. Per questo è bene avere scritto nero su bianco che qualcosa potrebbe andar storto se vengono effettuate le modifiche non richieste, e la responsabilità dei risultati apparterrà totalmente all’azienda che ha implementato diversi cambiamenti.

Conclusione

Pianificare e organizzare i vari step da compiere e le procedure da attuare prima che il cliente si affidi completamente, può aiutare ad implementare le modifiche consigliate in modo più rapido, soddisfacendo il cliente e notando i primi segnali di miglioramento nel tempo.

A volte bisogna scegliersi le battaglie trovando un bilanciamento tra SEO, design e utilità. Questo aiuterà l’azienda e il cliente (così come gli altri venditori) a lavorare in un team, per raggiungere tutti insieme gli obiettivi e il successo.

Come cambierà Facebook nel 2016?

I colossi della tecnologia come Google, Apple e Amazon tendono sempre di più a richiamare l’attenzione con le proprie innovazioni tecnologiche: ad esempio, Apple sta migliorando per quanto riguarda la tecnologia dell’assistenza personale, Google sta aggiornando il proprio algoritmo di ricerca e Amazon si sta sviluppando per quanto riguarda i metodi di pagamento e per le consegne. Ma c’è un’altra compagnia che tutti conoscono che si sta spingendo ai limiti della tecnologia ridefinendo le aspettative dei consumatori: Facebook.

Chi si sarebbe mai aspettato che social network fosse diventato un leader dell’innovazione digitale, qualche anno fa? Nonostante ciò, Facebook rimane uno delle compagnie tecnologiche più dinamiche dei nostri giorni, e il suo andamento condiziona le aziende e i professionisti di marketing di tutto il mondo. Ecco quali saranno i prossimi cambiamenti che Facebook ha pensato di presentare per questo 2016:

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  1. Realtà virtuale. Non è un segreto che Facebook abbia acquisito Oculus, il concorrente più famoso dell’ultima rinascita della tecnologia della realtà virtuale, ad inizio anno. Oculus Rift è uno dei gadget più importanti anticipati per questo 2016, con il sostenimento da parte di Facebook del dispositivo (e della compagnia) si può star certi che la piattaforma sociale farà tutto ciò che potrà spingendo la realtà simulata verso il consumatore. Ciò significa includere più contenuti che abilitino la realtà virtuale e le interazioni sulla piattaforma sociale, come panorami a 360° e premiando gli utenti e le aziende che contribuiranno al contenuto per le masse. Sarà la buona volta per la realtà virtuale? Se Oculus funzionerà (come si conta faccia), Facebook ci conterà.
  1. Instant Articles.  Facebook ha rilasciato Instant Articles a inizio anno, ma soltanto ad una cerchia molto ristretta di copywriter. Pensato per mantenere gli utenti il più tempo possibile su un’applicazione e per valorizzare l’esposizione dei copywriter che potrebbero perdere traffico grazie agli indecisi sui social media, Instant Articles era teoricamente uno strumento che avrebbe dovuto beneficiare per più o meno tutti; i lettori avrebbero ricevuto il contenuto il modo più rapido, i copywriter avrebbero ottenuto più lettori e Facebook avrebbe avuto più utenti attivi. L’unico problema è che, per molti copywriter, Instant Articles non è abbastanza robusto e le opzioni della pubblicità non conciliano con la carenza di traffico inbound. Nel 2016, però, Facebook modificherà e ripenserà a un servizio più efficiente, possibilmente allargando la cerchia dei copywriters a cui è concesso l’utilizzo.
  1. Facebook M. Con l’assistente digitale di Siri e Cortana già rafforzata nel mainstream, Facebook spera di ottenere un pezzo di azione con Facebook M, un assistente digitale basato su Messenger. C’è un’unica grande differenza: mentre la maggior parte degli assistenti digitali sono formalmente e completamente digitali, Facebook M è un ibrido digitale/umano e utilizza un algoritmo simile a quello di Siri e Cortana, ma si appoggia ad un team di assistenti umani che operano nel background per provvedere alla gestione di comandi più complessi o ambigui. Che sia un successo o meno, Facebook introdurrà comunque una varietà alla scena dell’assistenza digitale.
  1. Cambiamenti nella pubblicità. La piattaforma pubblicitaria di Facebook non ha smesso di cambiare dal primo momento che è nata, più di dieci anni fa. La piattaforma ha visto un numero di aggiornamenti durante il 2015, tra cui un pulsante “chiama ora”, la possibilità di gestire le pubblicità dai dispositivi mobile e molti altri. Sulle orme di Pinterest, per il 2016 anche Facebook è più predisposto a includere funzioni social e e-commerce per le aziende iscritte, oltre ad una piattaforma di management più solida.
  1. Visibilità.  La visibilità organica su Facebook è diminuita in maniera consistente negli anni. Mentre la risposta ufficiale di Facebook a questo calo oggettivo è di migliorare l’esperienza generale dell’utente mostrando soltanto i contenuti più rilevanti, non è così difficile leggere tra le righe. Facebook spinge le aziende con una minor ricerca organica a utilizzare le opzioni di pubblicità a pagamento, il che significa più entrate per Facebook.
    Quindi, per questo 2016, forse è necessario prepararsi a crolli ancora maggiori di visibilità organica, ma soprattutto di rivedere la propria strategia di marketing.
  1. Grande enfasi per i contenuti video. Non è un segreto che gli utenti richiedano più contenuti video. Le app come Periscope e Meerkat stanno diventando sempre più popolari e le app più mainstream, come Facebook e Twitter hanno già incluso l’auto-play nelle bacheche. Facebook ha anche annunciato, recentemente, dei piani per rilasciare delle funzioni di video live-streaming, che garantirà delle funzionalità simili a quelle di Periscope a tutti gli utenti e alle aziende. Ed è chiaro che Facebook pianifichi di dare la priorità ai contenuti video, per questo 2016 più che mai.

 

Alcuni di questi cambiamenti potranno avere successo, alcuni potranno essere fallimentari. Alcuni sono già progetti avviati e alcuni potranno essere rinviati per un altro anno. Ciò che occorre capire è che Facebook è in fase di continuo aggiornamento, e il 2016 sembra essere un anno prospero per determinati progetti. Insomma, l’unico modo per vedere cosa verrà integrato, che risultati potrà dare ogni singolo cambiamento e quando sarà attuato è rimanere aggiornati.

Come coinvolgere di nuovo gli utenti ormai disinteressati

Quando gli esperti di marketing parlano di “strategie di riavvicinamento”, solitamente si riferiscono a quelle campagne create per riavvicinare i clienti ormai perduti. Queste campagne, in ogni caso, riescono a coinvolgere di nuovo un numero minimo di utenti proprio perché create dopo aver perso la battaglia.

La maggior parte delle volte che si presentano queste situazioni, gli esperti di marketing si disperano e gli sforzi vengono accompagnati generalmente da grandi sconti o altri incentivi che non puntano molto al profitto, quanto al mantenimento dei clienti. Ma alla fine, è una pessima tattica: infatti, bisognerebbe coinvolgere i clienti prima di averli persi del tutto. Come fare a mantenersi i clienti ed evitare di doverli riconquistare soltanto dopo un loro allontanamento? Semplicemente prestando attenzione alla relazione con questo determinate consumatore.

Potrebbe sembrare ovvio e un po’ demoralizzante, ma quello che importa è davvero prestare attenzione ai dati riguardanti la relazione tra i clienti e l’azienda. Ecco tre consigli che aiuteranno a rimanere focalizzati sulle giuste aree.

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Dedicarsi al ciclo di vita degli utenti

Se si presta attenzione, si vedrà che i clienti lasciano chiari segnali sulle proprie intenzioni: sta all’azienda decidere di notarlo e trovare una soluzione, in caso le intenzioni di un cliente siano negative. Un modo per farlo è considerare il ciclo di vita dei clienti.
Prima di tutto occorre identificare i livelli del ciclo di vita dei processi aziendali: sospetto, prospetto, conduzione, conquista clienti e infine la loro perdita.
Successivamente è necessario definire quando un cliente è appena coinvolto e quando lo è molto. Un consumatore appena coinvolto può essere definito tale dopo appena un acquisto, mentre un consumatore definitivamente coinvolto può essere colui che ha effettuato almeno tre acquisti o visitato l’applicazione (o il sito) almeno 10 volte in più di 30 giorni.

La cosa più importante da capire è che, se ciò che si sta facendo lo si sta facendo in maniera corretta, il cliente in questione potrebbe restare in uno stadio per un tempo indefinito.

Fare affidamento sui propri dati

Ora che si sono identificati gli stati di un consumatore, è importante assicurarsi che questi “stati” vadano oltre i sistemi di registrazioni aziendali. Bisogna quindi considerare i comportamenti che possono essere misurati e  valutati. Per determinarli, il primo passo è pensare bene alla differenza tra un cliente definitivamente conquistato e un cliente a rischio, perché è proprio grazie a questo ragionamento che si creeranno i dati necessari.

Per capire meglio la situazione occorre osservare i comportamenti e i profili dei clienti che si sono allontanati e come sono materialmente diversi dai clienti che invece sono ancora coinvolti. La risposta a questa domanda darà l’aspetto più importante da considerare quando si riflette sul ciclo di vita di un cliente.

Anche osservare il comportamento dei clienti più soddisfatti darà i suoi frutti: infatti, grazie ai comportamenti che verranno più apprezzati, si potrà anche capire con quale approccio si potrà reintegrare un cliente ormai disinteressato.

Osservare il quadro generale

A volte le migliori intenzioni possono portare l’effetto contrario a quello desiderato, quindi è meglio evitare di far affidamento alle metriche per aver successo e focalizzarsi sul quadro generale.

Per esempio: una campagna di e-mail che conduce alla vendita di articoli scontati può essere un boomerang. Magari dà un incremento momentaneo alle vendite e può dare illusioni momentanee mentre, a lungo andare, possono incrementare le disiscrizioni alle mail. E questo accade perché ci si è concentrati a dare un impulso momentaneo alla situazione e non si ha preso in considerazione il quadro generale, sacrificando il futuro.

Invece bisognerebbe prendere in considerazione tutto il “processo di vita” del cliente e cercare di reintegrarlo al di là dell’impatto immediato che una campagna può avere. E questo può accedere soltanto se si tengono sotto controllo i clienti che non sono ancora arrivati al punto di disinteressarsi, cercando di esser valutati tramite test, recensioni etc., per poi capire cosa migliorare nel rapporto azienda-cliente.

Conclusioni

I clienti sono fondamentali per un’azienda ed è giusto riservare a loro il giusto interesse verso ciò che cercano e facendoli sentire a loro agio. Occorre accorgersi prima che un cliente si disinteressi ad un prodotto o a un servizio, capendo dagli accessi sul sito o sull’applicazione, dagli unsubscribe alle mail e da diversi fattori che possono dar l’idea di un allontanamento. Soltanto così si avrà il giusto tempo per coinvolgerli di nuovo, facendo diventare duraturo il rapporto tra cliente e azienda.
Affidarsi alle campagne da ultimo minuto non dà una buona impressione all’azienda, anche perché un cliente capisce bene quando una campagna è mirata soltanto a trarre i profitti minimi e un’azienda non è davvero interessata ai propri clienti.
I clienti hanno bisogno di attenzioni e di essere al centro dell’azienda: cercare di mantenerli non è un’impresa semplice, ma senz’altro ne vale la pena.

Obiettivi del 2016: perché le compagnie dovrebbero promuovere la sicurezza dei dati

Nel 2016, la sicurezza di internet sarà più importante che mai. Negli scorsi anni, centinaia di milioni di documenti privati sono stati persi, e aziende di tutto il mondo hanno subito danni per milioni di dollari. Sia i danni subiti dai dispositivi mobili, dai social network o da processi di vario genere, sono costati parecchio. Gli utenti sono esausti quando si avvicinano ad una compagnia e forniscono dati, proprio a causa delle recenti notizie riguardanti le violazioni della sicurezza.
Per guadagnare la fiducia dei clienti, ora è necessario promuovere la sicurezza proprio per loro. La protezione dalla perdita di dati e altre forme simili di prevenzione non sono più viste come garanzia; per posizionarsi in una posizione di fiducia e affidabilità con i propri clienti, un’azienda deve stabilire (e promuovere) determinate regole di sicurezza.

Ecco alcune cose da tenere a mente quando si valuta la sicurezza di una compagnia per il prossimo anno.

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  1. Nessun dispositivo è completamente protetto

Sebbene molti si sentono sicuri sui proprio MacBook e su altri dispositivi, credendosi al sicuro, la realtà dimostra il contrario. All’inizio di quest’anno, milioni di informazioni di utenti che usufruiscono del Mac sono state rivelate. Sebbene il celeberrimo MacKeeper sia conosciuto come un perfetto protettore per gli utenti di Apple, non è sempre così.

Un  “hacker dal cappello bianco” ad inizio hanno ha svelato più di 10 milioni di documenti privati in un database, accessibili semplicemente  visitando un gruppo di indirizzi IP. In questa operazione di hacking, non è stata richiesta alcuna password o username. Un ricercatore ha ammesso di esser stato in grado di aver avuto accesso a una serie di dati personali, incluse password, username, numeri di telefono, indirizzi e-mail e nomi, ma anche l’indirizzo IP, informazioni di sistema e licenze di software.

Sebbene questa violazione abbia dato voce a un ovvio problema riguardante l’integrità delle impostazioni di sicurezza, la cruda realtà è che questi eventi avverranno sempre più spesso. Mentre i fornitori di Apple e di altri software cerchino di correre ai ripari, è bene considerare anche la quantità di malfunzionamenti che creeranno disagi tra gli utenti.

  1. I danni causati dagli hacker necessiteranno di riparazioni molto dispendiose

Ovviamente gli hacker non selezionano basandosi sulla dimensione di una compagnia, sul tipo di industria o su altri valori discutibili. Gli episodi di hacking di quest’anno hanno colpito compagnie molto diverse come Target, Home Depot e EBay, causando danni per milioni di dollari e facendo regredire i processi in modo significativo. I numeri sono pazzeschi: solo quest’anno, più di un miliardo di documenti personali (inclusi documenti finanziari, sanitari, e riguardanti le residenze) sono stati hackerati e scoperti illegalmente. L’impatto di questi episodi, per le aziende, sono devastanti: gli effetti immediati sono la perdita di dati, di clienti e imposte salatissime, mentre quelli a lungo termine prevede (oltre alla continua perdita di clienti) anche la perdita di reputazione.

  1. Conclusione

La sicurezza dovrebbe essere davvero tra le priorità di un’azienda: innanzitutto per i danni precedentemente descritti. Non tutte le aziende possono permettersi di affrontare le spese derivanti da un attacco di hacking, specialmente se appena affacciate sul mercato o non ancora perfettamente stabili. Si provi a pensare alle conseguenze tragiche che dovrà subire questa ipotetica azienda hackerata: oltre alle spese aziendali  derivanti dall’attacco, occorre considerare che, senza le giuste tutele, e soprattutto dopo aver appreso le conseguenze delle violazioni, i clienti difficilmente rimarranno fedeli ad un brand che non li protegge. In secondo luogo, promuovere la sicurezza dei dati dei clienti non potrà far altro che migliorare la reputazione dell’azienda stessa. Quando un cliente è a conoscenza del fatto che i suoi dati (di diverse tipologie ma allo stesso modo importanti) sono al sicuro, è anche più portato a recensire positivamente e raccomandare un brand ai suoi conoscenti, senza contare che s’instaurerà un rapporto di fiducia tra il cliente e l’azienda molto solido – e si sa bene quanto sia importante la fiducia di un cliente per una qualsiasi azienda.

Dunque, promuovere la sicurezza della propria azienda non potrà far altro che apportare benefici a entrambe le parti. Sarà il 2016 l’anno della svolta nel campo della sicurezza dei dati?

5 strategie di Social Media Marketing per il 2016

Nell’ultimo periodo si è tanto parlato di quali siano le strategie di social media marketing obsolete da non adottare più nel 2016, ma quali sono quelle che invece dovrebbero essere potenziate? Ecco dunque cinque tattiche che i professionisti di marketing dovrebbero seriamente prendere in considerazione per l’anno nuovo, così da migliorare l’impatto con il proprio pubblico potenziando anche le connessioni.

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1 – Coinvolgere blogger e personaggi influenti

Probabilmente si avrà udito, da qualche parte, di brand che collaborano con blogger e personaggi influenti nel mondo dei social media, piuttosto che con celebrità. E c’è una buona ragione se lo fanno: semplicemente funziona.  Alcune fonti riportano che i professionisti del settore hanno avuto un incremento del guadagno di $6,85  per ogni dollaro di media a pagamento speso nel marketing nel 2014. Secondo tutte le stime, questo continuerà  e crescerà via via col tempo. Viene anche riportato che il 92% dei consumatori si fida dei media raccomandati da amici o famiglia, che hanno provato grazie a delle pubblicità. Con il blocco degli annunci pubblicitari, nel 2016 guadagnarsi i clienti senza di essi diventerà estremamente importante.

2 – Considerare il live streaming

Se si è una compagnia B2C, B2B o un’azienda no-profit, il live streaming sarà qualcosa che varrà la pena di provare nell’anno nuovo. Ad esempio, le aziende B2C potranno mostrare il “dietro le quinte” o “ciò che si nasconde dietro il brand” per cercare di umanizzare l’azienda e rinforzare le connessioni con i clienti e la fedeltà. Le compagnie B2B potrebbero trasmettere informazioni esplicative ai propri clienti spiegando come le proprie offerte possono avvalorare la vita di ogni consumatore, piuttosto che dare consigli al cliente su come lavorare in modo migliore, su come ottenere migliori risultati.
Il live streaming potrebbe permettere invece, alle aziende no-profit, di mostrare in tempo reale il proprio duro lavoro, magari sensibilizzando il pubblico rendendolo partecipe della dedizione posta all’interno del team. E questo è solo l’inizio dei molti utilizzi del live streaming.  Non è più solo una faccenda di Meerkat e Periscope, o di Google Hangouts: di recente anche Facebook ha iniziato a utilizzare questo eccellente strumento.

3 – Social Media Advertising

Intanto, c’è da mettere in chiaro che i risultati organici dei social media (come postare sui propri canali social o coinvolgere qualcuno nelle conversazioni online) sono molto diversi dai risultati a pagamento sui social, come  le campagne Facebook e Twitter. Sono pratiche separate entrambe basate sui canali social, ma possono coesistere e beneficiare l’una dell’altra in molti modi. Stando a Forrester Consulting, mostrare inserzioni sui social network è il modo migliore per far conoscere un brand, un prodotto o un servizio, data la popolarità delle piattaforma. Secondo uno studio, è anche emerso che il 20-25% delle persone visitano un sito web o un negozio dopo aver visto un inserzione su Facebook, Instagram, Twitter o Pinterest, e il 14-17% acquista il prodotto o sottoscrive il servizio. Se quindi non si ha ancora preso in considerazione questo canale, lo si potrebbe considerare un auto-regalo per il 2016. Che, peraltro, darà i suoi benefici.

4 – Fare offerte o promozioni

Un modo per attrarre clienti o consolidare il rapporto con quelli già esistenti è sicuramente farli sentire speciali. A volte i consumatori hanno bisogno di una spinta per acquistare un prodotto a cui sono effettivamente interessanti, così necessitano di un incentivo: delle ottime idee  sono le lotterie, gli sconti o le carte-regalo, o ben più semplicemente offerte, coupon e promozioni varie. Questi sono eventi che dovrebbero essere inseriti nel calendario aziendale di tanto in tanto, per far felici sia i clienti che l’azienda stessa che otterrà più vendite e riscontri.

5 – Dare inizio a campagne di sostegno per i propri dipendenti

La maggior parte delle aziende spende somme ingenti di tempo per provare a far discutere il pubblico a proposito del brand. E se invece si desse l’opportunità di farlo al proprio team, ad esempio ai propri dipendenti? Generalmente ha un costo minore di ogni campagna di sostengo, e chi meglio del team che ci lavora può promuovere un brand? Come detto precedentemente, è facile che più persone si fideranno più di questo passaparola (soprattutto perché proveniente dai dipendenti dell’azienda), piuttosto che da quello proveniente dal brand. Inoltre, investire sul proprio team, valido e competente, non è mai una scelta sbagliata: darà inoltre un’immagine positiva del brand al pubblico.

Queste cinque tecniche sono quelle che probabilmente più daranno risultati nel 2016, che si prospetta un anno all’insegna di grandi novità nel mondo della SEO e del web marketing in generale.

Ottimizzare gli argomenti o ottimizzare le parole chiave?

Ogni impresa dovrebbe avere un grande obiettivo, tra i tanti: avere autorità nel proprio campo.
Si potrebbe pensare che l’obiettivo numero uno sia guadagnare nuovi clienti o far più vendite: ovviamente, questo è ciò a cui aspira ogni azienda. Ma le aziende che inseguono le vendite sono spesso superate da quelle che cercano attivamente di essere dominanti nel proprio campo. E questo è perché le vendite e i clienti sono un po’ come l’amore: quando si cercano, non si trovano!

Molte aziende riescono ad aver successo per un po’ di tempo essendo competitivi sui prezzi, ma prima o poi le persone realizzano che avranno ciò per cui pagano. Una volta che questo accade, i clienti si separano e l’azienda inizia il suo declino.
Il costo di mantenersi un cliente è molto minore rispetto al trovarne di nuovi. Ciò significa che ottenere nuovi clienti attraendoli soltanto con prezzi molto competitivi ucciderà i profitti, se non si riuscirà a mantenerli. E si sarà in grado di farlo dimostrando, di giorno in giorno, di essere davvero dei padroni del settore.

E tutto comincia con i contenuti. Quando si parla di aziende, i ricercatori web generalmente cercano due cose: le recensioni dei clienti e il contenuto promosso dall’azienda che dimostra che l’impresa stessa è davvero professionale e competente (dimostrando quanto bene si conosce il proprio campo).

Per quello che si sa, gli algoritmi odierni dei motori di ricerca sono molto focalizzati sui contenuti e si ha sempre cercato di ottimizzare i contenuti con le parole chiave. Ora, però, le parole chiave sembrano valer molto meno rispetto alla competenza vera su una tematica.
Ma come costruire questa fantomatica “competenza” all’interno del proprio sito?
Rispondere “con i contenuti” è una mezza verità. Certamente i contenuti sono essenziali, ma non tutte le tipologie. I tempi in cui i siti fornivano contenuti “sottili” e di poco valore ma “carichi” sono finiti, così come i giorni in cui si ottimizzava ogni pagina con delle parole chiave sperando che indicizzassero bene.
Ora i motori di ricerca cercano contenuto di una certa rilevanza e soprattutto competenza, che sia più mirato all’ottimizzazione del topic stesso rispetto all’ottimizzazione delle parole chiave.

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La ricerca delle parole chiave è ancora in voga

Con questa premessa, non si sta dicendo però che la ricerca delle parole chiave sia “morta”, come si potrebbe pensare e come molti teorizzano. Infatti la ricerca delle parole chiave è ora più importante che mai, se si parla di contenuto ottimizzato per competenza.

Ma ciò su cui occorre focalizzare gli sforzi non è sul trovare parole chiave solo perché possano essere gettate nel contenuto del sito. In realtà bisognerebbe focalizzarsi sull’organizzare le parole chiave all’interno di gruppi di argomenti rilevanti e considerarle nell’intento di chi ricerca. Da questo si può partire per creare contenuto importante e di qualità.

L’intento dell’utente determina la focalizzazione del contenuto

Una delle cose che si possono capire ordinando tutte le parole chiave è che ogni parola chiave ha un diverso intento. Alcuni utenti cercano informazioni, alcuni invece cercano prodotti specifici e alcuni cercano solo per curiosità e per confrontare. E, sorprendentemente, alcune parole chiave sono per prodotti completamente differenti.

Facendo un esempio, la frase “smalti per unghie” sicuramente verrà digitata da chi è interessato effettivamente agli smalti per unghie, e fin qui non c’è nulla di strano. Però alcune persone digiteranno quella stessa frase per vedere nuovi design, glitter, per leggere consigli, perché interessati a dei kit etc. La prima cosa è non creare una pagina focalizzata su ognuna di queste parole chiave perché è troppo generico. Ciò che bisogna fare è trattare contenuto accreditato per attirare sia chi è interessato effettivamente agli smalti per unghie, sia a chi è interessato a nuovi design e così via.

Ottimizzare gli argomenti VS ottimizzare le parole chiave

Finora si è parlato delle strategie per ottimizzare le parole chiave e probabilmente nel passato si ha ottimizzato soltanto una parola per pagina, oppure si stava già pensando di raggruppare le parole chiave. Quando subentra l’ottimizzazione dei contenuti?
Il discorso subentra quando si parla di ottimizzare ogni pagina ponendo i gruppi di parole chiave nei contenuti. Per ogni argomento vanno ottimizzate tutte le pagine, così che si dia l’impressione di essere una fonte accreditata per quel topic.

Sì, sicuramente non è un lavoro che richiede poco tempo, ma è meglio avere un argomento ben ottimizzato piuttosto che trattare di molte tematiche non avendo nessuna autorità. Ottimizzando l’intero argomento si dà ai motori di ricerca ciò che desiderano: non solo si indicizza per centinaia di parole chiave, ma si domina per quell’argomento. Una volta ottimizzato un argomento, si è pronti per passare al successivo.

Ciò che si intende per ottimizzazione degli argomenti non è avere una singola pagina o post che elenchi tutto ciò che c’è da sapere su un argomento; piuttosto, che si abbia un numero di post che trattino degli argomenti in modo approfondito e che aiuti gli utenti a finire sulla pagina che meglio rappresentano ciò che vogliono cercare.

Anziché ottimizzare il sito basandosi sulle parole chiave e sperare di indicizzare qui e lì, creare un’autorità del sito avrà sicuramente dei risultati più duraturi. Ogni pagina o post targettizzerà un numero correlato di parole chiave, inserite in un argomento leggermente più generale. Questo infatti darà la possibilità di dominare su un argomento grazie alle molte pagine collegate, tutte focalizzate su un intento specifico del visitatore.