Quanto tempo spendere per la SEO?

Ai nuovi arrivati la SEO potrebbe sembrare sconfortante. Iniziare è relativamente semplice, ma per avere successo in un ambiente specifico è necessario dedicarsi completamente alla strategia, e si avrà bisogno di acquisire nuove competenze, consultare la community per i problemi che non si riescono a risolvere e sviluppare continuamente l’intensità delle strategie.
La soluzione comune per tutto ciò, generalmente è quella di assumere un esperto SEO che riesca a gestire tutti questi incarichi. Se ciò non è possibile, sta alla persona scegliere di prendersi carico di tutti questi impegni. In ogni caso, il costo potrebbe essere proibitivo, specialmente quando si è un’azienda emergente; allo stesso modo, spendere tutte quelle ore a imparare da solo potrebbe essere davvero impegnativo, trattenendo da altre attività più produttive.

SEO

Quanto tempo spendere per la SEO? Generalmente dipende. Ogni compagnia ha diversi bisogni, con diversi clienti, concorrenti, ma soprattutto diversi obiettivi. Se si desidera raggiungere risultati alti nelle classifiche, grazie alle parole chiave, servirà molto più tempo rispetto a chi vorrebbe crescere localmente.
Definitivamente quindi non c’è una risposta corretta per chiunque, ma si possono definire in linea di massima alcune procedure:

Ottimizzazione on-site: impostazione

Una delle prime cose che andranno fatte in una campagna SEO è assemblare il sito web per la SEO, che in molti casi significa:

  1. Rinnovare il design del sito
  2. Strutturare e aggiornare la mappa del sito
  3. Offrire una navigazione intuitiva
  4. Inserire titoli appropriati e meta tags ovunque
  5. Controllare gli errori 404
  6. Migliorare la velocità del sito
  7. Migliorarne la sicurezza

Queste sono solo alcune cose che andranno svolte. Altre azioni sono elencate in questo articolo di Moz: in genere è sufficiente controllare tutto una volta sola, mentre alcune azioni sono da effettuare regolarmente.
In genere queste verifiche richiedono dalle 10 alle 40 ore, in base alle dimensioni del sito e alle sue condizioni. Il tempo di sviluppo e rinnovo del design non è incluso in queste ore.

Ottimizzazione on-site: monitoraggio corrente e risoluzione dei problemi

Una volta che le impostazioni iniziali sono complete, la maggioranza dell’ottimizzazione on-site consiste in check-up generici e aggiustamenti periodici. In linea di massima, 12 ore a settimana dovrebbero essere sufficienti, in base alle dimensioni del sito e se occorrono problemi.

Sviluppo del contenuto

Lo sviluppo del contenuto è un argomento complicato, perché è uno dei più mutevoli. Se si decide di scrivere un post alla settimana, possono bastare un paio d’ore alla settimana. Cercare di creare nuovi post ogni giorno potrebbe diventare un lavoro full-time. Per questo la tempistiche dipendono molto dalle scelte.

Ottimizzazione Locale e strategie periferiche

Molte altre strategie possono essere raggruppate nella campagna generale SEO. Per esempio, ci si può focalizzare nell’ottenere più visite locali ed essere in lista in più directory locali per incrementare le classifiche mirate. Quindici ore a settimana sono abbastanza per raggiungere buoni traguardi.

Calcoli ed analisi

Un po’ di tempo è necessario dedicarlo a calcolare l’impatto delle strategie e delle analisi. Queste sessioni vanno effettuate giornalmente, settimanalmente, mensilmente in base alle proprie esigenze. In ogni caso, due ore a settimana sono l’ideale.

Prendersi cura del proprio sito web è importante per la campagna SEO, per l’azienda in generale e soprattutto per la concorrenza. Solo allora si sarà in grado di determinare quanto tempo servirà ad ognuno per la propria campagna.

Strategie dei Social Network: da dove iniziare?

I social network sono sempre più importanti per le aziende, ma è comunque difficile capire da dove iniziare, concretamente. Ci sono molti social media e non tutti potrebbero essere utili per l’azienda in questione. Quindi la domanda che ci si pone è: quale bisogna utilizzare? Prima di tutto bisogna definire i propri obiettivi e cercare il social media più adatto sia all’impresa che al pubblico che si desidera.

social

Quali sono gli obiettivi per i social network?

Prima di poter scegliere su quale piattaforma essere attivi, bisogna sapere quali sono gli obiettivi che ci si pone per i social media. Questi obiettivi aiuteranno a definire la strategie dei social network. Alcuni social media offrono più possibilità di crescita di altri, quindi è molto importante sapere cosa si vuole esattamente. Le piattaforme sociali possono avere effetto su molte cose, sia direttamente che indirettamente. Precisamente, possono aiutare a:

  • Incrementare il traffico del sito web
  • Aumentare le vendite
  • Creare o aumentare la consapevolezza di un brand
  • Creare la fedeltà dei clienti
  • Incrementare il tasso di mantenimento

La cosa bizzarra è che avranno un effetto marginale su tutti questi obiettivi, ma non ci si potrà focalizzare su tutti allo stesso tempo. Quindi, la miglior cosa è scegliere due obiettivi principali e focalizzare gli sforzi su quelli. Importante è che gli obiettivi scelti siano il più possibile specifici e misurabili, questo perché se non lo sono, non si saprà effettivamente se gli obiettivi saranno raggiunti oppure no.

Specificando  gli obiettivi ci si aiuta anche a comprendere la frase “aumentare la consapevolezza di un brand”, che può apparire una constatazione vaga. Con la frase: ‘il numero di menzioni su Twitter è cresciuto del 50%’ forse è più comprensibile, e molto più semplice da valutare in termini numerici.

Quale social media è più indicato per il proprio business?

Il primo passo per determinare la strategia del social network  è capire se la piattaforma scelta è uno di quelli su cui si vuol essere trovati. In altre parole: questa piattaforma è ottimale per il messaggio che la compagnia vuole lanciare? Ma soprattutto, ha le opzioni desiderate e consente di raggiungere i propri obiettivi?
La maggior parte delle piattaforme social sono abbastanza innocenti, ma quando si pensa a Snapchat, ad esempio, non sempre si sceglierebbe per un’azienda per varie ragioni: ad esempio, non tutti i clienti potrebbero essere su Snapchat o si potrebbe compromettere la professionalità di un’azienda nell’opinione di alcune persone.

Social media come Facebook o Twitter offrono molti modi di pubblicizzare  e rendere noto il brand di un’azienda, andando oltre il fattore dei follower. Con altre piattaforme, questo obiettivo può essere più difficilmente raggiungibile e potrebbe richiedere molto più lavoro per ottenere gli stessi risultati.
Ci sono social network che non possono essere ignorati, e di questi tempi uno è sicuramente Facebook. Perché? Si stima che, ogni mese, Facebook abbia all’attivo un miliardo e mezzo di utenti, ovvero il 20% della popolazione mondiale.

Quale piattaforma utilizza il pubblico?

L’utilizzo dei social network varia in base alla tipologia di persone e alle  età degli utenti. Proprio per questo, è importante definire a quale pubblico si decide di indirizzarsi.  Per esempio, se l’azienda di cui si sta parlando si occupa di business, è fondamentale che sia attiva anche su LinkedIn.  Se invece si ha un pubblico giovane, sarebbe meglio focalizzarsi su Snapchat, Vine, Tumblr ed Instagram.

Pensare alla strategia del social network

Per concludere, le tre domande da porsi quando si sceglie un social network che sponsorizzi un’azienda, sono:

  • Chi voglio raggiungere con questa piattaforma?
  • Quale social network si adatta di più alle mie esigenze?
  • Su quale social network trovo il mio target?

Prima di investire denaro e tempo, attenzione a compiere la scelta giusta!

I vantaggi delle parole chiave long tail keywords

Focalizzarsi sulle parole chiave “long tail”,  ovvero “dalla coda lunga”, è un’ottima tattica per la SEO in generale e per quella dei blog. Una strategia basata sulla strategia delle long tail keywords rende più semplice mantenere in ordine la struttura del proprio blog. Inoltre, permette di ottenere gradualmente più traffico e di essere trovato  dal pubblico più nuovo e motivato
In questo post verrà evidenziata l’importanza delle parole chiave dalla coda lunga per i blog.

Ma cosa sono davvero queste parole chiave? Il termine long tail keyword viene coniato nel libro  The Long Tail  di Chris Anderson, in cui viene spiegato il marketing che esiste per ogni prodotto. Il mercato che è generalmente molto ampio, ha la necessita di parole chiave più specifiche e meno comuni per indicare un prodotto esatto.

Writing

Un tema, tante varianti

Molti blog trattano un  solo argomento, che sia la SEO, la cucina, piuttosto che la tecnologia mobile e così via. L’argomento principale del blog è appunto la prima parola chiave.  Purtroppo però, la sola parola chiave che descrive generalmente il blog non basta, questo per via della concorrenza e degli infiniti risultati che la parola potrebbe dare. Per questo motivo è necessario aggiungere delle parole più specifiche, una sorta di varianti per cui il blog in questione verrà indicizzato come primo risultato nelle ricerche.

Linkare dalla “coda” alla “testa”

Se si ottimizza il blog utilizzando le varianti, quindi le long tail keywords, la cosa migliore è collegare i post che utilizzano queste parole chiave ai post più generali della pagina, e da questi alle pagine migliori del blog. In questo modo si dimostra a Google com’è strutturato il sito e quali pagine sono le più importanti.
Ma soprattutto è importante assicurarsi che le pagine principali si posizionino bene nella graduatoria di Google. Magari si ha una pagina  che renderà dei visitatori casuali in followers fedeli!

Perché le long tail keywords sono importanti per la SEO di un blog?
Ci sono due ragioni fondamentali per cui è necessario focalizzarsi sulle parole chiave “long tail”: per le classificazioni semplici e per l’aumento delle conversioni.

  1. È molto più semplice scalare le classifiche con le long tail keywords, perché meno siti web competono tra di loro per arrivare tra le prime posizioni dei risultati di ricerca. Più sono specifici i termini, più è facile avere un’ottima posizione per quanto riguarda la ricerca di quel termine. A causa della vastità di internet, è più semplice trovare il proprio pubblico nella nicchia più specifica.
  2. Un altro beneficio della focalizzazione su questa tattica, è che è più semplice che i visitatori che capitano sul blog diventino assidui lettori, e che magari si iscrivano anche alla newsletter. Più specifiche sono le parole chiave, più sono le possibilità di conversione. Le persone utilizzano termini specifici quando hanno una chiara idea di ciò che stanno cercando, e se trovano esattamente ciò che cercano è più possibile che diventino utenti fissi!

Conclusione

Focalizzarsi sulle long tail keywords è una grande tattica per chi possiede un blog: facendolo nel modo corretto, aiuterà il proprio portale a raggiungere alti risultati per quanto riguarda la classifica nei motori di ricerca, e aiuterà il traffico in entrata motivando gli utenti.
Inoltre è un’ottima tecnica in quanto ispira alla creazione di nuovo contenuto, creando così nuove sfide per l’evoluzione del blog stesso.

Errore #1 del Pay Per Click: l’abbondanza

Ci sono molti errori che i marketers possono commettere, ma alcuni possono essere più gravi poiché coinvolgono denaro, ad esempio quelli del Pay Per Click all’interno dell’account personale. Ma quali sono? Uno tra questi è l’abbondanza, e in questo articolo verrà spiegato perché è una nota negativa nel PPC.

Cosa significa?

L’abbondanza è intesa generalmente come consumo esagerato di qualcosa: nel mondo del Pay Per Click viene invece intesa come materiale disorganizzato e troppo “riempito”, ma come capire quando tutto ciò supera i limiti? Ci sono diversi segnali da considerare: i gruppi di pubblicità arricchiti con troppe parole chiave o l’account che ha talmente troppe campagne e gruppi pubblicitari che non riesce più ad essere ottimizzato.
Tutto ciò costituisce un problema per diverse ragioni: prima di tutto, la maggioranza delle parole chiave troppo popolari non apportano cambiamenti notevoli; in secondo luogo, rendono difficoltosa l’ottimizzazione generale dell’account. Ma ben peggiore è un account pieno di campagne e gruppi pubblicitari, il cui budget si riduce sempre di più eliminando la possibilità di focalizzarsi sulle parole chiave migliori e campagne che vale la pena di seguire.

#

La soluzione: rinnovo per l’account Pay Per Click

Prima di dover dimenticarsi dell’account PPC, ci sono alcune soluzioni che valgono la pena di essere considerate: eccone tre!

#1: Ristrutturare l’account

Se non si è sicuri di come è strutturato il proprio account, o se si sta utilizzando l’account di una terza persona che magari non ha avuto successo nelle campagne, la ristrutturazione è la prima scelta. Anche se si reimposta l’account allo stato iniziale, l’ideale è strutturare l’account in modo che risulti redditizio.

#2: Cancellare la spazzatura

Spesso le parole chiave, se non sono scelte in modo molto accurate e selettivo, non portano a nulla: riempiono soltanto spazio senza rendere in alcun modo. Se anche l’account in questione è simile, è bene cancellare lo scompiglio che si è venuto a creare. Come scegliere? Valutando in base alle impressioni, e determinando quali sono le parole chiave che non agevolano in alcun modo all’account. È importante focalizzarsi su quelle parole chiave che rendono correttamente e che suggeriscono nuove idee: quelle sono utili e sono importanti per l’account.

#3: Utilizzare la strategia “peel and stick”

Lo strategist Perry Marshall ha coniato l’espressione “peel and stick” (“rimuovere e attaccare”) molto tempo fa, utilizzando il motto come strategia quando qualcuno decide di eliminare le parole chiave meno performanti e le riporta in gruppi pubblicitari separati.
Prendendo spunto dalla strategia descritta, un altro modo per ridurre l’abbondanza delle parole chiave è quello di raggruppare quelle di qualità e inserirle in campagne importanti, per creare pubblicità e landing pages di qualità.

Perché aggiungere le categorie al proprio blog

Scrivendo un post sul proprio blog si vuole fare in modo che esso porti traffico, che le persone lo leggano ora ma che riescano anche a trovarlo nel futuro. E sarebbe anche bello che qualche nuovo visitatore riuscisse a leggere anche i post vecchi. Lo scopo è quindi quello di far convertire i lettori in utenti abitudinari del blog.  Perché i vecchi post sono quasi sempre nascosti in una specie di archivio segreto?
Il contenuto viene generalmente creato con molto sforzo ed interesse e non ha motivo di essere gettato via dopo una lettura sola da parte del pubblico. Deve restare vivo nel sito ed essere comunque disponibile alla lettura dei nuovi visitatori, o dei veterani che hanno voglia di dargli una rilettura. Allo stesso tempo, deve aiutare il blog ad attirare traffico e a classificarsi bene in Google.
Ecco, quindi, perché le categorie sono una parte essenziale del blog, sia per quanto riguarda l’utilità che la SEO.

post

Mancanza di categorie

La maggior parte dei siti sembrano essere creare contenuto che poi verrà messo da parte di lì a breve, rendendo così difficile la reperibilità per i nuovi visitatori. I post sembrano esser scritti per essere letti una volta sola. Nessuna categoria, nessun tag, nessun link tra un post e l’altro. L’unica possibilità per il nuovo utente che vuole navigare nel dominio per un po’ è scrollare negli archivi.
Molti blog sembrano dimenticarsi di questi particolari che però fanno la differenza in un sito, sia in termini di fruibilità che di organizzazione del sito stesso.

Certamente ogni blog deve creare contenuto su basi ben specifiche stando alle tematiche, ed è ovvio. Ciò non significa però che il contenuto più datato debba essere lasciato da parte.

Fruibilità

È importante assicurarsi che le persone riescano a navigare comodamente nel blog, per questo motive servono delle categorie chiare e semplici da identificare, basate sugli argomenti del blog. In questo modo, il nuovo pubblico afferrerà subito gli argomenti del blog e sarà in grado di trovare un post specifico in una categoria ben definita in modo semplice e veloce. Dall’altra parte, il pubblico più affezionato sarà invece in grado di rileggere i vecchi contenuti senza dover cercare nel blog per un tempo indefinito.
Idealmente dovrebbero apparire in cima alla pagina, sotto il titolo, un po’ come funziona per le testate giornalistiche online. In questo modo è più facile che saltino all’occhio degli utenti, che sanno esattamente dove cliccare senza cercare inutilmente nel sito.

Perché giova alla SEO

Aggiungere le categorie e strutturare il blog porta anche benefici alla SEO: quando si pubblicano articolì è possibile che si trattino argomenti simili in post differenti, forse si sta addirittura ottimizzando inconsciamente in base alle parole chiave. Questo significa che si sta concorrendo  con il proprio contenuto per le classificazioni in Google. Ed è ovviamente negativo. Se si creano delle pagine e si linkano i propri contenuti tra di loro, in base alla categoria, la pagina della categoria migliorerà di posizione in Google.

Far durare i contenuti

Se si scrive ottimo contenuto, quantomeno che ci assicuri che duri nel tempo aggiungendo le categorie. Per gli argomenti minori, l’ideale è inserire comunque dei tag così che siano comunque rintracciabili, oppure linkare un post ad un altro inerente allo stesso argomento.
In questo modo, tutto ciò che è sul blog sarà più facile da reperire. Ma soprattutto, questi dettagli faranno crescere il sito tra i risultati di ricerca.