Come aumentare i followers su Instagram

Instagram è un social ancora in crescita nel mondo delle piattaforme: è relativamente giovane, cresce in modo molto rapido e soddisfa molti tipi di target. Insomma, Instagram è il posto giusto i cui creare una campagna social.
Ovviamente non si può iniziare a postare immagini e sperare di cogliere qualche benefit, serve un numero alto di followers perché si ottengano dei risultati dall’investimento. Allora, come si può cominciare tutto ciò?

Prerequisiti

Per aumentare i propri followers, innanzitutto occorre avere delle regole di base: senza questi prerequisiti sarebbe quasi impossibile costruire una campagna dedita ad aumentare i  following, anche con i metodi descritti qui sotto. Quindi assicuratevi di svolgere queste dritte prima di cominciare a guadagnare followers.

ig_seoceros

  • Trovare una nicchia.Se si vuole ottenere una mole importante di followers, bisogna offrire qualcosa che nessun’altro offre. Questo vuol dire crearsi una nicchia: è necessario quindi pensare a che tipo di immagini si vuole condividere, che si vuol vedere ma che – al tempo stesso – non si vedono facilmente. L’originalità paga sempre.
  • Postare attivamente.Inutile dire che gli account non molto attivi vengono facilmente abbandonati dai propri followers: per questo motive è importante cercare di postare materiale nuovo quasi giornalmente.
  • Quando qualcuno mette un like ad una vostra foto, ricambiate. E se qualcuno inizia a seguirvi, considerate di fare lo stesso. Questa reciprocità funziona sui social, ed è in grado di stabilire delle ottime relazioni online.
  • Quando qualcuno si approccia al vostro brand, comunicate. Cercate nuovi utenti, commentate le loro immagini e iniziate una conversazione con loro: per aver successo su un social, occorre essere social. Questa è la legge principale.
  • Usare gli hashtag.Gli hashtag esistono per aiutare gli utenti a trovare i contenuti che desiderano, per questo va fatto un uso costante e mirato di queste parole che tanto aiutano i contenuti ad essere apprezzati.
  • Connettere i social network. Utilizzate i vostri social per supportarli l’un l’altro: condividete i vostri post anche su Facebook, Twitter e cercate di collegare il vostro account Instagram ai vostri diversi social.

Bene, con questi prerequisiti si può passare a considerare le tre strategie principali per aumentare i followers di Instagram a dismisura.

Primo metodo: la qualità

Il primo metodo si focalizza principalmente sulla qualità più che su qualche azione in particolare. Semplicemente consiste nel creare il contenuto migliore che si possa concepire. Certamente si avrà bisogno di contenuto di alta qualità indipendentemente dall’approccio che si usa, ma se l’approccio è il migliore, sicuramente darà l’impulso necessario ai followers per seguirvi.

Il vantaggio di tutto ciò è puramente organico: i followers si fideranno del vostro brand perché trovano ciò che cercano, e quello che viene loro offerto è di alta qualità. Ci sono però due lati negativi: il primo è che richiede molte energie, e il secondo è che richiederà molto tempo prima di ottenere un numero elevato di followers. Sicuramente è un metodo che darà i suoi frutti nel tempo e soprattutto creerà un seguito molto solido, ma non è tra i metodi più rapidi.

Secondo metodo: coinvolgere i personaggi rilevanti

Il secondo metodo è un po’ più pratico e riguarda il relazionarsi con persone che hanno già un largo seguito su Instagram, ovvero chi influenza la nicchia di riferimento. La tecnica consiste nel mettere dei like o condividere i loro contenuti, o eventualmente costruire una “relazione” con loro. Magari vi noteranno, apprezzeranno il loro lavoro e il loro pubblico potrebbe essere interessato anche ai vostri contenuti di conseguenza. Se questo metodo si rivelerà di successo, riuscirà a connettervi a migliaia di persone in pochissimo tempo.

Il vantaggio qui è la velocità: la connessione ad un buon influenzatore può far guadagnare dalle dozzine di followers alle migliaia di utenti. E soprattutto vi farà sembrare molto partecipativi nella community, che è una qualità molto importante. C’è da specificare, però, che ci sono molti utenti con un grosso seguito che non sono interessati a sponsorizzare, quindi la vera missione è trovare chi è disposto a farlo.

Terzo metodo: incentivare

Il terzo metodo consiste invece nell’incentivo: si seguono più persone possibili nella speranza che ricambino. In questo caso possono essere utilizzati i contest, le promozioni e i give-away per incoraggiare gli utenti a seguire il brand. Per fortuna spesso capita che essi condividano le loro esperienze con la loro cerchia di amici, e prima ancora che si sappia, i followers incrementeranno, specialmente se questi contest vengono organizzati regolarmente.

Il vantaggio principale in questo caso è l’affidabilità: se si fa una buona offerta, il passaparola virale è praticamente garantito. L’unico lato negativo è probabilmente si spenderanno dei soldi per organizzare il contest e per farlo funzionare, e spesso ci si può imbattere in followers il cui unico interesse è quello di ottenere qualcosa gratuitamente, senza che si soffermi sul brand che c’è dietro il contest.

Ovviamente questi non sono gli unici metodi per costruirsi un seguito importante su Instagram e soprattutto non danno la garanzia al 100%, infatti andrebbero usati in combinazione tra di loro e con la propria strategia social. Qualsiasi cosa si faccia, l’importante è comunque postare contenuti inerenti al brand e mantenere una qualità alta, rispettando gli standard della community.
Ma soprattutto, essere “social” è fondamentale per avere un buon seguito e riuscire a comprendere gli interessi dei propri followers è qualcosa che darà sempre ottimi risultati.

SEO per principianti

Se stai iniziando in questo momento è facile che la SEO ti sembri un mondo difficile e complicato. Gli esperti di Google, Bing e gli specialisti SEO hanno pubblicato migliaia di articoli su come vengono classificati i siti web e cosa si può fare per raggiungere i posti più alti delle classifiche dei motori di ricerca. Ogni mossa richiede delle competenze tecniche diverse e, soprattutto, Google tende a cambiare le carte in tavola ogni tot mesi con nuovi aggiornamenti.
Senza addentrarsi troppo in elementi che riguardano la SEO, questo articolo vuole chiarire la natura, lo scopo e le qualità delle strategie.
Molte new entry tendono a porre lo stesso tipo di domande, quindi ecco l’opportunità di fare un po’ di chiarezza con alcune risposte cercando di creare una piccola guida SEO per principianti:
seo
1. Quanto può costare?
 
Questo dipende dall’approccio che si ha. Se si ha appena cominciato e si è alle basi, si potrebbe anche essere in grado di fare la maggior parte delle cose senza rivolgersi ad un’agenzia competente spendendo 10-20 ore alla settimana (dipende dal tipo di nicchia e dagli obiettivi). In ogni caso, una campagna portata avanti in modo positivo e curata nei minimi dettagli dovrebbe avere un ritorno maggiore rispetto all’investimento: il costo, poi, dipende appunto dal punto di partenza e dal punto di arrivo che ci si prefigge.
 
2. Quanto tempo impiegherà?
 
Ancora una volta, questo varia ampiamente in base al proprio approccio verso la cosa. Se si sta solo scrivendo contenuto una volta alla settimana e si sta investendo il minimo sindacabile, ci potranno volere molti mesi prima di vedere qualche progresso. Più post a settimana, link building regolare e promozione dei contenuti possono aiutare a vedere i risultati in qualche settimana. Più a lungo si procederà con una campagna, migliori saranno i risultati.
 
3. Serve esperienza nella programmazione?
 
Sì e no. Non serve un background riguardante la programmazione per addentrarsi nel mondo della SEO, ma ci sono alcune caratteristiche tecniche (come i file robot.txt e le meta descrizioni) che richiedono un po’ di conoscenza di backend. Per fortuna la maggior parte delle persone può aiutarsi con delle basi o istruzioni passo per passo disponibili anche sul web.
 
4. Come si classifica se Google non pubblica l’algoritmo?
 
Per farla breve: sperimentando. La comunità SEO è ottima a condividere i risultati dei test e gli aneddoti delle fluttuazioni delle classificazioni. Tutti insieme si possono trarre delle conclusioni su quali fattori determinano le classifiche.
 
5. Come scelgo le parole chiave per targettizzare?
 
Di questi tempi l’algoritmo di ricerca di basa più sulla ricerca semantica (ovvero sul capire e soddisfare l’intento dell’utente). Le parole chiave che definiscano gli argomenti trattati possono essere scelte osservando cosa scrivono i clienti per ricercare un determinato prodotto, consultando le domande dei clienti in merito, i trending topic e ogni zona non coperta dai propri concorrenti.
 
6. Come so se sto esagerando con le parole chiave?
 
Quello che viene chiamato “keyword stuffing” in inglese non è altro che un’esagerazione di parole chiave presenti su una pagina o su un sito, oppure l’inserire parole chiave non molto attinenti al contesto. Quando si sta “sforzando” una parola chiave per un contenuto, è lì che si comprende l’esagerazione. Se si legge la frase e questa suona bizzarra, è lì che ci si deve fermare. È semplicemente un metodo che non paga, perché negativo sia per la SEO che per l’utente che legge.
 
7. Quali fattori potrebbero farmi penalizzare da Google?
 
Spesso il concetto di “blacklist” di Google viene incompreso. Gli spostamenti delle classifiche sono normali, e ciò non significa che si sia stati penalizzati da Google. Ciò che può davvero danneggiare sono gli spam, le pratiche illegali e qualche tecnica che sicuramente non si considererà come prima idea. In ogni caso, sono molti gli articoli che consigliano cosa evitare per non essere penalizzati da Google!
 
8. Il link building è pericoloso?
 
No, se viene fatto in modo corretto. Se si postano link ovunque, sì, il link building può portare a delle penalizzazioni poiché viene visto come spam. Se invece si scelgono sempre delle buone fonti per rimediare i link, si utilizza correttamente e si considerano delle diverse strategie, non creerà danni.
 
9. Cosa si intente per “SEO locale”?
 
Con questo termine viene indicato il processo di classificazione per le ricerche svolte in determinate aree geografiche, separatamente dai risultati di ricerca a livello nazionale. In questo contesto vengono comunque utilizzate la maggior parte delle tecniche valide anche per la SEO a livello nazionale, come il creare l’autorevolezza di un dominio, i link inbound, il contenuto online ma con un paio di extra, come ad esempio le recensioni. È un mercato molto meno competitivo ed è importantissimo per i clienti, che prima di affidarsi ad un brand tendono ad accertarsi della sua professionalità tramite il sito e le recensioni.
 
 
Queste sono le domande più generiche che chi inizia ad approcciarsi alla SEO, solitamente, pone. Ovviamente non ci sono guide generiche che aiutino ad avere la supremazia totale del web ma scavando nei meandri del web, cercando e imparando piano piano non si avranno certo problemi ad approcciarsi a questo fantastico mondo dell’ottimizzazione web. Crescendo e informandosi sempre di più si avranno le competenze per gestire anche una campagna di grande importanza e che richiederà molto impegno e dedizione senza alcun timore.

Come riconoscere una agenzia SEO professionale

Riuscire ad identificare la professionalità di una agenzia SEO non è così semplice, anche perché vi sono così tante sfaccettature del concetto di “campagna SEO tradizionale” che è quasi impossibile identificarne una basilare. E trovare le differenze tra un’azienda mediocre e un’ottima azienda nel mondo della SEO non è un’impresa semplice, soprattutto se non si sa nulla in merito diventa ancora più complicato capire se l’azienda assunta sta svolgendo o meno un buon lavoro.

Se avete assunto un’azienda e ci si sta chiedendo se il lavoro che sta facendo va bene per il vostro business, in questo articolo troverete una piccola guida che potrà aiutarvi a farvi un’idea più chiara su ciò che un’azienda che si occupa di SEO dovrebbe assolutamente fare.
Se uno o più di questi punti si rilevano veri, forse è ora di cercare un’altra agenzia.

consulenza-seoceros

  1. Non si notano i progressi. – A scanso di equivoci chiariremo che nel mondo della SEO, la parola “progresso” è piuttosto discutibile e che durante i primi mesi di assunzione è normale non vedere nessun risultato, o comunque scarsi progressi. Ovviamente il successo, per essere duraturo, deve essere costruito grazie ad un lavoro minuzioso ed impegnativo che richiede tempo per essere svolto; di conseguenza, anche i primi segnali si mostreranno dopo qualche tempo. In ogni caso, se dopo qualche mese non si nota alcun cambiamento positivo in termini di posizionamenti, autorità e traffico in entrata, forse è il caso di comunicare seriamente con l’agenzia. Chiaramente non si parla di due o tre mesi, ma di molto più tempo: allora sì che sarà il momento di considerare un cambiamento.
  2. Non cambia mai nulla. – La SEO non rimane mai la stessa per molto tempo. C’è sempre qualche aggiornamento dei motori di ricerca, un nuovo trend o qualche nuova tecnologia da utilizzare per competere. Una buona agenzia prende nota di questi cambiamenti e aggiorna le proprie strategie per andare incontro ad essi. Anche la consistenza è qualcosa di importante: se la propria agenzia non ha mai proposto qualche aggiornamento alle strategie correnti, c’è qualcosa che non funziona. E in quel caso, la cosa migliore è cercare un’agenzia che stia al passo con i tempi e che segua il cliente in modo professionale.
  3. Vengono creati link inbound di scarsa qualità. – Il link building è una delle tecniche più difficili da attuare in una campagna SEO e probabilmente anche la più importante. La qualità dei link può aumentare o ridurre l’efficacia di una campagna SEO, e l’integrità dei link è uno degli indicatori più importanti della qualità di un’agenzia. Questo perché i link di scarsa qualità sono facili da creare e sono molto economici, mentre i link di una certa rilevanza richiedono un investimento ben più corposo, un lavoro molto più professionale e uno sforzo maggiore. I link di buona qualità si riconoscono perché sono contestualmente appropriati, appaiono nelle ricerche, portano a contenuti ben scritti e a domini di un certo livello. Al contrario, i link di scarsa qualità non sono rilevanti, sono postati casualmente senza un criterio definito e sono pubblicati su domini di dubbia provenienza o irrilevanti. Nel momento in cui si nota una tendenza alla creazione di link di scarsa qualità, occorre pensare ad un investimento serio.
  4. I contenuti non soddisfano. – I contenuti e la SEO sono uniti da un legame inseparabile e vanno di pari passo: è impossibile cercare di creare una campagna SEO sana senza le stesse basi per quanto riguarda il content marketing, ed è impossibile produrre contenuti rilevanti senza aver ottenuto alcuni benefici dalla SEO. Un’agenzia professionale deve aver ben chiaro questo concetto e soprattutto deve aver incentrato gli sforzi sul content marketing, rendendo appunto il contenuto l’obiettivo principale. Negli ultimi tempi la qualità dei contenuti è cresciuta perciò occorre stare di pari passo alle tendenze se si vuole sopravvivere, e cercare di comprendere come emergere nella propria nicchia. Se l’agenzia assunta non si pone il problema, sarà meglio considerare un’altra azienda a cui affidarsi.
  5. Non aver idea di ciò che succede. – Se non avete idea di ciò che sta facendo l’azienda che avete assunto o se non riuscite ad interpretare i risultati, sarà meglio trovare un’altra agenzia. Avere una mancanza di familiarità con la strategia in uso o il non avere esperienza non sono delle buone scuse: un’agenzia professionale informa il cliente di tutto ciò che succede e chiarisce i risultati che si vedono. Se non lo fa, evidentemente si sta affidando a mezzi poco consoni; se non hanno tempo di far capire ciò che sta succedendo evidentemente il risultato per loro non è così importante; se non riescono a comunicare con voi, clienti, il personale non è professionale.

 

Ci sono molte aziende diverse là fuori: piccole, grandi, costose, specializzate, generiche e tutto ciò in mezzo tra queste definizioni. Se l’azienda che avete assunto non vi soddisfa o non vi sentite seguiti nella campagna, se la comunicazione è faticosa e poco chiara, basta cercarne una nuova che sappia capire le vostre esigenze e riesca a farvi capire ciò che avverrà nella campagna che migliorerà il vostro business, proprio come un vero professionista del settore dovrebbe fare.

Risparmiare nel web marketing: oggi è possibile

Cosa suona meglio? Spendere migliaia (o milioni) di euro in pubblicità cartacea o televisiva, piuttosto che in campagne il cui ritorno sugli investimenti sono delle incognite, o risparmiare e integrare soluzioni semplici nella propria strategia di marketing corrente ed essere più vicini ai propri consumatori? Il marketing non deve necessariamente essere costoso, piuttosto deve essere pensata in modo intelligente perché abbia dei ritorni importanti.

Il mondo digitale propone infinite possibilità per utilizzare il marketing targettizzato per raggiungere l’esatto pubblico che si desidera, e le aziende mondiali stanno cambiando piani di marketing per trarne vantaggio.
Prima di implementare nuovi piani per l’azienda, occorre fare un audit di ciò che si spende e in cosa viene speso il denaro, e capire come queste tattiche possano essere in linea con il proprio piano aziendale. E soprattutto, occorre fare un bilancio delle spese per essere sicuri che in caso di cattivo rendimento, ciò non determini il fallimento della propria azienda. Per questo motivo è importante badare a spese, soprattutto in un campo incerto come il marketing, in cui ottimi risultati possono essere ottenuti anche grazie a campagne economiche ma ben pensate.
E ci sono diverse tecniche da valutare, prima di decidere di destinare gran parte dei fondi aziendali a pratiche costosissime e incerte.

marketing-seoceros

  1. Potenziare le pagine social

Nel caso non fosse ancora chiaro, avere delle pagine social di questi tempi è fondamentale. E pensare di poterle evitare significa limitare enormemente la possibilità di attrarre nuovo pubblico, di farsi conoscere, di farsi apprezzare. Per questo è essenziale potenziare al meglio le pagine Facebook e Twitter, ma anche Instagram e Pinterest (a seconda delle esigenze e del tipo di marketing).
Inoltre, farlo vi farà risparmiare centinaia, migliaia di euro in alternative di marketing.  Ma cosa permette di fare una pagina social? Una pagina social vi permetterà di:

  • Avvertire i followers delle promozioni correnti e degli aggiornamenti riguardanti l’azienda
  • Offrire supporto ai clienti e di ottenere un feedback istantaneo
  • Connettersi con i brand più influenti nel proprio campo
  • Ottenere la copertura dei media condividendo contenuto e news

Quanto costerebbe ottenere tutto ciò, senza prendere in considerazione i social?

  1. Pensare in termini di SEO

Parlando di motori di ricerca, ci sono diversi modi per dare un impulso alle possibilità di essere tra i primi risultati nei primi motori di ricerca  e se n’è sempre parlato molto. Alcune sono tecniche complesse, altre sono molto semplici e non richiedono alcun costo nell’essere implementate, come ad esempio:

  • Determinare quali parole chiave si rapportano meglio al proprio brand, ma soprattutto quelle a cui i potenziali fanno riferimento per cercare ciò che viene offerto
  • I contenuti sul sito, sui blog e sui social media richiedono soltanto tempo per essere pensati e condivisi, ma sono tra le fondamenta di una qualsiasi strategia di marketing di oggi
  • Utilizzare plug-in SEO gratuiti, come Yoast per WordPress, che aiutano a ottimizzare le pagine web e le intestazioni, le meta descrizioni, i sottotitoli e i tag alle foto
  • Generare backlink lavorando con nuovi brand simili e condividere link dei propri prodotti tramite le recensioni o il guest blogging

Un’altra parte essenziale del marketing di successo è assicurarsi che i prodotti e i canali che li rappresentano funzionino bene e rendano felici e soddisfatti gli utenti. È fondamentale anche avere un design responsive al proprio sito, così che sia facilmente leggibile anche da chi lo visita mediante un dispositivo portatile. Inutile dire che ogni malfunzionamento del sito porterà a screditare l’attività, sia da parte degli utenti che da Google.

  1. Dare delle ricompense per le (buone) recensioni

Avvicinare nuovi clienti è senz’altro la priorità assoluta, ma tenersi stretti quelli che si hanno e incentivarli a far crescere il network per te fa ovviamente risparmiare denaro. Spingere i clienti a parlare delle loro esperienze avute con la vostra azienda farà crescere il numero dei potenziali clienti in un batter d’occhio, a costo zero. Ovviamente, però, i clienti che si impegneranno a farlo saranno più incentivati se sanno che li aspetta una ricompensa (uno sconto, un voucher..). Anche perché se lo saranno meritati. Ma non è una tecnica che farà felici solo le aziende, ma anche i consumatori: infatti, saranno loro per primi a essere soddisfatti (chiaramente se i prodotti permettono di esserlo), e verrà naturale referenziare l’azienda da cui hanno acquistato un determinato prodotto agli amici.
E l’azienda, intanto, risparmia su altre strategie di marketing.

  1. Condividere contenuto di alta qualità

Il content marketing via blog, video e foto costerà un po’ di sforzo generale ma è la strategia che rende più di tutte, dando infiniti benefici, soprattutto se una campagna di content marketing riesce a diventare virale.
I contenuti postati regolarmente pagano in termini di nuovi clienti (l’82% di specialisti hanno guadagnato clienti grazie al blog) e danno credibilità ad un’azienda soprattutto sul nascere, ma anche durante il suo percorso di vita facendola apparire stabile e vicina ai clienti.
Non a caso nel mondo del web marketing si continua a portare avanti l’idea di “umanizzare” le aziende e di evolvere le strategie basandosi sui clienti e sui commenti che lasciano sulle pagine social. Perché non provare, dunque, soprattutto a costo zero?

In fondo basta saper scegliere in modo corretto: tutto dipende dal budget aziendale, dagli obiettivi che ci si pone e a quanto si è disposti a sacrificare per ottenere ciò che si vuole (nonostante il raggiungimento degli obiettivi non sia così scontato). Quindi, anziché destinare sin da subito migliaia di euro in campagne personalizzate, perché non provare prima con delle semplici tecniche che daranno gli stessi risultati, risparmiando sul budget aziendale che potrà servire in futuro alla crescita dell’azienda?

Come definire la mission aziendale tramite il proprio sito

Ancora prima di pensare a un qualsiasi miglioramento del proprio sito web (che riguardi la SEO o qualsiasi altra cosa), bisognerebbe chiedersi: qual è la missione del sito web? Perché le persone dovrebbero visitare questo sito, leggerne i post o comprare i prodotti in vendita? Qual è lo scopo del portale? E rispondere a queste domande dovrebbe essere naturale e dovrebbe avvenire in modo rapido.  In questo post spiegheremo l’importanza di avere una missione ben precisa e soprattutto di come comunicarla al proprio pubblico.

mission-seoceros

Cos’è una missione?

La missione del proprio sito web consiste nelle idee che si hanno a proposito del proprio portale e della propria compagnia. Ogni proprietario di un qualsiasi sito web ha delle aspettative riguardo i propri visitatori. Ovviamente si vorrà che questi leggano i post che vengono scritti o che comprino i prodotti venduti, o forse li si vuole informare o intrattenere
La cosa più importante prima di cominciare a far qualsiasi miglioramento al proprio sito web è quindi quello di pensare alla propria mission. E occorre pensarci con una certa serietà. Non è semplice avere bene in mente cosa si vuol fare, infatti questo è uno dei problemi principali che un sito possa avere (o meglio, che i proprietari dei siti hanno). Molti non chiariscono qual è la propria offerta e cosa la rende così speciale.

Come si definisce la propria mission?

Innanzitutto occorre prendersi del tempo mettere per iscritto qual è in definitiva la propria missione, e bisogna farlo avendo chiaramente in testa cosa si vuole fare, pensando a un messaggio da inviare al proprio pubblico. Una volta che questo messaggio è chiaro, sarà più facile comunicarlo ai clienti.
Per aiutarsi a formulare la fantomatica missione, ci si può aiutare rispondendo ad alcune domande che dovrebbero avere una risposta chiara sin da subito:

  • Cosa può fare la gente con il prodotto/informazione/servizio che offro tramite il mio sito?
  • Cosa rendono le mie idee o i miei prodotti unici?
  •  Come può, il mio prodotto o servizio, migliorare la vita del mio cliente?
  • Perché le persone dovrebbero comprare il mio prodotto o servizio sul mio sito e non su un altro (magari più economico o più conosciuto)? Perché le persone dovrebbero seguire i miei consigli e non quelli di un altro blog?
  • Qual è la ragione per cui sto offrendo il prodotto/servizio/informazione, oltre al profitto?
Come fare per far conoscere la missione aziendale al proprio pubblico?

Una volta che la missione è chiara, è possibile vedere se sul proprio sito si ha la percezione che questo messaggio arrivi anche ai clienti. Occorre innanzitutto focalizzarsi sull’home page e le landing page, perché sono appunto le pagine a cui i visitatori accedono entrando nel sito. Prendendosi il proprio tempo, è molto importante chiarire i punti facendo in modo di evidenziare i più importanti. L’attenzione delle persone verso qualcosa è piuttosto effimera, soprattutto nel web. Quindi è importante riuscire a esprimere un concetto in modo chiaro, rapido e diretto sin da subito.

Ci sono un paio di modi per assicurarsi che la propria missione e i propri intenti siano chiari al proprio pubblico: scrivere  contenuto introduttivo di alto livello, assicurarsi che le intestazioni e le tagline siano chiari e inserire foto di alta qualità e pertinenti al contenuto che si presenta.

1. Contenuto introduttivo

Tanto per cominciare, l’homepage e le landing page in generale devono assolutamente includere un’introduzione che sia chiara. In questo testo bisognerà spiegare la missione del proprio sito sin da subito, in modo da proporla al pubblico senza utilizzare mezzi termini e giri di parole. Di che cosa si occupa il sito? Cosa si sta vendendo? La cosa più importante è assicurarsi che il messaggio sia molto chiaro e che la forma sia adatta al pubblico a cui ci si rivolge. Attenzione a non eccedere con i concetti e con le parole, due paragrafi andranno benissimo!

2. Intestazioni e tagline

Un altro modo per comunicare la propria missione al pubblico è quella di fare un buon utilizzo di intestazioni e tagline: cosa sono? Per intestazione si intende il titolo di una pagina o di un post, mentre una tagline è una parola o una piccola frase che chiarisca ciò a cui si riferisce un contenuto. Può essere una piccola spiegazione del titolo o una descrizione del brand.

È fondamentale che i titoli e le tagline comunichino con precisione il nocciolo della questione di un prodotto o di un contenuto, in generale. E qui si entra nello stile di scrittura e nella scuola di pensiero. Meglio una frase di impatto o una esplicativa, che lasci il cliente a meditare su ciò che vuole fare? Ovviamente ognuno penserà a ciò che è più adatto per il proprio mercato, creando una frase che convinca il cliente a convertire. Un piccolo accorgimento, però, è quello di rivolgersi al pubblico con delle frasi che implichino delle reazioni e delle azioni da parte dei clienti, ad esempio: “migliora il tuo sito con SEOceros!”.

3. Fotografie

Il terzo e ultimo modo per chiarire la propria mission aziendale con il pubblico è quella di fare un buon uso delle fotografie. La maggior parte dei prodotti esposti su un sito viene accompagnata con delle foto relative, ma prima di caricare una fotografia è necessario pensare a cosa vorrebbe sapere veramente un cliente prima di effettuare un acquisto. Molto spesso le fotografie sono eccessivamente ritoccate, riducendo l’autenticità della fotografia in sé che sarà meno fedele al prodotto pubblicizzato. Perché è vero che una fotografia deve essere allettante, ma è anche vero che se un cliente acquista un prodotto aspettandoselo in un determinato modo, quando lo riceverà e si accorgerà che è molto diverso terrà presente quest’esperienza prima di effettuare un nuovo acquisto.

Quindi: essenziali sono le foto di alta qualità, ma è altrettanto importante che siano fedeli all’aspetto originale del prodotto.

Conclusione

La missione principale di un’azienda è quella di offrire qualcosa di unico al mercato: alcune idee sono ottime, alcune no, e l’importante è saperle riconoscere prima di danneggiare la propria azienda e rimanere delusi delle proprie aspettative. Ma soprattutto la missione è saper comunicare al proprio pubblico queste ottime idee, che poi sarà il giudice della vostra missione e, in fin dei conti, sarà quello che vi permetterà o meno di avere successo. Quindi, è importante definire da subito le proprie missioni!

Twitter introduce i conversational ads

Quale azienda non ha mai utilizzato i social media per promuovere la propria attività? Sicuramente ci si sarà anche imbattuti negli hashtag, ovvero delle parole anteposte dal simbolo “#” utilizzate per rintracciare tutti i contenuti riguardanti quella determinata parola. Ogni tanto però capita anche di imbattersi in alcuni abusi di questi preziosi strumenti, ad esempio quando si utilizza un hashtag troppo lungo in un intervento. Chi mai ricercherà un #hashtagcosìlungoperrintracciaredeterminatipost? Nessuno. Questo è il caso di un abuso. Gli hashtag in genere devono essere brevi e soprattutto occorre pensare a quanto possano essere utilizzati per rintracciare determinati contenuti, prima di inserirli.

twitter-seoceros

Twitter può senz’altro essere considerato il padre dell’uso di hashtag, che con il tempo si è poi introdotto in altri social network. Ora, la celebre azienda sta introducendo un formato tutto nuovo delle inserzioni che concilino l’utilizzo delle pubblicità con appunto gli hashtag, per potenziare ulteriormente questi strumenti. Ma di che cosa si tratta, di fatto?

Essenzialmente parliamo di tweet promossi e sono stati battezzati con il nome di conversational ads. L’hashtag includerà un pulsante call-to-action con diversi hashtag che il proprietario può creare per la propria campagna; il pulsante servità a scegliere tra gli hashtag all’interno del tweet e ritwittare l’inserzione.
Twitter ha mostrato come esempio una compagnia di caffè che potenzialmente promuove le proprie miscele speciali. L’hashtag ad di Twitter chiede ai followers di scegliere una miscela e offre due pulsanti d’azione diversi sottostanti al tweet in cui i consumatori possono scegliere.

Una volta che l’utente ha cliccato, il pulsante apre un editor di tweet con un messaggio preimpostato dall’azienda dell’annuncio, assieme all’hashtag della campagna. Il consumatore può aggiungere qualsiasi messaggio voglia twittare e condividerlo sulla propria timeline. Il tweet condiviso conterrà anche delle foto originali della compagnia derivanti dall’inserzione.
Per mantenere l’atteggiamento polite, l’azienda che pubblica l’inserzione invia un messaggio di ringraziamento alla persona che ha condiviso l’annuncio. Perché è sempre bello, comunque, far sentire importanti i propri consumatori; soprattutto se questi rimarranno fedeli al brand.

Secondo Twitter, le nuove tipologie di inserzioni aiuteranno la crescita di contenuti senza extra budget da dover impiegare e promuoveranno le “conversazioni organiche”.

Sembra che le inserzioni possano offrire ai consumatori un modo di partecipare alla campagna pubblicitaria del brand, appunto votando, rendendo così attivo il comportamento del consumatore.

Sebbene i nuovi “conversational ads” siano ancora in versione di prova, già grandi aziende come Samsung e Lifetime stanno provando questo servizio nuovo di zecca.
Twitter ha affermato in una dichiarazione che la versione beta delle inserzioni è disponibili per dei brand selezionati, ma che comunque l’azienda rimane al servizio dei clienti per dei chiarimenti e delucidazioni in merito, rendendosi disponibile grazie alla pagina dei contatti.

Google Panda e gli aggiornamenti misteriosi di Google

In questi giorni Google ha confermato che c’è stato un aggiornamento dell’algoritmo dei posizionamenti durante il weekend, informando inoltre che Panda è ormai parte dell’algoritmo che riguardano appunto le classificazioni. Entrambe le informazioni sono state date in questi giorni, sebbene la news riguardante Panda si intuiva già da mesi, a differenza dell’aggiornamento dello scorso weekend.

Riportando le due notizie nello stesso giorno, è possibile che si sia creata confusione nell’industria della SEO. Inoltre, quando generalmente Google annuncia più informazioni riguardanti i propri algoritmi con la community, spesso capita che scaturisca perplessità e domande a cui gli utenti richiedono chiarimenti. Facciamo un po’ di chiarezza, per quanto possibile.

panda

L’aggiornamento dello scorso weekend non ha riaggiornato le penalità di Panda

Dal momento che Google ha dichiarato che Panda fa effettivamente parte dell’algoritmo principale delle classificazioni, alcuni avrebbero potuto pensare che l’aggiornamento della scorsa settimana abbia stabilito altri punteggi di Panda e abbia peggiorato ulteriormente le posizioni di quei siti già precedentemente puniti.
Ma non è così.

Gary Illyes di Google ha dichiarato apertamente su Twitter che l’ultimo aggiornamento non ha nulla a che fare con i segnali di Panda. Precisamente, ha detto (con un po’ di ironia): “i recenti sbalzi che avete notato nei posizionamenti non hanno nulla a che fare con Panda o con altri animali”.

Google Panda non opera in tempo reale

Ci si è chiesti, inoltre, se Panda funzionasse in tempo reale. Stando alla risposta di Gary Illyes, non è così. Infatti il webmaster di Google ha dichiarato che “ciò che si dice a proposito di Panda in tempo reale è sbagliato”. Ha inoltre specificato che Panda non opera immediatamente o in tempo reale.

Sulla questione si è pronunciato anche John Mueller di Google con un video, in cui spiega (al minuto 28) che i risultati di Panda non si vedono in tempo reale o quando l’algoritmo principale si aggiorna.

Regolarizzare gli aggiornamenti di Panda?

Mueller ha anche aggiunto: “Credo sia qualcosa in cui cerchiamo di guardare alla qualità di un sito, e capiamo quali hanno una qualità migliore e quelli che in generale sono di bassa qualità, prendendo in considerazione questi fattori per la classificazione del sito. Questo essenzialmente è un modo di rendere gli aggiornamenti un po’ più veloci e un po’ più regolari”.

Dopo qualche secondo ha aggiunto che non ha promesso che sarà così, ma pensa possa diventarlo.

Cosa significa che Panda è parte dell’algoritmo principale?

La più grande confusione riguarda il fatto che si sta ancora parlando di alcuni aspetti dell’algoritmo di Panda come se non fosse parte integrante dell’algoritmo principale. Cosa significa che Panda è parte dell’algoritmo centrale? Funzionano assieme? Alcune parti funzionano assieme all’algoritmo principale? Oppure Panda è a sé stante?

Cosa ha impattato, allora, l’aggiornamento della scorsa settimana?

Molte persone hanno notato un grande aggiornamento durante lo scorso weekend, e si sa anche che non è relazionato a Panda. Ma allora, su quale tipologie di sito ha avuto un impatto? Generalmente Google non parla di segnali di posizionamento e aggiornamenti. Che fosse, allora, uno dei tanto temuti “phantom updates” (aggiornamenti fantasma) di cui si parlava tempo fa?

Qual è la differenza, ora che Panda è parte dell’algoritmo principale?

La domanda più grande è: come si differenzia in termini di classificazione e di impatto? Cosa cambia, per i webmaster, ora che Panda è parte dell’algoritmo principale? Google non ha ancora risposto a questa domanda, ma avendola ricevuta si spera che possa farlo.

In definitiva, questi sono i dubbi principali che sorgono ora tra i webmaster e nel campo della SEO in generale, dopo aver appreso di un aggiornamento all’algoritmo primario durante la scorsa settimana e del fatto che Panda sembra esser parte di esso.
Tutto ciò condurrà a più confusione, ma quantomeno sono stati evidenziati i dubbi e le perplessità.
Ci si aspetta, quindi, una risposta da Google.

4 tecniche SEO che danneggeranno il vostro portale

Quando si parla di SEO non c’è mai nulla di certo, un po’ come quando si parla di qualsiasi campagna di marketing. Le posizioni nei risultati di ricerca non sono più così stabili e possono cambiare molto rapidamente grazie ai link inbound, a nuovi contenuti o a dei concorrenti che competono con altri strumenti per conto proprio. Ma soprattutto Google cambia molto spesso l’algoritmo per cercare di dare migliori risultati agli utenti, rimescolando i posizionamenti. E  quando si commette un errore, di solito gli effetti sono a lungo a termine.

Comunque, in un mondo così instabile come quello del web marketing e più precisamente di quello riguardante la SEO, ci sono diverse tecniche SEO che andrebbero evitate per evitare il collasso del proprio sito web: sono tecniche ampliamente sconsigliate e ritenute danneggianti, tant’è che, se le si utilizza, si può incorrere in penalità e nella riduzione drastica della visibilità online nei risultati di ricerca. Ecco le quattro principali.

seo-seoceros

  1. Inserire troppe parole chiave. Le parole chiave sono ancora molto utili per accaparrarsi il traffico online, ma occorre separare il concetto di inserire qualche parola chiave che corrisponda effettivamente al contenuto scritto e riempire di parole chiave il contenuto soltanto per aggiudicarsi delle visite. Il secondo metodo non è più così efficace come si pensa, dal momento che l’algoritmo di Google utilizza la ricerca semantica anziché i metodi d’identificazione basati sulle parole chiave.
    Proprio per questo motivo, a causa appunto dell’algoritmo di Google Panda, riempire troppo i contenuti di parole chiave non è una buona mossa; al contrario, si può rivelare una tattica dannosa per il proprio portale.
  1. Pubblicare contenuto di scarsa qualità. Il riempimento di parole chiave non è l’unico motivo per cui si può essere penalizzati. Uno di questi è senz’altro il troppo contenuto di scarsa qualità: infatti, postare materiale non particolarmente rilevante può danneggiare la credibilità del sito a lungo termine sia per i motori di ricerca che per i visitatori che accedono al sito web. Per “contenuto di scarsa qualità” si intendono articoli eccessivamente corti, scritti in modo inaccurato, troppo generico e vago, che non dà alcuna informazione che sia d’aiuto per gli utenti. D’altronde, Google si sforza di propinare materiale di un certo livello ai propri utenti, soprattutto che non contengano errori. Ecco qualche consiglio per migliorare i propri contenuti.
  1. Agire in modo sospetto.Varietà è la parola chiave anche per quanto riguarda l’ambito della SEO. Qualche esempio? Prendiamo in considerazione i link inbound che conducono al proprio sito web: chiaramente, questi link devono provenire da fonti diverse, da diversi tipi di contenuto e devono mirare a pagine distinte. Perché? Perché altrimenti sarà palese, per gli algoritmi di Google, che si sta cercando di manipolare la propria posizione nei risultati di ricerca. Ma la varietà non è importante soltanto per quanto riguarda i link inbound, ma dev’essere un processo che coinvolge diversi ambiti: variare i link e i contenuti sarà senz’altro una mossa che verrà premiata poiché renderà sempre più credibile il proprio portale ai motori di ricerca.
  1. Migrare irresponsabilmente. Rivedere il design del proprio sito o addirittura migrare può essere emozionante, ma non si possono trascurare i requisiti per completare una migrazione in sicurezza. Innanzitutto va aggiornata la mappa del sito e inserire i reindirizzamenti 301 per le pagine vecchie; successivamente vanno rivisti i meta-dati, tra gli step necessari. Trascurare questi passaggi estremamente delicati potrebbe voler dire sabotare il valore dei link inbound attualmente esistenti, interferendo con l’indicizzazione del sito per Google o addirittura diminuire l’autorità generale del sito.

Se si è preoccupati per le conseguenze negative a lungo termine relative al posizionamento del sito web, occorre ricordarsi di questi errori facilmente commettibili nella SEO. Innanzitutto sono quasi tutti errori che si possono evitare, proprio perché li si commette consciamente (tranne la migrazione del sito, probabilmente). La buona notizia, però, è che sono errori che, nonostante si trascinino delle conseguenze a lungo termine, sono comunque sanabili. Risanare vuol dire, comunque, perdere tempo per sistemare qualcosa che con un minimo di accorgimento non si sarebbe danneggiato.
Ora sapete cosa evitare!

Consulenza SEO: come comportarsi con i clienti?

Nell’industria della SEO capita molto di frequente che i clienti non si fidino dei consigli che le agenzie raccomandano loro, magari lamentandosi successivamente degli scarsi risultati ottenuti che si aspettavano arrivassero dalla campagna SEO pianificata. Qualche esempio? Incremento della visibilità, del traffico, delle conversioni, etc.
Agendo d’istinto, ci si potrà rivolgere al cliente in modo forse un po’ troppo diretto, ma è bene pensare anche al perché effettivamente un cliente non ha implementato le modifiche consigliate. Vediamo alcune ipotesi:

  • Il cliente non ha avuto il tempo materiale o le fonti necessarie per effettuare i cambiamenti consigliati
  • La burocrazia o la politica interna dell’azienda ostacola il processo
  • Per una mancanza di sviluppatori qualificati
  • A causa di costi elevati associati alle modifiche
  • Limitazioni del CMS.

Non sempre, però, il cliente comprende che se i cambiamenti SEO non verranno implementati, il proprio brand conoscerà un periodo di declino.
L’agenzia SEO che si prende carico di attuare i cambiamenti pianificati con il cliente dovrebbe eseguire una prassi prima di prendersi carico del lavoro, cercando di gestire al meglio la situazione sin da subito.

consulenza-seoceros

#1: Educazione del cliente

Il primo compito fondamentale di un’azienda di consulenza SEO è quello di educare tutti i portatori di interessi e i dirigenti dell’importanza che ha la SEO nel mondo del web, identificando la strategia da voler adottare e spiegando in modo dettagliato come ogni minimo cambiamento potrà avere un impatto sulla campagna, contribuendo ad aumentare il ritorno sugli investimenti.
Sicuramente avere dei documenti che attestino l’efficacia dei propri consigli per i propri clienti (magari mostrando dei grafici, dei report, etc.) avrà un impatto benefico sul cliente, che riporrà più facilmente la propria fiducia nell’azienda SEO, soprattutto se questo è nuovo nel campo.

Una volta che il cliente comprende come la SEO può aumentare le vendite e generare potenziali clienti, sarà senz’altro più incline a seguire la linea proposta.

#2: Ruoli, responsabilità, risorse e limitazioni

Quando ci si prende carico del lavoro per un cliente, è fondamentale discutere in modo chiaro riguardo i ruoli e le responsabilità di ogni parte, cercando di scoprire se il cliente detiene le risorse necessarie per implementare ciò che gli è stato raccomandato.

Se i clienti non hanno le risorse o il tempo per la gestione o l’implementazione, è bene specificarlo in un documento che sarà poi il contratto, cercando successivamente di proporre una quota per l’implementazione. Essenziale sarà anche verificare di aver a disposizione degli sviluppatori che hanno dimestichezza nell’implementare dei cambiamenti URL, on-page e così via per diverse piattaforme.

Se il cliente ha a disposizione solo poche ore per quanto riguarda lo sviluppo e i cambiamenti tecnici, si dovranno “dimezzare” i consigli dando la priorità ai più importanti, di maggior impatto, ad esempio: gli articoli che avranno maggior impatto sul traffico, la visibilità e le conversioni.

Inoltre, prima che il contratto venga firmato, è bene assicurarsi che il cliente spieghi i problemi specifici e le frustrazioni avute con l’attuale campagna SEO: nel contratto dovranno essere chiariti anche cosa  voler modificare e se esistono delle soluzioni disponibili ove occorrano delle limitazioni.

Nel caso di alcune limitazioni che non possono essere riparate, è molto apprezzabile suggerire una nuova tecnologia basata sulle esperienze precedenti, determinando le tempistiche attuare le modifiche; in caso contrario, bisognerebbe specificare qualche altra soluzione tecnica.

#3: Burocrazia e partner difficili

Quando la politica interna o delle restrizioni impiegano più di tre mesi di approvazione, è importante avere una clausola nel contratto che parli proprio di questo. È necessario specificare che se il cliente non implementerà le modifiche consigliate dall’agenzia, non otterrà i risultati e ne sarà responsabile per il 100%.

Ci saranno sempre delle complicazioni e campanelli d’allarme lungo il cammino, soprattutto quando il cliente attua una modifica non consigliata. Per questo è bene avere scritto nero su bianco che qualcosa potrebbe andar storto se vengono effettuate le modifiche non richieste, e la responsabilità dei risultati apparterrà totalmente all’azienda che ha implementato diversi cambiamenti.

Conclusione

Pianificare e organizzare i vari step da compiere e le procedure da attuare prima che il cliente si affidi completamente, può aiutare ad implementare le modifiche consigliate in modo più rapido, soddisfacendo il cliente e notando i primi segnali di miglioramento nel tempo.

A volte bisogna scegliersi le battaglie trovando un bilanciamento tra SEO, design e utilità. Questo aiuterà l’azienda e il cliente (così come gli altri venditori) a lavorare in un team, per raggiungere tutti insieme gli obiettivi e il successo.

Come cambierà Facebook nel 2016?

I colossi della tecnologia come Google, Apple e Amazon tendono sempre di più a richiamare l’attenzione con le proprie innovazioni tecnologiche: ad esempio, Apple sta migliorando per quanto riguarda la tecnologia dell’assistenza personale, Google sta aggiornando il proprio algoritmo di ricerca e Amazon si sta sviluppando per quanto riguarda i metodi di pagamento e per le consegne. Ma c’è un’altra compagnia che tutti conoscono che si sta spingendo ai limiti della tecnologia ridefinendo le aspettative dei consumatori: Facebook.

Chi si sarebbe mai aspettato che social network fosse diventato un leader dell’innovazione digitale, qualche anno fa? Nonostante ciò, Facebook rimane uno delle compagnie tecnologiche più dinamiche dei nostri giorni, e il suo andamento condiziona le aziende e i professionisti di marketing di tutto il mondo. Ecco quali saranno i prossimi cambiamenti che Facebook ha pensato di presentare per questo 2016:

facebook-seoceros

  1. Realtà virtuale. Non è un segreto che Facebook abbia acquisito Oculus, il concorrente più famoso dell’ultima rinascita della tecnologia della realtà virtuale, ad inizio anno. Oculus Rift è uno dei gadget più importanti anticipati per questo 2016, con il sostenimento da parte di Facebook del dispositivo (e della compagnia) si può star certi che la piattaforma sociale farà tutto ciò che potrà spingendo la realtà simulata verso il consumatore. Ciò significa includere più contenuti che abilitino la realtà virtuale e le interazioni sulla piattaforma sociale, come panorami a 360° e premiando gli utenti e le aziende che contribuiranno al contenuto per le masse. Sarà la buona volta per la realtà virtuale? Se Oculus funzionerà (come si conta faccia), Facebook ci conterà.
  1. Instant Articles.  Facebook ha rilasciato Instant Articles a inizio anno, ma soltanto ad una cerchia molto ristretta di copywriter. Pensato per mantenere gli utenti il più tempo possibile su un’applicazione e per valorizzare l’esposizione dei copywriter che potrebbero perdere traffico grazie agli indecisi sui social media, Instant Articles era teoricamente uno strumento che avrebbe dovuto beneficiare per più o meno tutti; i lettori avrebbero ricevuto il contenuto il modo più rapido, i copywriter avrebbero ottenuto più lettori e Facebook avrebbe avuto più utenti attivi. L’unico problema è che, per molti copywriter, Instant Articles non è abbastanza robusto e le opzioni della pubblicità non conciliano con la carenza di traffico inbound. Nel 2016, però, Facebook modificherà e ripenserà a un servizio più efficiente, possibilmente allargando la cerchia dei copywriters a cui è concesso l’utilizzo.
  1. Facebook M. Con l’assistente digitale di Siri e Cortana già rafforzata nel mainstream, Facebook spera di ottenere un pezzo di azione con Facebook M, un assistente digitale basato su Messenger. C’è un’unica grande differenza: mentre la maggior parte degli assistenti digitali sono formalmente e completamente digitali, Facebook M è un ibrido digitale/umano e utilizza un algoritmo simile a quello di Siri e Cortana, ma si appoggia ad un team di assistenti umani che operano nel background per provvedere alla gestione di comandi più complessi o ambigui. Che sia un successo o meno, Facebook introdurrà comunque una varietà alla scena dell’assistenza digitale.
  1. Cambiamenti nella pubblicità. La piattaforma pubblicitaria di Facebook non ha smesso di cambiare dal primo momento che è nata, più di dieci anni fa. La piattaforma ha visto un numero di aggiornamenti durante il 2015, tra cui un pulsante “chiama ora”, la possibilità di gestire le pubblicità dai dispositivi mobile e molti altri. Sulle orme di Pinterest, per il 2016 anche Facebook è più predisposto a includere funzioni social e e-commerce per le aziende iscritte, oltre ad una piattaforma di management più solida.
  1. Visibilità.  La visibilità organica su Facebook è diminuita in maniera consistente negli anni. Mentre la risposta ufficiale di Facebook a questo calo oggettivo è di migliorare l’esperienza generale dell’utente mostrando soltanto i contenuti più rilevanti, non è così difficile leggere tra le righe. Facebook spinge le aziende con una minor ricerca organica a utilizzare le opzioni di pubblicità a pagamento, il che significa più entrate per Facebook.
    Quindi, per questo 2016, forse è necessario prepararsi a crolli ancora maggiori di visibilità organica, ma soprattutto di rivedere la propria strategia di marketing.
  1. Grande enfasi per i contenuti video. Non è un segreto che gli utenti richiedano più contenuti video. Le app come Periscope e Meerkat stanno diventando sempre più popolari e le app più mainstream, come Facebook e Twitter hanno già incluso l’auto-play nelle bacheche. Facebook ha anche annunciato, recentemente, dei piani per rilasciare delle funzioni di video live-streaming, che garantirà delle funzionalità simili a quelle di Periscope a tutti gli utenti e alle aziende. Ed è chiaro che Facebook pianifichi di dare la priorità ai contenuti video, per questo 2016 più che mai.

 

Alcuni di questi cambiamenti potranno avere successo, alcuni potranno essere fallimentari. Alcuni sono già progetti avviati e alcuni potranno essere rinviati per un altro anno. Ciò che occorre capire è che Facebook è in fase di continuo aggiornamento, e il 2016 sembra essere un anno prospero per determinati progetti. Insomma, l’unico modo per vedere cosa verrà integrato, che risultati potrà dare ogni singolo cambiamento e quando sarà attuato è rimanere aggiornati.