Cali di traffico: quando l’algoritmo di Google non è colpevole

Spesso ci si chiede se il calo del traffico di un sito avvenga a causa degli aggiornamenti dell’algoritmo di Google. Cosa controllare prima di pensare all’algoritmo?

Le cause da attribuire alla perdita di traffico possono essere molte e varie. Alcune compagnie collegano questi cali alla data di qualche aggiornamento dell’algoritmo, pensando che il proprio sito sia stato colpito da Panda, Penguin o Hummingbird. Inutile dire che non è sempre quella la causa del calo di traffico. Una delle ragioni può essere il fatto di non essere mobile-friendly. Negli scorsi post si è ampiamente parlato dell’importanza di avere un sito responsive quindi mobile-friendly. In questo articolo verranno definite altre situazioni che potrebbero far pensare alla causa della propria perdita di traffico. Cosa valutare?

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  1. Revisione dei dati in archivio

Tra gli elementi più sottovalutati ci sono i dati in archivio: infatti, molte aziende non prestano attenzione alle proprie informazioni storiche. Rivederle di tanto in tanto accelererà le analisi e aiuterà a determinare quali parole chiave non hanno avuto i risultati sperati o quali pagine non risultano più tra i primi risultati a causa di diversi motivi: errori tecnici, contenuti datati, carenza di coinvolgimento, esser stati rimpiazzati dai concorrenti etc.

Per verificare se un sito ha perso qualche link di scambio da domini di una certa importanza, si consiglia di rivedere la storia dell’attività dei link. Perdere qualche scambio di link (perché magari un sito è in riparazione o sta migrando) può causare un notevole calo di traffico dal web e la rottura dei link.

  1. Controllo della configurazione delle analisi

Altro errore molto comune è un’errata configurazione dell’analisi o la mancata installazione del codice di tracking ai template delle nuove pagine. Con una campagna SEO focalizzata sulla creazione di contenuti di alta qualità, occorre che il codice di tracking venga sistemato su ogni pagina web accessibile ai motori di ricerca, così da abilitare l’attribuzione del traffico dalla ricerca organica.

  1. I cambiamenti nell’ambiente delle ricerche

Negli ultimi anni l’ambiente delle ricerche è cambiato drasticamente e questo potrebbe essere un fattore determinante. Google infatti ha effettuato cambiamenti che hanno avuto impatti enormi sulle SERP che possono influenzare sia la visibilità che il traffico. Per esempio, ha recentemente iniziato a mostrare tre annunci a pagamento per alcune ricerche mobile che hanno eliminato efficacemente i risultati organici dalla testata, causando un declino nel traffico e il riposizionamento per alcuni brand.
Quando gli elenchi organici sono spinti sotto la testata possono verificarsi dei cali nel traffico organico.

  1. I cambiamenti del sito e i problemi tecnici

Spesso alcuni siti vengono aggiornati senza informare il team che si occupa della campagna SEO. Se i tag o i titoli delle pagine vengono cambiati senza l’approvazione del team SEO, la pagina potrebbe subire un calo drastico nel posizionamento. Quando le strutture degli URL vengono cambiate e le pagine non reindirizzate propriamente, il sito potrebbe perdere moltissimo traffico. Inoltre può capitare che gli sviluppatori possano accidentalmente bloccare l’intero sito o alcune directory del sito dall’essere indicizzato, il che può causare una diminuzione di traffico organico, specialmente in quelle directory ad alto traffico.

  1. Il contenuto del sito

Spesso la ragione principale per la perdita della visibilità va attribuita alla diminuzione di interazione del proprio sito ed occorre dare uno sguardo con occhio critico ai propri contenuti. Sono di alta qualità? Sono d’aiuto, veri ed informativi? Sono rilevanti per le parole chiave per cui si sceglie di competere? A queste domande è necessario rispondere con onestà e cercare di migliorarsi. Se un utente non è abbastanza interessato ad un contenuto, perché dovrebbe esserlo Google?

Conclusione

Se non si sta facendo nulla di ingannevole né si sta cercando di essere più furbi di Google e si hanno contenuti interessanti e utili che incontrano i bisogni degli utenti, sicuramente non ci sarà da preoccuparsi in merito agli aggiornamenti degli algoritmi di Google.
Se, al contrario, si sta effettuando qualcosa di sospetto, se si hanno contenuti poveri e di scarsa qualità, allora si dovrà temere di essere penalizzati da Google, e ciò che ci si può aspettare è un declino nel traffico.

L’algoritmo di Google non è quindi sempre la causa. Seguendo le migliori pratiche, controllando le parole chiave, rivedendo i contenuti delle pagine e investigando sul proprio sito da un punto di vista tecnico aiuterà a riguadagnare traffico e a ottenere più successo con gli utenti nel tempo.

Come utilizzare gli spot pubblicitari per guidare le ricerche?

La pubblicità televisiva è un noto ed utile mezzo per accaparrarsi una grande fetta di pubblico, ma non tutti riescono a sfruttare questo strumento al meglio, ad esempio per quanto riguarda il collegamento con le ricerche online. In questo articolo verranno dunque dati alcuni consigli su come migliorare l’uso di questo mezzo dalle infinite possibilità.

Tra gli obiettivi della pubblicità offline, il primo della lista non sarà sicuramente condurre le ricerche online; tuttavia, è un pensiero a cui ci si dovrebbe focalizzare un po’ di più, quantomeno meglio, poiché vi sono ancora moltissime persone che potrebbero rispondere a questo input tramite il web. Ci saranno persone che, guardando la televisione, avranno uno smartphone tra le mani, piuttosto che un tablet o un computer portatile. Addirittura ci potrebbero essere persone che guardano la tv mediante questi fantastici strumenti; qualcuno potrà notare un’inserzione pubblicitaria in treno ed esserne così colpito da documentarsene sul web. Questo esempio rende tutto più semplice ed interessante da comprendere.
Dopo aver messo a fuoco questo scenario, sarà dunque facile capire che gli esperti di marketing dovranno ingegnarsi e fare il più possibile per condurre un cliente esattamente su una pagina ben precisa. Questo è il concetto di guidare le ricerche web.

Uno dei metodi più efficaci per condurre una ricerca nel web è inserendo un URL ben preciso e semplice da ricordare nella pubblicità: in questo modo gli utenti avranno ben in mente cosa cercare per informarsi meglio riguardo il prodotto o il servizio pubblicizzato, oltre al fatto che verranno impressionati da qualcosa che non potranno scordarsi. Un altro modo per guidare la ricerca nel web è affidarsi alla call-to-action, ovvero una frase che incoraggi il pubblico a far qualcosa (solitamente viene utilizzato il tempo imperativo nella frase, proprio per spingere il proprio target a compiere un’azione). La call-to-action si utilizza principalmente quando si vuole far ricercare un termine più preciso e più chiaro, senza dover per forza condurre ad una landing page ben precisa come nel caso dell’URL.
Gli utenti che ricercheranno quel termine preciso potranno finire su una pagina web di risultati di ricerca riguardanti recensioni a cinque stelle del prodotto o servizio, il che implica indirettamente che il potenziale cliente ci metterà ben poco ad andare dritto al punto. Chiaramente, però, per ottenere delle recensioni a cinque stelle è senz’altro necessario disporre di un prodotto o servizio di eccellente qualità e livello. Al contrario, la guida della ricerca web, potrebbe portare più danni che altro. Se però si ha già collezionato un buon numero di ottime recensioni dagli utenti, perché non sfruttarle?

Sia la call-to-action che gli URL hanno i propri benefici, e non per forza si dovrà utilizzare soltanto l’uno o soltanto l’altro: anzi, in molti casi l’ideale sarebbe utilizzare entrambi gli strumenti. Detto ciò, ecco quali sono alcuni dei punti di forza di entrambe le soluzioni proposte.

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Perché utilizzare la call-to-action?

Tra i diversi motivi per utilizzare il metodo della call-to-action, qui sotto ne verranno descritti alcuni. Importante da ricordare: non per forza si deve utilizzare solo uno o l’altro metodo, in alcuni casi è anche meglio utilizzare entrambi!
Ma tornando al perché la call-to-action dovrebbe convincere:

  1. È il metodo più rapido per l’utente: se si vorrà rimanere impressi nella mente di un potenziale cliente, la call-to-action è proprio quello che serve. Una persona è più predisposta a recepire un motto, una frase fatta piuttosto che anche un semplice URL. Inoltre, è più semplice da digitare, considerazione da tenere a mente soprattutto quando si penserà al proprio target.
  2. Quando si parla di target, si deve pensare ad una potenziale fetta di pubblico, quindi è importante trovare un buon motto così da ampliare le possibilità, che è una prospettiva reale. Questa frase dovrà colpire più fasce d’età, dovrà essere memorabile e semplice da ricordare, ma anche capace di lasciare il segno nella mente delle persone.
  3. Se affiancato all’annuncio pubblicitario ci sarà una campagna pay-per-click (in una fase particolare della campagna), sarà addirittura possibile tracciare, almeno parzialmente, il successo che l’inserzione ha avuto tra il pubblico.
Perché mostrare un link?

Spesso nelle pubblicità offline vengono utilizzati gli URL, ma non sempre sono chiari e utillizzati al meglio. Ma quali sono i vantaggi del mostrare un URL ben preciso?

  1. In termini di traffico, un URL conduce esattamente nella landing page desiderata, proprio dove vogliamo che gli utenti “atterrino”. Grazie ad un link, infatti, il pubblico ha meno probabilità di sbagliarsi nella ricerca del prodotto e servizio, senza rischiare di finire in una pagina concorrente.
  2. Non sempre è facile assicurarsi le prime posizioni dei risultati di ricerca: per questo motivo, l’URL è la soluzione migliori sempre in termini di traffico, rimanendo comunque attenti al fatto che il link conduca esattamente alla giusta landing page.
  3. In termini economici, la call-to-action richiederà il supporto di inserzioni pay-per-click, per condurre ad una landing page ben precisa. In questo caso, l’utilizzo di un URL specifico in un’inserzione offline faciliterebbe il percorso degli utenti, facendo risparmiare anche l’azienda che potrà usare lo stesso budget per completare operazioni diverse.
Cosa tenere a mente?

Vi sono altre preziose raccomandazioni che sarebbe bene tenere amente, sebbene possano apparire scontate, tra cui:

  1. Non dimenticarsi di mostrare l’URL o la call-for-action per abbastanza tempo sullo schermo: può sembrare ovvio, eppure non lo è. Molte pubblicità televisive, nella tempo totale dello spot mostrano l’URL in questione o la call-to-action per un periodo brevissimo di tempo. Il pubblico ha bisogno di più di qualche secondo per memorizzare una frase o un link!
  2. Le landing pages devono essere mobile friendly. Il fatto che la maggior parte della popolazione mondiale utilizzi dispositivi mobili non è più una novità da molto tempo, ciò significa che la landing page desiderata deve essere mobile friendly per ottenere dei risultati, altrimenti si rischia di infastidire gli utenti e creare più disagi che conversioni, come approfondito in altri articoli.
Per concludere

In questo campo, gli specialisti del marketing avranno molto a cui pensare e potranno sbizzarrirsi per creare nuove tecniche per accaparrarsi il nuovo pubblico. Affinché gli spot pubblicitari abbiano i giusti tornaconti, è necessario che l’intera campagna pubblicitaria verta anche sul web. Ogni azienda avrà diverse necessità e ognuna dovrà scegliere cosa è meglio per la propria impresa secondo diversi fattori, sta di fatto che sia l’URL, sia la call-for-action sono due validi metodi per migliorare le pubblicità offline.

Google avverte di nuovo i webmaster: “non usate reindirizzamenti mobile subdoli”

Dopo aver avvertito i webmaster ad inizio 2014 riguardo i reindirizzamenti, Google ora dice che provvederà a tali disagi ma darà anche consigli su come rimuovere i reindirizzamenti non desiderati.

Google ha annunciato che prenderà dei provvedimenti riguardo ai siti che, intenzionalmente o non, hanno alcuni  reindirizzamenti subdoli nei loro portali. Già ad aprile 2014 Google prese una chiara posizione a proposito dei  reindirizzamenti mobile sospetti, ma ora avverte i webmaster dando loro l’occasione di focalizzarsi di più in merito a questi episodi. Si pensa quindi che Google abbia visto più casi di reindirizzamenti ingannevoli e disagevoli per gli utenti.
Il team del Controllo Qualità di Google ha affermato che reindirizzare gli utenti del mobile per migliorare la loro esperienza sia corretto (come, ad esempio, rendirizzare da sito.com/url1 a m.sito.com/url1); al contrario, reindirizzare gli utenti a contenuti diversi e non inerenti alla ricerca è considerato come “cattiva esperienza dell’utente” ed è contro le linee guida dei webmaster.

La situazione disagevole per l’utente potrebbe essere la seguente: quando si clicca su un risultato di ricerca via desktop, è possibile che il sito desiderato si apra normalmente. Al contrario, cliccando sullo stesso sito via mobile, si viene reindirizzati ad un’altra pagina non inerente. L’episodio potrebbe risultare malsano e frustrante, mettendo a disagio gli utenti.

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Google a volte comprende che questi reindirizzamenti accadano senza l’intento del webmaster. Generalmente, queste situazioni possono succedere a causa di due motivi:

  1. Strategie di pubblicità che reindirizzano specificamente un utente: un elemenot/script viene installato per mostrare le inserzioni e monetizzare contenuto, reindirizzando gli utenti a tutt’altro sito senza che il webmaster ne sia a conoscenza.
  2. Reindirizzamenti mobile come risultato di un sito potenzialmente attaccabile da hacker: in altri casi, il sito web viene hackerato: un risultato potrebbe essere proprio creando un reindirizzamento ad un sito di spam unicamente per gli utenti del mobile.

Google ha quindi delineato tre modi per capire quando ciò può avvenire, perché la situazione potrebbe passare inosservata per un periodo di tempo:

  1. Controllando se si è stati reindirizzati quando si naviga via smartphone sul sito più volte a settimana.
  2. Controllando se gli utenti esprimono lamentele riguardo il sito.
  3. Monitorando gli utenti nei dati delle analisi del sito per comportamenti insoliti o cambiamenti.

Google ha infine ribadito che reindirizzare un utente ad un contenuto indesiderato viola le Linee Guida dei Webmaster. Per assicurarsi della qualità dei risultati degli utenti, il team del Controllo Qualità di Google potrà prendere dei provvedimenti verso questi siti, rimuovendo questi URL dall’indice, avvertendo con un messaggio il proprietario del sito tramite Search Console.
Sicuramente uno dei modi migliori per evitare tutto ciò è assicurarsi di aver assunto pubblicitari onesti e trasparenti sulla gestione del traffico degli utenti.

Adobe Digital Publishing Solution: Adobe permette di creare mobile apps

Gli esperti di marketing e gli inventori sono continuamente spinti a completare progetti in timeline sempre più ridotte. Per questo motivo, Adobe sta cercando di aiutarli portando applicazioni sempre più veloci sul mercato, senza aver bisogno di imparare codici o di sfinire il team di sviluppo.

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Adobe Digital Publishing Solution è stato lanciato a Luglio. Secondo Adobe, la soluzione è quella di permettere ai creatori di ideare app digitali utilizzando strumenti creativi già conosciuti, come InDesign. Pare che Adobe abbia già visto risultati tra tre pubblici maggiori: editori che cercavano un nuovo modo di presentare il contenuto, esperti di content marketing che cercavano di creare l’affinità del brand e condurre prospetti tramite i funnel di vendita, e le aziende che cercavano di raggiungere pubblico interno con informazioni aggiornate della compagnia o con materiale aggiuntivo.
Sembra però che consegnare contenuto mediante un’app porti diversi vantaggi, tra cui il poter pubblicare contenuti con cui gli utenti vogliono davvero entrare in contatto.
Ogni gruppo ovviamente cerca di portare a termine diversi obiettivi. Gli editori vorranno avvicinare i lettori e far crescere la loro fedeltà al brand, gli esperti di content marketing vorranno invece rapportarsi con nuovi utenti ed aiutarli mediante il funnel delle vendite e così via, mentre le aziende vorranno propinare contenuto al proprio pubblico essendo in grado di misurarlo e controllarlo.

Spesso molte applicazioni soffrono di ‘abbandono’, mentre secondo Adobe “i consumatori non abbandonano un’applicazione che soddisfi appieno le loro esigenze”.

Ecco quindi cosa offre Adobe: Adobe Digital Publishing Solution supporta Android, Windows, IoS e la versione desktop con un web viewer, tutto creato da un programma. C’è la possibilità di separare le notifiche a diversi tipi di pubblico, ed il prezzo varia in base all’utilizzo e al pubblico (ad esempio quanti impiegati lo userebbero in un’azienda).
Ad oggi pare che i potenziali clienti possano essere chiunque gestisca servizi finanziari e assicurazioni, beni di consumo, case automobilistiche e vendita al dettaglio.

 

Marketing a misura d’uomo: 3 consigli per migliorare la propria tattica

Ogni marketer ha determinati obiettivi: quante volte è capitato di sentire “ottieni il 30% in più dei click/conversioni” da qualche direttore? E la sfida diventa concreta quando l’ordine deve essere eseguito. Quando si pensa a come ottenere più risultati, spesso si ci dimentica del quadro più ampio, ovvero che c’è una persona reale dietro ogni click, iscrizione, condivisione e conversione. Dietro ogni click e ogni conversione c’è un modello che respira, che vive.

Spesso ci si dimentica delle persone che interagiscono con le pagine, con i prodotti o i brand. Se ci si sente un po’ frustrati vedendo tutti quei numeri nelle analisi, forse è perché ci si sta focalizzando troppo sulla media piuttosto che sulle reali persone che compilano i moduli. In sostanza bisognerebbe tornare un po’ alle origini, creando esperienze di marketing migliori per il consumatore, perché sono essi che definiscono la linea di marketing. Più si conoscono gli utenti e si crea contenuto riservato a loro, più si vedranno le metriche crescere. I click sono le persone.
Per re-immaginare il rapporto con gli utenti e crear loro delle esperienze migliori di marketing, si possono evidenziare tre tattiche: sviluppare una solida strategia del brand, ottimizzare per le ricerche e personalizzare. Ma andiamo un po’ più nel dettaglio.

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Sviluppare una strategia del brand

Un buon marketing è logico, immedesimabile e spinge le persone a prendere decisioni senza pensarci troppo su. Ma come applicare queste tre caratteristiche ad una campagna che si sta portando avanti? Una solida strategia di brand è la soluzione.
Questa dovrebbe interessare tutti gli sforzi dell’azienda e, in particolare, gli sforzi di un brand. È necessario andare oltre i loghi, i colori del brand e le intestazioni e-mail. Bisogna pensare al brand come ad una persona e avere una conversazione con ogni membro dell’organizzazione.
Quando ci crea questo tipo di strategia del proprio business, bisogna pensare a:

  1. Renderlo e mantenerlo il più semplice possibile
  2. Mantenerlo coerente su tutti i canali (online e offline)
  3. Renderlo un documento “umano” che sia davvero l’espressione massima della compagnia, e che rifletta i valori di essa

Con questa nuova strategia del brand, si creerà un marketing più logico e migliore per ogni persona che c’è dietro ogni click.

Ottimizzare per i motori di ricerca per le persone

Nuovi algoritmi vengono costantemente rilasciati da Google e le persone cercano nuovi metodi per acquisire traffic, e queste sono le cose che cambiano e continueranno a cambiare. Ciò che invece non cambierà, è che le persone dietro ogni click contribuiscono concretamente ai risultati della compagnia.
Per questo motivo, quando si comprende chi è effettivamente il proprio pubblico, cosa vuole davvero e quando convertono, si avranno picchi senza interruzioni. E nessun algoritmo di Google può cambiare tutto ciò.

Morale: tutto si basa sul bilanciamento. Nel momento in cui si creano contenuti, pagine web e campagne di marketing, è necessario che questi siano ottimizzati sia per i motori di ricerca, sia per le persone.
Focalizzarsi troppo sull’algoritmo non renderà migliore l’esperienza per gli utenti; focalizzarsi troppo sull’esperienza degli utenti, allo stesso tempo, non gioverà alle classifiche Google e quindi sarà meno probabile essere trovati tra i risultati di ricerca.
Nel momento in cui si troverà il bilanciamento tra questi due elementi, il risultato sarà notevole.

Sezionare e personalizzare i contenuti

Ogni contenuto pubblicato online dovrebbe essere rivolto a qualcuno, qualcuno di specific. Così specifico che quasi ci si dovrebbe immaginare il volto del destinatario. Questo perché se il contenuto è rivolto a tutti, è allo stesso tempo rivolto a nessuno. Inoltre questo contenuto deve essere rilevante, in linea con il tempo e soprattutto personalizzato.

Per quanto riguarda la personalizzazione dei contenuti, seguire questi tre punti sarà d’aiuto:

 

  1. A chi indirizzare: È importante divider il proprio pubblico in gruppi, separandoli per provenienza, demografia e tipo di interazioni con I prodotti, prima di indirizzare il contenuto. Così facendo, si avrà la sicurezza che ciò che si vuole pubblicare sarà appropriato agli utenti.
  2. Cosa mostrare:  Chi troverà interessante il contenuto? Sarà tanto interessante da trarre l’attenzione degli utenti? La cosa più importante è sforzarsi al massimo a cercare il proprio target e fornir loro il meglio del proprio marketing.
  3. Come stabilire le priorità: Come decider quando iniziare? Ci sono tre elementi da prendere in considerazione: l’impatto potenziale, lo sforzo tecnico per eseguire la personalizzazione e i requisiti per sostenere tutto ciò.
Conclusione

Dietro ogni singola azione di marketing che si compie, ci sono delle persone. Non riguarda i numeri, ma le persone che interagiscono con il prodotto e il brand. Per migliorare il proprio marketing e renderlo quindi “a misura d’uomo”, sono necessari sforzi e rischi, ma tutto vira ad una miglior esperienza dell’utente.
La strategia di marketing, dopo questi preziosi consigli, ringrazierà.

Testimonial e web marketing: come aiutano ad acquisire maggiore credibilità?

Spesso quando si parla di ottimizzazione, si citano cambiamenti on-page e meccanismi informatici per scalare le classifiche delle ricerche, a pagamento e non. Ma non capita spesso di leggere di “mezzi” alternativi, come ad esempio possono esserlo i testimonial.
In realtà, non basta semplicemente averli.
È necessario compiere alcuni step specifici per far in modo che l’esperienza con i testimonial si riveli utile al fine dell’azienda.

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Perché i testimonial funzionano?

È noto che I testimonial funzionino sulle basi degli esperimenti sociali.
Gli esperimenti sociali sono dei processi psicologici in cui le persone tendono a copiare i comportamenti di altri per riflettere il comportamento corretto. Detto ciò, una persona famosa  che utilizza il prodotto o servizio che si è deciso di sponsorizzare e ne è entusiasta, può essere di grande aiuto per quanto riguarda le conversioni attuali.
Spesso i testimonial parlano in modo vago del prodotto che sponsorizzano, ma nonostante l’approssimazione nelle parole, hanno una sicurezza tale da poter persuadere molto semplicemente il pubblico destinatario. Questo rappresentante, però, non ha soltanto il compito di dire che egli stesso ha utilizzato il prodotto o usufruito del servizio, quindi dovrebbero farlo anche gli utenti; il vero testimonial deve dire perché questo prodotto o servizio vale la pena di esser provato.
E arrivati a questo punto, si è solo a metà dell’opera.
L’ideale sarebbe avere anche un testimonial che garantisca anche per il processo di vendita del prodotto sul sito, sulla consegna e magari anche sulla formula “soddisfatti o rimborsati”. Il punto di tutto ciò è di garantire agli utenti che ogni singolo aspetto della vendita di un prodotto o servizio è curato nei minimi dettagli e portato avanti in modo professionale, e che ha soddisfatto delle persone.

Quando funzionano i testimonial?

I testimonial (intesi sia come personaggi più o meno noti che sponsorizzano un prodotto o un servizio, sia come utenti che recensiscono) sono l’ideale per creare fiducia, non solo per i siti di e-commerce.  La stessa cosa vale per le vendite in generale;  avere un testimonial che garantisca per i propri servizi dà un importante impulso alle vendite concrete e sono un segnale positivo per l’affidabilità di un sito, più che per la credibilità. Chiaramente, però, non possono esserci soltanto  belle parole a descrivere i prodotti o i servizi: anche le recensioni negative sono importanti e possono essere un’occasione per dimostrare che il servizio clienti si occupa anche delle esperienze negative dei propri clienti. Questo è il motivo per cui le recensioni negative non devono essere cancellate. Le recensioni devono essere reali e affidabili, soprattutto per l’impressione che faranno ai clienti futuri.

Raccontare esperienze

Un altro dei metodi funzionali per far crescere l’affidabilità di un’azienda sono le esperienze (autentiche!) raccontate – la cui azione viene chiamata anche storytelling. Ma come ottenere dei racconti circa le esperienze dirette con i prodotti o i servizi offerti? È molto semplice se i prodotti o i servizi in questione aiutano a risolvere un determinato problema: in questo caso, basterà aspettare delle recensioni piuttosto dettagliate.
Ma questo metodo non funziona per tutti le tipologie di aziende: chi vende abbigliamento, ad esempio, non riceverà mai una recensione di un prodotto che abbia cambiato letteralmente la vita di un utente; piuttosto, sarà più facile ottenere recensioni sulla qualità migliore (si spera) del prodotto rispetto ad un altro, a quanto è durato, etc.
Un’altra ottima idea è quella di lasciar descrivere agli utenti anche il processo di shopping tramite i siti, quindi quanto è stato buono il servizio clienti, la velocità della consegna o se c’è qualcosa che avrebbero voluto trovare e non hanno riscontrato. Va fatto tesoro di ogni singola opinione, così da migliorare sempre di più il servizio in generale.

L’utilizzo delle foto con I testimonial

Le fotografie sono considerate praticamente una garanzia, nel web marketing, soprattutto se si tratta di foto con testimonial di rilievo, utili ad accrescere l’affidabilità di una considerazione. Ma non sempre sono un fattore positivo: non importa quanto l’immagine sia rilevante o l’informazione affianco ad essa sia accurata. Alcune ricerche hanno evidenziato diverse reazioni del pubblico riguardo alle foto, in base alle culture. A volte, vengono percepite come se si volesse a tutti i costi dimostrare un ottimo servizio da parte di un pessimo venditore, e per questo motivo vengono svantaggiati fornitori con una buona reputazione. Il punto è che dipende tutto dal pubblico, a prescindere dai testimonial, che di fatto sono solo una pubblicità ma non una garanzia.

Posizionamento all’interno del sito

Alcuni siti web posizionano delle foto di testimonial o delle loro citazioni non accuratamente. Avere dei testimonial è una grande cosa, ma è necessario che vengano realmente visualizzati dagli utenti; se si decide di posizionare una foto del proprio sponsorizzatore in una pagina che il pubblico raramente visita, la funzione del testimonial stesso sarà vana. Ad esempio, dei punti ideali potrebbero essere sulla landing page o vicino ai punti call-to-action.

Conclusione

In conclusione: avere dei testimonial (magari facilmente riconoscibili) può aiutare sicuramente la propria impresa ad avere un’immagine migliore sul web, ma soltanto averli non basta, l’importante è saperli sfruttare al meglio!